sabato 23 febbraio 2019

La Domenica Bizantina - Domenica 24 Febbraio 2019

24 FEBBRAIO 2019
Domenica di Carnevale 
Ritrovamento del venerando Capo del santo Profeta,
 Precursore e Battista Giovanni.


1^ ANTIFONA

Agathòn to exomologhìsthe to Kirìo, ke psàllin to onòmatì su, Ìpsiste. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Buona cosa è lodare il Signore, ed inneggiare al tuo nome, o Altissimo. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

O Kìrios evasìlefen, efprèpian enedhìsato, enedhìsato o Kìrios dhìnamin ke periezòsato. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Il Signore regna, si è rivestito di splendore, il Signore si è ammantato di fortezza e se n’è cinto. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Dhèfte agalliasòmetha to Kirìo, alalàxomen to Theò to Sotìri imòn.

Venite, esultiamo nel Signore, cantiamo inni di giubilo a Dio, nostro Salvatore. 

Katèlisas to stavrò su ton thànaton; inèoxas to listì ton Paràdhison; ton Mirofòron ton thrìnon metèvales; ke tis sis apostòlis kirìttin epètaxas: òti anèstis, Christè o Theòs, parè-chon ton kòsmo to mèga èleos.

Con la tua croce hai distrutto la morte, hai aperto al ladrone il para-diso, hai mutato in gioia il lamento delle miròfore, e ai tuoi apostoli ha ordinato di annunciare che sei risorto, o Cristo Dio, per elargire al mondo la grande misericordia.


ISODIKÒN

Dhèfte proskinìsomen ke prospèsomen Christò. Sòson imàs, Iiè Theù, o ana-stàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a Cristo. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

Katèlisas to stavrò su ton thànaton; inèoxas to listì ton Paràdhison; ton Mirofòron ton thrìnon metèvales; ke tis sis apostòlis kirìttin epètaxas: òti anèstis, Christè o Theòs, parè-chon ton kòsmo to mèga èleos.

Ek ghis anatìlasa i tu Prodhròmu kefalì, aktìnas afìisi tis afthar-àsìas pistìs ton iàseon; ànothen sinathrìzi tin plithìn ton Anghèlon, càtothen sinkalìte ton anthròpon to ghènos, omòfonon anapèmpse dhòksan Christò to Theò.

Con la tua croce hai distrutto la morte, hai aperto al ladrone il para-diso, hai mutato in gioia il lamento delle miròfore, e ai tuoi apostoli ha ordinato di annunciare che sei risorto, o Cristo Dio, per elargire al mondo la grande misericordia.

Spunta dalla terra il capo del precursore, emanando raggi di incorruttibilità e di guarigione a tutti i fedeli; in cielo raduna la moltitudine degli angeli, sulla terra convoca il genere umano, perché tutti unanimi diano gloria a Cristo Dio.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)

Kanòna pìsteos ke ikòna praòtitos enkratìas dhidàskalon anèdhixè se ti pìmni su i ton pragmàton alìthia; dhià tùto ektìso ti tapinosi ta ipsilà, ti ptochìa ta plùsia; Pàter Ierarcha Nicòlae, prèsveve Christò to Theò, sothìne tas psichàs imòn.

Regola di fede immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza, Padre Gerarca Nicola prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

KONDAKION

Otan èlthis, o Theòs, epì ghis metà dhòxis ke trèmosi ta sìmbanda, potamòs dhe tu piròs prò tu vìmatos èlki, ke vìvli anì- gonde, ke ta kriptà dhimosiè-vonde, tòte rìsè me ek tu piròs tu asvèstu, ke axìoson ek dhexiòn su me stìne, Krità dhikeòtate.

Quando verrai sulla terra, o Dio, con gloria, e tremerà l’universo, e un fiume di fuoco scorrerà davanti al tuo tribunale, e saranno aperti i libri e rese pubbliche le cose segrete: liberami allora dal fuoco inestinguibile, e fammi degno di stare alla tua destra, o Giudice giustissimo.

APOSTOLOS (2 Cor. 4, 6-15)

- Mirabile è Dio nei suoi santuari, il Dio d’Israele. (Sal 67,36)
- Nelle assemblee benedite Dio, il Signore della stirpe d’Israele. (Sal. 67,27)

Dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinti.

   Fratelli, Dio che disse: “Rifulga la luce dalle tenebre”, rifulge nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina, che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo, infatti, tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti noi che siamo vivi veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifestata nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. Animati tuttavia da quello spirito di fede di cui sta scritto: “Ho creduto, perciò ho parlato”, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto, infatti, è per voi perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero moltiplichi l’inno di lode alla gloria di Dio.

Alliluia (3 volte).

- Gridano i giusti, e il Signore li ascolta; e da tutte le loro angosce li salva. (Sal 33,18).
Alliluia (3 volte).

- Ti ascolti il Signore nel giorno della prova, ti protegga il nome del - Molte sono le tribolazioni dei giusti, ma da tutte queste il Signore li scampa. (Sal 33,20)

Alliluia (3 volte).


VANGELO (Matteo 25, 31-46)
    Disse il Signore: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.

KINONIKON

Enìte ton Kìrion ek ton uranòn; enìte aftòn en tis ipsìstis. Alliluia. 

Lodate il Signore dai cieli, lodatelo lassù nell’allto. Alliluia.


Preghiera

Accogli le nostre suppliche umili, o signore e Dio nostro, come un giorno accogliesti le lacrime e l'unguento della meretrice, e commuoviti benigno alle nostre laudi, come ti commovesti ai suoi baci. Anche a noi fa grazia di una santa conversione con la remissione dei peccati, e come non disdegnasti che essa toccasse i tuoi piedi immacolati, così non allontanar noi che teniam dietro alle invisibili attrattive della tua misericordia. Essa che silenziosamente confessava a te, che conosci i cuori, i suoi peccati tu non lasciasti confusa; neppur noi tu farai arrossire col pubblicare le nostre colpe nascoste, nel terribile tuo tribunale avanti agli Angeli e ai Santi, ma liberaci dall'eterna vergogna e mettici a parte dell’incorruttibile tua gloria, perché tu sei benigno e glorioso col Padre e con lo Spirito Santo ora e nei secoli.





sabato 16 febbraio 2019

La Domenica Bizantina - Domenica 17 Febbraio 2019

17 FEBBRAIO 2019
Domenica XVII di Luca
DOMENICA DEL FIGLIO PRODIGO
San Teodoro Tiron, megalomartire.




1^ ANTIFONA

Agathòn to exomologhìsthe to Kirìo, ke psàllin to onòmatì su, Ìpsiste.Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Buona cosa è lodare il Signore, ed inneggiare al tuo nome, o Altissimo. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

O Kìrios evasìlefen, efprèpian enedhìsato, enedhìsato o Kìrios dhìnamin ke periezòsato. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia

Il Signore regna, si è rivestito di splendore, il Signore si è amman-tato di fortezza e se n’è cinto. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Dhèfte agalliasòmetha to Kirìo, alalàxomen to Theò to Sotìri imòn.

Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su, ke i filàssondes apenekròthisan; ke ìstato Marìa en to tàfo, zitùsa to achrandòs su Sòma; eskìlevsas ton Àdhin, mi pirasthìs ip’aftù; ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoìn. O anastàs ek ton nekròn, Kìrie, dhòxa si.

Venite, esultiamo nel Signore, cantiamo inni di giubilo a Dio, nostro Salvatore. 

Le potenze angeliche si appressarono al tuo sepolcro, e i custodi divennero come morti, mentre Maria stava presso la tomba, cercando il tuo corpo immacolato. Tu hai depredato l’ade, senza esserne toccato; tu sei andato incontro alla Vergine, donando la vita. O risorto dai morti, Signore, gloria a te.

ISODIKÒN

Dhèfte proskinìsomen ke prospèsomen Christò. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

 Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a Cristo. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su, ke i filàssondes apene-kròthisan; ke ìstato Marìa en to tàfo, zitùsa to achrandòs su Sòma; eskìlevsas ton Àdhin, mi pirasthìs ip’aftù; ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoìn. O anastàs ek ton nekròn, Kìrie, dhòxa si.

Le potenze angeliche si appressarono al tuo sepolcro, e i custodi divennero come morti, mentre Maria stava presso la tomba, cercando il tuo corpo immacolato. Tu hai depredato l’ade, senza esserne toccato; tu sei andato incontro alla Vergine, donando la vita. O risorto dai morti, Signore, gloria a te.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)

Kanòna pìsteos ke ikòna praòtitos enkratìas dhidàskalon anèdhixè se ti pìmni su i ton pragmàton alìthia; dhià tùto ektìso ti tapinosi ta ipsilà, ti ptochìa ta plùsia; Pàter Ierarcha Nicòlae, prèsveve Christò to Theò, sothìne tas psichàs imòn.

Regola di fede immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza, Padre Gerarca Nicola prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

KONDAKION

Tis patròas dhòxis su aposkirtìsas afrònos, en kakìs eskòrpisa on mi parèdhokas plùton; òthen si tin tu asòtu fonìn prosfèro: ìmarton enòpiòn su, Pàter iktìrmon; dhèxe me metanoùnda, ke pìisòn me os èna ton misthìon su.

Mi sono stoltamente escluso dalla tua gloria paterna e ho dissipato nel male la ricchezza che mi avevi trasmesso; per questo a te presento le parole del figliol prodigo: Ho peccato davanti a te, padre pietoso: ricevimi nella penitenza, e trattami come uno dei tuoi mercenari.

APOSTOLOS (1 Cor 6, 12-20)

- Scenda su di noi la tua misericordia, o Signore, come abbiamo sperato in te. (Sal. 32,22).

- Esultate, giusti, nel Signore; ai retti si addice la lode. (Sal. 32,1).

Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinti.

Fratelli, “Tutto mi è lecito!”. Ma non tutto giova. “Tutto mi è lecito!”. Ma io non mi lascerò dominare da nulla. “I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!”. Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si da’ alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti, siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Alliluia (3 volte).

- Iddio fa le mie vendette, e piega i popoli sotto di me. (Sal. 17,48). 
Alliluia (3 volte).

- Iddio esalta le vittorie del re, e fa misericordia al suo Unto (Sal. 17,51).

Alliluia (3 volte).

VANGELO (Luca. 15, 11-32)

    Disse il Signore questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
    Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
    Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
    Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E’ tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.
    Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

KINONIKON

Enìte ton Kìrion ek ton uranòn; enìte aftòn en tis ipsìstis. Alliluia.

Lodate il Signore dai cieli, lodatelo lassù nell’allto.. Alliluia.



OPISTAMVONOS

Sovrano Signore Dio nostro, Padre della gloria che per la nostra salvezza hai mandato in questo mondo il tuo unigenito Figlio e per suo mezzo ci hai adottati per figli, concedendoci la grazia d'invocarti Padre, abbi anche ora compassione di noi peccatori per aver trasgredito i tuoi precetti. Non ci perdere ora che ci troviamo lontani da te, né ci privare delle tue grazie spirituali; che anzi concedici di accostarci a te con la bocca e col cuore, e di mostrarci con le buone opere figli degni dell'adozione concessaci, e di imitare il ritorno del figliuol prodigo, nel quale ci hai manifestata l’ineffabile tua bontà, affinché raggiungiamo quei beni eterni che tu hai preparati a coloro che amano la tua volontà. Sii invincibile compagno del pio nostro Sovrano assoggettandogli nemici e avversari e ciò per la grazia e la bontà del tuo Unigenito Figlio insieme col quale e con lo Spirito Santo sei benedetto ora e nei secoli.


Sabato 23 febbraio: Commemorazione di tutti i defunti.


venerdì 15 febbraio 2019

La Domenica del Figlio Prodigo


DOMENICA DEL FIGLIO DISSOLUTO



La terza domenica che precede l'inizio della Grande Quaresima è la “Domenica del figlio dissoluto”, dove il tema è il ritorno dall’esilio. Illuminante l’intuizione di Schmemann che lo indica come “unica definizione della nostra condizione umana che dobbiamo ammettere e far nostra, quando cominciamo ad avvicinarci a Dio. Un uomo che non ha mai avuto quest’esperienza, sia pur brevemente, che mai ha sentito di essere esiliato da Dio e dalla vita reale, non comprenderà mai che cosa è la fede cristiana. E colui che è perfettamente a casa in questo mondo e nella sua vita, che è mai stato ferito dal desiderio nostalgico di un’altra realtà, non comprenderà mai che cosa sia la conversione-penitenza”. Per questo, nella confessione è essenziale - continua Schmemann - “il sentimento di alienazione da Dio, dalla gioia della comunione con Lui, dalla vita reale in quanto creata e data da Dio. È facile confessare di non aver digiunato nei giorni prescritti, di aver omesso le preghiere, o di essersi adirato. È ben diverso il considerare improvvisamente che mi sono macchiato ed ho perduto la mia bellezza spirituale, che sono assai lontano dalla mia casa reale, dalla mia vita reale e che qualcosa di prezioso, puro e bello è stato rotto, senza alcuna speranza, proprio nel contesto della mia esistenza. Ma solo questo è la penitenza e perciò essa è un profondo desiderio di ritornare, di recuperare la casa perduta”.

TROPARI
Ho abbandonato stoltamente lo splendore paterno
e ho dissipato nei vizi quanto mi avevi dato,
per cui elevo a te la voce del dissoluto:
ho peccato dinanzi a te, Padre misericordioso,
accoglimi pentito e trattami come uno dei tuoi servi.

sabato 9 febbraio 2019

La Domenica Bizantina - Domenica 10 Febbraio 2019

10 FEBBRAIO 2019
Domenica XVI di Luca
Del pubblicano e del Fariseo
San Caralampo ieromartire, il Taumaturgo



1^ ANTIFONA

Agathòn to exomologhìsthe to Kirìo, ke psàllin to onòmatì su, Ìpsiste. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Buona cosa è lodare il Signore, ed inneggiare al tuo nome, o Altissimo. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

 2^ ANTIFONA

O Kìrios evasìlefen, efprèpian enedhìsato, enedhìsato o Kìrios dhìnamin ke periezòsato. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia

Il Signore regna, si è rivestito di splendore, il Signore si è ammantato di fortezza e se n’è cinto. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Dhèfte agalliasòmetha to Kirìo, alalàxomen to Theò to Sotìri imòn.

Ton sinànarchon Lògon Patrì ke Pnèvmati, ton ek Parthènu techtènda is sotirìan imòn, animnìsomen, pistì, ke proskinì-somen; òti ivdhòkise sarkì anelthìn en do stavrò, ke thànaton ipomìne, ke eghìre tus tethneòtas en ti endhòxo anastàsi aftù.

Venite, esultiamo nel Signore, cantiamo inni di giubilo a Dio, nostro Salvatore. 

Cantiamo, fedeli, e adoriamo il Verbo coeterno al Padre ed allo Spirito, partorito dalla Vergine a nostra salvezza: perché nella carne ha voluto salire sulla croce, sottoporsi alla morte e risuscitare i morti con la sua risurrezione gloriosa.

ISODIKÒN

Dhèfte proskinìsomen ke prospèsomen Christò. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a Cristo. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA


Ton sinànarchon Lògon Patrì ke Pnèvmati, ton ek Parthènu techtènda is sotirìan imòn, animnìsomen, pistì, ke proskinì-somen; òti ivdhòkise sarkì anelthìn en do stavrò, ke thànaton ipomìne, ke eghìre tus tethneòtas en ti endhòxo anastàsi aftù.

Os stìlos aklònitos tis Eklisìas Christù, ke lìchnos aìfotos is ikumènis, sofè, edhìchthis Charàlambes; èlampsas en do kòsmo dhià tu martirìu, èlisas ton idhòlon tin skotòmenan màkar: dhiò en parisìa Christò prèsveve sothìne imàs.

    
Cantiamo, fedeli, e adoriamo il Verbo coeterno al Padre ed allo Spirito, partorito dalla Vergine a nostra salvezza: perché nella carne ha voluto salire sulla croce, sottoporsi alla morte e risuscitare i morti con la sua risurrezione gloriosa.

O saggio martire Caralampo, ti sei mostrato come colonna stabile della Chiesa di Cristo e lampada sempre accesa del mondo; o beato, hai brillato sulla terra col tuo martirio, di-struggendo le tenebre degli idoli: perciò prega Cristo con fiducia per la nostra salvezza.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)


Kanòna pìsteos ke ikòna praòtitos enkratìas dhidàskalon anèdhixè se ti pìmni su i ton pragmàton alìthia; dhià tùto ektìso ti tapinosi ta ipsilà, ti ptochìa ta plùsia; Pàter Ierarcha Nicòlae, prèsveve Christò to Theò, sothìne tas psichàs imòn.    

 Regola di fede immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza, Padre Gerarca Nicola prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

KONDAKION

Farisèu fìgomen ipsigorìan, ke Telònu màthomen ìpsos rimaton tapinòn, en metanìa kràzondes: Sòter tu kòsmu ilàsthiti dhùlis su.

Fuggiamo il parlare altezzoso del Fariseo e impariamo la profonda umiltà delle parole del Pubblicano, gridando nella penitenza: Salvatore  del mondo, sii misericordioso verso i tuoi servi.


APOSTOLOS (2 Tim 2, 1-10)

- Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in Lui la sua speranza. (Sal  63,11).
- Ascolta, o Dio, la mia voce, ora che ti prego. (Sal  63,1).

Dalla seconda lettera di San Paolo a Timoteo.

    Figlio mio, prendi forza dalla grazia che ci viene da Cristo Gesù. Ciò che io ho detto alla presenza di molti testimoni, affidalo a persone fidate che siano in grado - a loro volta - di insegnarlo anche ad altre persone. Prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. Quando uno fa il soldato non perde tempo con i problemi della vita comune: si preoccupa soltanto di far contento il suo comandante. Anche nelle gare sportive, un atleta può ottenere il premio soltanto se rispetta le regole. E il contadino che lavora duramente deve essere il primo a raccogliere i frutti. Cerca di capire quello che ti dico. Certamente il Signore ti darà l’intelligenza per comprendere ogni cosa. Ricordati di Gesù Cristo e di ciò che io annunzio: fu un discendente del re Davide, Dio lo risuscitò da morte. Per lui io soffro fino ad essere incatenato come delinquente. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni difficoltà a vantaggio di quelli che Dio si è scelti; perché anch’essi possano raggiungere la salvezza che ci viene da Cristo Gesù e la gloria eterna.

Alliluia (3 volte).

- Il giusto fiorirà come palma e crescerà come i cedri del Libano. (Sal 91,13).
Alliluia (3 volte).

- Piantati nella casa del Signore fioriranno negli atri del nostro Dio. (Sal 91,14).
Alliluia (3 volte).


VANGELO (Luca. 18, 10-14)

    Disse il Signore questa parabola: “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.

KINONIKON

Enìte ton Kìrion ek ton uranòn; enìte aftòn en tis ipsìstis. Alliluia.

Lodate il Signore dai cieli, lodatelo lassù nell’alto. Alliluia.



PREPARAZIONE ALLA QUARESIMA - Domenica del Fariseo e del Pubblicano

TRIODION – PREPARAZIONE ALLA QUARESIMA






Domenica del pubblicano e del fariseo


La successiva domenica è chiamata “Domenica del pubblicano e del Fariseo”. Il sabato che la precede fa la sua apparizione al vespro il libro liturgico per la Quaresima, il “Triodion”, e brani da questo testo vengono aggiunti ai soliti inni e preghiere propri dell’Ufficio della Risurrezione. Essi sviluppano un altro aspetto importante della penitenza: l’Umiltà.

  Il brano Evangelico che si legge in questa domenica (Luca 18, 10-14) ci presenta un uomo che si è sempre compiaciuto di se stesso e che ritiene di adempiere a tutte le disposizioni della religione. Egli è sicuro e superbo di sé. In realtà, tuttavia, egli ha falsificato il significato della religione, in quanto lo ha ridotto all’osservanza esterna dei suoi precetti e misura la sua pietà secondo la somma di denaro che dà al tempio. Per quanto riguarda il pubblicano, questi umilia se stesso e la sua umiltà  lo giustifica davanti a Dio. Se c’è una qualità morale quasi completamente trascurata ed addirittura oggi negata, questa è l’umiltà. L’ambiente in cui viviamo costantemente istilla in noi il senso dell’orgoglio, dell’autoglorificazione e della propria giustizia. Esso è fondato sul principio che si può compiere da sé ogni cosa ed addirittura rappresenta Dio come uno che sempre dà credito per le nostre gesta e le buone azioni. L’umiltà, sia essa individuale o di gruppo, etnica o nazionale, è considerata come un segno di debolezza, come qualcosa che non si addice ad una persona reale. Anche le nostre chiese non sono forse imbevute dello stesso spirito del fariseo? Non abbiamo bisogno che ogni nostro contributo, ogni nostra buona azione, insomma tutto ciò che facciamo “per la chiesa” sia conosciuto, lodato e pubblicizzato?

 Ma che cosa è l’umiltà? La risposta a questa domanda può sembrare paradossale, poiché è racchiusa in una strana affermazione: “Dio stesso è umile!”. Tuttavia per chiunque conosca Dio, che lo contempli nella sua creazione e nei suoi atti salvifici, è evidente che l’umiltà è veramente una qualità divina, l’autentico contenuto ed irradiazione di quella gloria che, come cantiamo durante la divina liturgia, riempie il cielo e la terra. Nella nostra mentalità umana tendiamo ad opporre “gloria” ad “umiltà”, poiché quest’ultima indica per noi un difetto o una deficienza. Per noi è la nostra ignoranza o incompetenza che ci fa o deve farci sentire umili. È quasi impossibile far comprendere all’uomo moderno, nutrito di pubblicità, di autoaffermazione ed orgoglio senza fine, che tutto ciò che è genuinamente perfetto, bello e buono è nello stesso tempo naturalmente umile. Infatti proprio a causa della sua perfezione, non ha bisogno di “pubblicità”, di gloria esteriore o di esibizionismo di qualsiasi genere. Dio è umile perché perfetto: la sua umiltà è la sua gloria e la sorgente di ogni autentica bellezza, perfezione e bontà e chiunque si avvicini a Dio e lo conosce, immediatamente diviene partecipe della divina umiltà e ne è abbellito. Questo è vero di Maria, la Madre di Dio, la cui umiltà l’ha resa la gioia di tutta la creazione e la più grande rivelazione della bellezza sulla terra, è vero per tutti i Santi e di ogni essere umano nei vari momenti dei suoi contatti con Dio.

Come si diventa umili? La risposta per un Cristiano è semplice: contemplando Cristo, la divina umiltà incarnata, l’unico essere in cui Dio ha rivelato una volta per tutte la sua gloria come umiltà e la sua umiltà come gloria. “Oggi – disse Cristo nella notte della sua estrema umiliazione – il Figlio dell’Uomo è glorificato e Dio è glorificato in Lui”. L’umiltà è appresa contemplando Cristo, il quale dice: “Apprendete da me, poiché io sono mite ed umile di cuore”. Ed infine la si apprende misurando alla sua stregua ogni cosa, riferendo a lui ogni cosa. Infatti senza Cristo la vera umiltà è impossibile, poiché con il Fariseo anche la religione diventa orgoglio nelle opere umane, il che è un’altra forma di autoglorificazione farisaica.

La Quaresima comincia con una richiesta, con una preghiera per l’umiltà che è l’inizio di una vera penitenza. Infatti quest’ultima, in particolar modo, è un ritorno all’ordine naturale delle cose, il ristabilimento di una retta visione. Perciò, essa è radicata nell’umiltà e quest’ultima – la divina e bella umiltà – è il suo frutto e il suo fine. “Evitiamo il tronfio linguaggio del fariseo – dice il Kondàkion di questa domenica – ed apprendiamo la maestà delle umili parole del pubblicano…”. Siamo alle porte della penitenza ed al più solenne momento della veglia domenicale. Dopo che è stata annunciata la Resurrezione e l’Apparizione di Cristo, dopo che abbiamo contemplato la Resurrezione, cantiamo per la prima volta i Tropari che ci accompagneranno durante tutta la Quaresima:


Aprimi le porte della penitenza, o tu che dai la vita,

poiché il mio spirito si solleva presto

a pregare rivolto al tuo tempio,

portando il tempio del mio corpo contaminato;

ma per la tua comprensione purificami

con l’amabile benevolenza della tua grazia.



Guidami sui sentieri della salvezza, Madre di Dio,

poiché ho profanato la mia anima con peccati vergognosi

ed ho sprecato la mia vita nell’indolenza.

Ma per la tua intercessione liberami da ogni impurità.



Quando penso alle numerose cattive azioni da me compiute,

disgraziato che sono, tremo al pensiero del tremendo giorno del giudizio.

Ma confidando nella tua benevolenza amorevole, come David ti grido:

“Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia!” .



da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974;

trad. A. S. in Messaggero Ortodosso, Roma 1986 n. 2-3, 8-11







ALLA LITURGIA
2 Timoteo 3, 10-15; Luca 18, 10-14.




 
Tropario



Fuggiamo il parlare altezzoso del fariseo
e impariamo la profonda umiltà
delle parole del pubblicano,
gridando nella penitenza:
Salvatore del mondo,
sii misericordioso verso i tuoi servi.

sabato 2 febbraio 2019

La Domenica Bizantina - Domenica 3 Febbraio 2019

3 FEBBRAIO 2019
Domenica XVII di Matteo
Metheortia dell’Ypapandì
SAN SIMEONE E SANT’ANNA PROFETESSA

Tono IV - Eothinon IV



1^ ANTIFONA

Exirèfxato i kardhìa mu lògon agathòn; lègo egò ta èrga mu to vasilì. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Effonde il mio cuore una soave parola, canto i miei versi al re. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Perìzose tin romfèan su epì ton miròn su, Dhinatè, ti oreòtitì su ke to kàlli su. Sòson imàs, Iiè Theù, o en angàles tu dhikèu Simeòn vastachthìs, psàllondàs si: Alliluia.

Cingiti la tua spada al fianco, o Fortissimo, nel tuo splendore e nella tua maestà. Salva, o Figlio di Dio, che sei stato portato tra le braccia del giusto Simeone, noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Akuson, thìgater, ke ìdhe; ke klìnon to ùs su, ke epilàthu tu laù su ke tu ìku tu patròs su.

Chère, kecharitomèni Theotòke Parthène; ek sù gar anètilen o Ìlios tis dhikeosìnis, Christòs o Theòs imòn, fotìzon tus en skòti. Effrènu ke sì, Presvìta dhìkee, dexàmenos en angàles ton eleftherotìn ton psichòn imòn, charizòmenon imìn ke tin anàstasin.

Ascolta, o figlia, guarda e china il tuo orecchio, e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Salve, o piena di grazia, Madre di Dio e Vergine, poiché da te spuntò il sole di giustizia, Cristo Dio nostro, illuminante coloro che giacevano nelle tenebre. Rallegrati anche tu, giusto Vegliardo, che hai ricevuto tra le braccia il Redentore delle anime nostre, che ci dona anche la resurrezione.

ISODIKÒN

Dhèfte proskinìsomen ke prospèsomen Christò. Sòson imàs, Iiè Theù, o en anastàs ek nekròn , psàllondàs si: Alliluia.

Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a Cristo. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.


APOLITIKIA

To fedhròn tis anastaseos kìrighma ek tu anghèlu mathùse e tu Kirìu mathìtrie, ke tin progonokìn apòfasin aporrìpsase tis Apostolis kafchòmene èlegon: Eskìlefte o thànatos, ighèrthi Christòs o Theòs, dhorùmenos to kòsmo to mèga èleos.

Appreso dall'angelo il radioso annuncio della risurrezione, e libere dalla sentenza data ai progenitori, le discepole del Signore dicevano fiere agli apostoli: È stata spogliata la morte, è risorto il Cristo Dio, per donare al mondo la grande misericordia.
 
Chère, kecharitomèni Theotòke Parthène; ek sù gar anètilen o Ìlios tis dhikeosìnis, Christòs o Theòs imòn, fotìzon tus en skòti. Effrènu ke sì, Presvìta dhìkee, dexàmenos en angàles ton eleftherotìn ton psichòn imòn, charizòmenon imìn ke tin anàstasin.


Salve, o piena di grazia, Madre di Dio e Vergine, poiché da te spuntò il sole di giustizia, Cristo Dio nostro, illuminante coloro che giacevano nelle tenebre. Rallegrati anche tu, giusto Vegliardo, che hai ricevuto tra le braccia il Redentore delle anime nostre, che ci dona anche la resurrezione.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)

Kanòna pìsteos ke ikòna praòtitos enkratìas dhidàskalon anèdhixè se ti pìmni su i ton pragmàton alìthia; dhià tùto ektìso ti tapinosi ta ipsilà, ti ptochìa ta plùsia; Pàter Ierarcha Nicòlae, prèsveve Christò to Theò, sothìne tas psichàs imòn.

Regola di fede immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza, Padre Gerarca Nicola prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

KONDAKION

O Mìtran Parthenikìn aghiàsas to tòko su, ke chìras tu Simeòn evloghìsas, os èprepe, profthàsas ke nin èsosas imàs, Christè o Theòs. All’irìnevson en polèmis to polìtevma, ke kratèoson Vasilìs us igàpisas, o mònos filànthropos.

Tu che hai santificato con la tua nascita il seno della Vergine ed hai benedetto come conveniva le mani di Simeone, sei venuto e hai salvato anche noi, Cristo Dio. Conserva nella pace il tuo popolo e rendi forti coloro che ci governano, o solo amico degli uomini.

APOSTOLOS (2 Cor. 6,16-7,1)
 
- Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli. (Sal. 75,12).
- Dio è conosciuto in Giudea, in Israele è grande il suo nome. (Sal. 75,2).

    Dalla seconda lettera di san Paolo ai Corinti.

    Fratelli, noi siamo il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: “Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Perciò uscite di mezzo a loro e riparatevi, disse il Signore, non toccate nulla d’impuro. E io vi accoglierò, e sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente”. In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio.

Alliluia (3 volte).
- Venite, esultiamo nel Signore, cantiamo inni di giubilo a Dio, nostro Salvatore. (Sal. 94,1)
Alliluia (3 volte).
- Presentiamoci al suo cospetto con canti di lode, inneggiamo con canti di lode. (Sal.94,2).
Alliluia (3 volte).

VANGELO (Matteo 15, 21-28) 

    In quel tempo partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: “Abbi pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: “Esaudiscila, vedi come ci grida dietro”. Ma egli rispose: “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele”. Ma quella si fece avanti e gli si prostrò dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù replicò: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. E da quell'istante sua figlia fu guarita.


MEGALINARION

Theotòke, i elpìs pàndon ton Christianòn, skèpe, frùri, fìlatte tus elpìzondas is sè. En nòmo, skià ke gràmmati tìpon katìdhomen i pistì; pàn àrsen to tin mìtran dhianìgon àghion Theò; dhiò protòtokon Lògon, Patròs anàrchu Iiòn, prototokùmenon Mitrì apiràndhro megalìnomen.

Madre di Dio, speranza di tutti i cristiani, proteggi, difendi, custodisci coloro che sperano in te. Nella legge, ombra e lettera, noi credenti abbiamo visto la figura: ogni primogenito maschio sarà consacrato a Dio; perciò noi magnifichiamo il Verbo primogenito, il Figlio del Padre eterno, divenuto primogenito della Madre ignara di nozze.

KINONIKON

Potìrion sotirìu lìpsome, ke to ònoma Kirìu epikalèsome. Alliluia.

Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Alliluia.



venerdì 1 febbraio 2019

2 Febbraio: La Presentazione al Tempio del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo (YPAPANDI')



2 Febbraio 
La Presentazione al Tempio del Signore e Dio 
e Salvatore nostro Gesù Cristo 
(YPAPANDI')

1^ ANTIFONA

Exirèfxato i kardhìa mu lògon agathòn; lègo egò ta èrga mu to vasilì. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Effonde il mio cuore una soave parola, canto i miei versi al re.
 Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Perìzose tin romfèan su epì ton miròn su, Dhinatè, ti oreòtitì su ke to kàlli su. Sòson imàs, Iiè Theù, o en angàles tu dhikèu Simeòn vastachthìs, psàllondàs si: Alliluia.

Cingiti la tua spada al fianco, o Fortissimo, nel tuo splendore e nella tua maestà. Salva, o Figlio di Dio, che sei stato portato tra le braccia del giusto Simeone, noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Akuson, thìgater, ke ìdhe; ke klìnon to ùs su, ke epilàthu tu laù su ke tu ìku tu patròs su.

Chère, kecharitomèni Theotòke Parthène; ek sù gar anètilen o Ìlios tis dhikeosìnis, Christòs o Theòs imòn, fotìzon tus en skòti. Effrènu ke sì, Presvìta dhìkee, dexàmenos en angàles ton eleftherotìn ton psichòn imòn, charizòmenon imìn ke tin anàstasin.

Ascolta, o figlia, guarda e china il tuo orecchio, e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Salve, o piena di grazia, Madre di Dio e Vergine, poiché da te spuntò il sole di giustizia, Cristo Dio nostro, illuminante coloro che giacevano nelle tenebre. Rallegrati anche tu, giusto Vegliardo, che hai ricevuto tra le braccia il Redentore delle anime nostre, che ci dona anche la resurrezione.

ISODIKÒN

Eghnòrise Kìrios to sotìrion aftù enandìon pàndon ton ethnòn. Sòson imàs, Iiè Theù, o en angàles tu dhikèu Simeòn vastachthìs, psàllondàs si: Alliluia.

Il Signore ha reso nota la sua salvezza al cospetto di tutte le genti. Salva, o Figlio di Dio, che sei stato portato tra le braccia del giusto Simeone, noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKION

 Chère, kecharitomèni Theotòke Parthène; ek sù gar anètilen o Ìlios tis dhikeosìnis, Christòs o Theòs imòn, fotìzon tus en skòti. Effrènu ke sì, Presvìta dhìkee, dexàmenos en angàles ton eleftherotìn ton psichòn imòn, charizòmenon imìn ke tin anàstasin.

Salve, o piena di grazia, Madre di Dio e Vergine, poiché da te spuntò il sole di giustizia, Cristo Dio nostro, illuminante coloro che giacevano nelle tenebre. Rallegrati anche tu, giusto Vegliardo, che hai ricevuto tra le braccia il Redentore delle anime nostre, che ci dona anche la resurrezione.

KONDAKION

O Mìtran Parthenikìn aghiàsas to tòko su, ke chìras tu Simeòn evloghìsas, os èprepe, profthàsas ke nin èsosas imàs, Christè o Theòs. All’irìnevson en polèmis to polìtevma, ke kratèoson Vasilìs us igàpisas, o mònos filànthropos.

Tu che hai santificato con la tua nascita il seno della Vergine ed hai benedetto come conveniva le mani di Simeone, sei venuto e hai salvato anche noi, Cristo Dio. Conserva nella pace il tuo popolo e rendi forti coloro che ci governano, o solo amico degli uomini.

APOSTOLOS (Eb. 7, 7-17)

- L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore. (Lc.1,46-47).

- Perché ha guardato l’umiltà della sua serva; d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. (Lc.1,48).

Dalla lettera agli Ebrei.

    Fratelli, senza dubbio, è l’inferiore che è benedetto dal superiore. Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive. Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo: egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando gli venne incontro Melchìsedek.
    Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c’era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne? Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge. Questo si dice di chi è appartenuto a un’altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all’altare.
    È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek.

Alliluia (3 volte).

- Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza. (Lc.2,29-30).

Alliluia (3 volte).

- Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele. (Lc.2,32).

Alliluia (3 volte).

VANGELO (Luca. 2, 22-40) 

    In quel tempo, i Genitori portarono il bambino Gesù a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
    Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
    Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
    C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
    Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

MEGALINARION

Theotòke, i elpìs pàndon ton Christianòn, skèpe, frùri, fìlatte tus elpìzondas is sè. En nòmo, skià ke gràmmati tìpon katìdhomen i pistì; pàn àrsen to tin mìtran dhianìgon àghion Theò; dhiò protòtokon Lògon, Patròs anàrchu Iiòn, prototokùmenon Mitrì apiràndhro megalìnomen.

Madre di Dio, speranza di tutti i cristiani, proteggi, difendi, custodisci coloro che sperano in te. Nella legge, ombra e lettera, noi credenti abbiamo visto la figura: ogni primogenito maschio sarà consacrato a Dio; perciò noi magnifichiamo il Verbo primogenito, il Figlio del Padre eterno, divenuto primogenito della Madre ignara di nozze.

KINONIKON

Potìrion sotirìu lìpsome, ke to ònoma Kirìu epikalèsome. Alliluia.

Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Alliluia.


Preghiera dell’Ambone


 Sovrano Signore Dio, che inviasti il monogenito tuo Figlio e Verbo nel mondo, nato dalla donna, nato sotto la Legge, per riscattarlo, e mediante lo Spirito tuo preannunziasti all'anziano Simeone la sua presenza, e a lui lo indicasti come ormai presente, benedici anche noi, indegni servi tuoi, con il tuo rifulgere, e accetta le nostre suppliche, come la confessione della tua profetessa Anna, e rendici degni di sostenere con braccia spirituali il tuo Verbo incarnato, e come tempi santificati di contenere il tuttosanto tuo Spirito, e i fedeli governanti rendi lieti con la tua potenza, gratificandoli della vittoria contro i loro nemici, affinché anche in noi sia glorificato il magnifico nome tuo e del monogenito tuo Figlio e dell'adorato e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e per i secoli dei secoli.