LITURGIA SETTIMANALE

VENERDÌ 1° MAGGIO
Memoria di San Geremia Profeta
Antifone e Proprio della Pasqua


TROPARI
Quando Tu, vita immortale, discendesti incontro alla morte, allora annientasti l’inferno col fulgore della Divinità, ma allorché risuscitasti i morti dai luoghi sotterranei, tutte le Potenze sovracelesti esclamarono: Cristo, Dio nostro, datore di vita, gloria a Te.

Il nobile Giuseppe, avendo calato dal legno il tuo immacolato corpo, l’avvolse con bianca sindone e lo cosparse di aromi e, resigli gli ultimi onori, lo depose in un sepolcro nuovo; ma tu, o Signore, sei risorto dopo tre giorni, dando al mondo la tua grande misericordia.

Stando dinanzi al sepolcro, l’angelo alle donne recanti aromi gridò: gli aromi si addicono ai mortali, Cristo invece si è mostrato libero da qualunque corruzione. Ma gridate: È risorto il Signore, dando al mondo la grande misericordia.

Festeggiando o Signore la memoria del tuo profeta Geremia, tramite lui ti imploriamo: salva le anime nostre.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)
Regola di fede immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza, Padre Gerarca Nicola prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

KONDAKION
Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all’incontro hai distrutto la potenza dell’Inferno; e sei risorto qual vincitore, o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: Salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, Tu che dai ai peccatori la risurrezione.

APOSTOLOS

Lettura degli Atti degli Apostoli (8, 40 – 9, 19)
In quei giorni, Saulo, spirando minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda. C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco.

Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni (6, 48 – 54)

Disse il Signore ai Giudei che avevano creduto in lui: «Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mon-do». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

SINASSARIO

Il Santo Profeta Geremia, uno dei quattro grandi profeti dell'Antico Testamento, era il figlio del sacerdote Helkiah dalla città di Anathoth vicino a Gerusalemme, nacque attorno al 650 a.C. Si narra che abbia cominciato a profetizzare all'età di 15 anni. Nelle sue profezie accusò gli ebrei di abbandonare il vero Dio, poiché essi adoravano gli idoli, previde pene e guerre devastanti. Si fermò alle porte della città, e all'ingresso del Tempio, ovunque la gente si riuniva, e li esortò con imprecazioni e spesso con le lacrime. Ma la gente non lo volle ascoltare, anzi rise di lui e giunse quasi ad ucciderlo.
Poi profetizzò l'imminente schiavitù al re di Babilonia, continuando ad implorare il suo popolo a tornare a Dio, ma ancora, infuriati per le funeste previsioni, gli anziani lo gettarono in una per lasciarlo morire e fu salvato solo per volere di Habdemelek, funzionario timorato di Dio. Sotto il re ebreo Sedecia la profezia si avverò: il re babilonese Nabucodonosor saccheggiò e distrusse Gerusalemme, uccidendo e sottomettendo la popolazione. Il profeta rimase presso le rovine della città soffrendo profondamente per la sventura della sua nazione e, secondo la tradizione, prese l'Arca dell'Alleanza con le Tavole della Legge e le nascose in una delle grotte del Monte Nabath, in modo che gli Ebrei non potessero più trovarle e lì sarebbero ancora nascoste.
Tra gli Ebrei rimasti in patria sorsero presto lotte intestine: Hodoliah, viceré di Nabucodonosor, venne assassinato e gli Ebrei, temendo l'ira di Babilonia, decisero di fuggire in Egitto. Il profeta Geremia cercò di metterli in guardia, dicendo loro che sarebbe stato meglio rimanere schiavi dei Babilonesi che allearsi con l'Egitto, ma essi non gli diedero ascolto e il profeta, nonostante tutto, decise di seguirli in Egitto. Qui il profeta visse per quattro, rispettato perfino dagli Egizi per via dei miracoli che compì, ma quando Geremia profetizzò che il re di Babilonia avrebbe invaso l'Egitto e annientato gli Ebrei che vivevano lì, essi lo uccisero, era l'anno 587 a.C.
Il profeta Geremia scrisse un Libro di Profezie e un Libro di Lamentazioni sulla desolazione di Gerusalemme e l'esilio. Inoltre profetizzò una nuova alleanza tra il popolo di Israele e il Signore, un'alleanza di salvezza la cui legge sarà scritta nell'animo e nel cuore del suo popolo.

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SABATO 2 MAGGIO

Trasporto delle Reliquie di Sant’Atanasio il Grande. Festa del Pontificio Collegio Greco di Roma

Antifone e Proprio della Pasqua

TROPARI
Quando Tu, vita immortale, discendesti incontro alla morte, allora annientasti l’inferno col fulgore della Divinità, ma allorché risuscitasti i morti dai luoghi sotterranei, tutte le Potenze sovracelesti esclamarono: Cristo, Dio nostro, datore di vita, gloria a Te.

Il nobile Giuseppe, avendo calato dal legno il tuo immacolato corpo, l’avvolse con bianca sindone e lo cosparse di aromi e, resigli gli ultimi onori, lo depose in un sepolcro nuovo; ma tu, o Signore, sei risorto dopo tre giorni, dando al mondo la tua grande misericordia.

Stando dinanzi al sepolcro, l’angelo alle donne recanti aromi gridò: gli aromi si addicono ai mortali, Cristo invece si è mostrato libero da qualunque corruzione. Ma gridate: È risorto il Signore, dando al mondo la grande misericordia.

Sei divenuto colonna di ortodossia, sostenendo la Chiesa con divine dottrine, o pontefice Atanasio: poiché, proclamando il Figlio consustanziale al Padre, hai confuso Ario. Padre santo, prega il Cristo Dio di donarci la grande misericordia.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)
Regola di fede immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza, Padre Gerarca Nicola prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

KONDAKION
Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all’incontro hai distrutto la potenza dell’Inferno; e sei risorto qual vincitore, o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: Salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, Tu che dai ai peccatori la risurrezione.

Lettura dell’epistola agli Ebrei (13, 7 – 16)
Fratelli, ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine varie ed estranee, perché è bene che il cuore venga sostenuto dalla grazia e non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne fanno uso. Noi abbiamo un altare le cui offerte non possono essere mangiate da quelli che prestano servizio nel tempio. Infatti i corpi degli animali, il cui sangue viene portato nel santuario dal sommo sacerdote per l’espiazione, vengono bruciati fuori dell’accampamento. Perciò anche Gesù, per santificare il
popolo con il proprio sangue, subì la passione fuori della porta della città. Usciamo dunque verso di lui fuori dell’accampamento, portando il suo disonore: non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura. Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo (5, 14 – 19)
Disse il Signore ai suoi Discepoli: «Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vo-stro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono ve-nuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

SINASSARIO DI SANT’ATANASIO
Sant'Atanasio, detto il Grande, vescovo di Alessandria d'Egitto, è stato tra i più fervidi difensori della fede cristiana e trascorse la sua vita lottando duramente contro l'eresia di Ario. Nacque probabilmente ad Alessandria, intorno al 295, ebbe una buona istruzione sia sulla letteratura profana che nella conoscenza delle Sacre Scritture e fu discepolo di Sant'Antonio il Grande. Nel 325 accompagnò come segretario il suo vescovo Alessandro al Primo Concilio Ecumenico di Nicea e all'improvvisa morte di questo, il 17 aprile 328, fu chiamato a succedergli. La sua elezione avvenne in un periodo assai difficile per la chiesa alessandrina che a quel tempo viveva un momento di grandi divisioni per le eresie che cercavano di imporsi, prima fra tutte quella di Ario.
Ben presto il nuovo Vescovo subì gli attacchi degli ariani che, dopo il falso Sinodo di Tiro del 335, riuscirino a farlo esiliare a Treviri, in Gallia; il Santo potè rientrare dall'esilio per opera di Costanzo II, figlio di Costantino I, nel 337. Nel 339 il Santo fu nuovamente esiliato e al suo posto fu chiamato l'ariano Gregorio di Cappadocia. Atanasio si rifugiò presso Papa San Giulio I, Vescovo di Roma. In seguito, i Sinodi di Roma (340-341) e di Serdica (342) lo riconobbero innocente e alla morte di Gregorio di Cappadocia (345) il Santo riprese il suo trono e riportò la retta fede in Egitto. Dopo la morte dei suoi più importanti sostenitori, l'imperatore Costante I e Papa Giulio I, gli ariani tentarono in ogni modo di scagliare contro di lui anche l'episcopato d'occidente, per questo, dopo l'ennesima deposizione voluta dall'imperatore ariano Costanzo, Atanasio fu costretto a fuggire e nascondersi nel deserto, dove i monaci lo protessero per otto anni e tornò ad Alessandria solo nel 362, quando Giuliano l'Apostata salì al trono imperiale e richiamò tutti i vescovi esiliati dal suo
predecessore. Allora Atanasio si dedicò a ristabilire l'ortodossia nicena mostrando però misericordia e tolleranza, poiché il suo fine era di consolidare l'unità cristiana, ma ciò non piacque all'imperatore che invece voleva ristabilire il paganesimo e per questo il Santo fu nuovamente allontanato. Tornò dopo pochi mesi, quando a Giuliano succedette il cristiano Gioviano. Quando poi salì al trono l'imperatore d'Oriente Valente, Atanasio fu per l'ultima volta esiliato, ma fu presto richiamato dallo stesso imperatore perché il popolo minacciava rivolte.
Il Santo Vescovo morì il 2 maggio 373, dopo aver trascorso in esilio diciassette anni, sei mesi e venti giorni.
Sant'Atanasio è uno dei più importanti Padri della Chiesa, detto "colonna dell'ortodossia", sostenitore e teologo dell'incarnazione del Verbo di Dio, che è vero Dio e vero Uomo. Atanasio fu il più tenace avversario dell'eresia ariana, secondo cui il Verbo era un Dio creato prima del tempo, una via di mezzo tra Dio e l'uomo. La sua più importante opera è il trattato su L'incarnazione del Verbo dove Atanasio dice che il Verbo di Dio «si è fatto uomo perché noi diventassimo come Dio; Egli si è reso visibile nel corpo perché noi avessimo un’idea del Padre invisibile, ed Egli stesso ha sopportato la violenza degli uomini perché noi ereditassimo l’incorruttibilità».