giovedì 30 maggio 2019

Ascensione del Signore - Foglietto Liturgico

30 MAGGIO 2019
ASCENSIONE DEL SIGNORE DIO E SALVATORE NOSTRO GESÙ CRISTO.


1^ ANTIFONA

Pànda ta éthni, krotìsate chìras, alalàxate to Theò en fonì agalliàseos. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Popoli tutti, applaudite; acclamate a Dio con voce d’esultanza. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Mègas Kìrios ke enetòs sfòdhra, en pòli tu Theù imon, en òri aghìo aftù. Sòson imàs, Iiè Theù, o en dhòxi analifthìs af’imòn is tus uranùs, psàllondàs si: Alliluia.

Grande è il Signore e altamente da lodare nella città del nostro Dio, sul suo santo monte. O Figlio di Dio, che sei stato innalzato nella gloria, lontano da noi nei cieli, salva noi che a te cantiamo: Allilùia.

3^ ANTIFONA

Akùsate tàfta, pànda ta èthni, enotìsasthe, pàndes i kati-kùndes tin ikumènin.

Anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, charopiìsas tus mathitàs ti epanghelìa tu Aghìu Pnèvmatos, veveothèndon aftòn dhià tis evloghìas, òti si ì o Iiòs tu Theù, o Litrotìs tu kòsmu.

Udite questo, popoli tutti, prestate orecchio, voi tutti che abitate il mondo.

Ascendesti nella gloria, o Cristo Dio nostro, e rallegrasti i discepoli con la promessa del Santo Spirito, essendo essi confermati per la tua benedizione, che tu sei il Figlio di Dio, il Redentore mondo.

ISODIKÒN

Anèvi o Theòs en alalagmò, Kìrios en fonì sàlpingos. Sòson imàs, Iiè Theù, o en dhòxi analifthìs af’imòn is tus uranùs, psàllondàs si: Alliluia.

È asceso Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. O Figlio di Dio, che sei stato innalzato nella gloria, lontano da noi nei cieli, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

 Anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, charopiìsas tus mathitàs ti epanghelìa tu Aghìu Pnèvmatos, veveothèndon aftòn dhià tis evloghìas, òti si ì o Iiòs tu Theù, o Litrotìs tu kòsmu.

Ascendesti nella gloria, o Cristo Dio nostro, e rallegrasti i discepoli con la promessa del Santo Spirito, essendo essi confermati per la tua benedizione, che tu sei il Figlio di Dio, il Redentore mondo.


KONDAKION

Tin ipèr imòn pliròsas ikonomìan ke ta epì ghìs enòsas tis uranìis, anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, udhamòthen chorizòmenos, allà mènon adhiàstatos, ke voòn tis agapòsi se: egò imì meth’imòn, ke udhìs kath’imòn.

Dopo aver compiuto l’economia in nostro favore e unito le creature celesti alle terrestri, sei asceso al cielo in gloria, o Cristo Dio nostro, senza separarti da nessuna parte, ma rimanendo sempre unito e dicendo a coloro che ti amano: Io sono con voi e nessuno contro di voi.

APOSTOLOS (Atti 1, 1 - 12)

- Innalzati sopra i cieli, o Dio, su tutta la terra la tua gloria. (Sal.07,6).

- Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore; voglio cantare e inneggiare nella mia gloria. (Sal. 107,2).


Dagli Atti degli Apostoli.
 
    Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».
     Così venutisi a trovare insieme, gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».
    Detto questo, fu elevato in alto sotto ì loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».
    Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.

Alliluia (3 volte).
 
- Popoli tutti, applaudite, acclamate Dio con voci di gioia. (Sal. 46,2).
Alliluia (3 volte).

- È asceso Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. (Sal. 46,6).
Alliluia (3 volte).

VANGELO  (Luca. 24, 36-53)

   In quel tempo, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
    Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.
    Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto. Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.
   Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.


MEGALINARION

Se tin ipèr nùn ke lògon mitra Theù, tin en chròno ton àchronon afràstos kiìsasan, i pistì omofrònos megalìnomen.

Noi fedeli concordemente magnifichiamo te, Madre di Dio, che, in modo inconcepibile e ineffabile, nel tempo concepisti l’Eterno.

KINONIKON

Anèvi o Theòs en alalagmò, Kìrios en fonì sàlpingos. Alliluia.

È asceso Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Allilùia.

DOPO “SOSON, O THEOS”: 

 Anelìfthis en dhòxi....     Ascendesti nella gloria......


Preghiera dell’Ambone

  Innalza, Sovrano, fino ai cieli i pensieri di noi che adoriamo la tua potenza, e la mente nostra solleva a te dalle cure terrene, tu che in te stesso innalzasti la nostra natura umiliata, e la ponesti nel trono insieme con l'Altissimo Padre. E noi, che cerchiamo le realtà dall'Alto, rendi degni che sulla terra come nel cielo partecipiamo alla cittadinanza dove tu stai intronizzato alla destra di Dio, noi che attendiamo la tua gloriosa e tremenda Parusia, nel modo che mediante gli Angeli facesti conoscere ai beati tuoi Apostoli che contemplavano la tua ascesa al cielo. 
   E annoveraci tra quelli rapiti nelle nubi incontro a te, che viene a giudicare il mondo in giustizia, affinché insieme con essi noi eternamente esultiamo, godendo della tua soavità. Per il compiacimento e l'amore per gli uomini del Padre tuo che non ha principio, con il quale tu sei benedetto e glorificato con il tuo Spirito tuttosanto e buono e vivificante, ora e sempre e per i secoli dei secoli

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”
    Anelìfthis en dhòxi....     Ascendesti nella gloria......




Commento dell'Icona dell'Ascensione


L'ASCENSIONE DEL SIGNORE DIO E SALVATORE
 NOSTRO GESU' CRISTO

La Análêpsis, "Assunzione" al cielo, ha la sua radice festiva a Gerusalemme, nel sec. 4°. Ivi sul luogo stesso dell'evento se ne celebrava la memoria con grande festosità e concorso di fedeli. L’uso primitivo tuttavia era di celebrarlo il giorno della divina Pentecoste. Più tardi la festa fu anticipata al 40° giorno a partire dalla Resurrezione, e così il mercoledì precedente ha anche la funzione di Apódosis, congedo e chiusura della festività pasquale.

L'Ascensione è una tipica "selezione per accentuazione". Il Mistero unico e indivisibile del Figlio di Dio incarnato morto risorto assunto alla gloria e sempre presente alla sua Chiesa, che si celebra per intero in ogni momento ed aspetto della Liturgia   che sono i divini Misteri, i Misteri sacramentali, le Ore sante, l'Anno liturgico, è stato esplorato ed in un certo senso parcellizzato per farne risaltare ogni splendore. È ovvio, l'Anamnesi dell'Anafora lo riassume con instancabile regolarità, mostrando che "la Festa" è la Resurrezione domenicale, "le Feste" ulteriori sono "le Parti" che si richiamano e vogliono esprimere sempre il Tutto".
    Per sé va segnalato che il N.T. non separa mai nelle visuali, e dunque tanto meno nei testi, gli aspetti dell'Evento centrale: Resurrezione, Ascensione, intronizzazione alla Destra, glorificazione del Signore avvengono all'istante della Resurrezione, che è il passaggio dell'Umanità del Crocifisso all'eone eterno, alla sfera divina, alla Gloria dello Spirito Santo. Che in diretta conseguenza sarà donato agli uomini.
    Aspetto fondamentale dell'Ascensione è la Regalità del Risorto, e l'inizio dell'esercizio del suo Sacerdozio eterno presso il Padre.
    La Chiesa apostolica aveva la forte coscienza che l'Ascensione era un evento necessario, indispensabile, condizionante ogni altra forma di vita della Comunità. Pietro lo afferma fortemente davanti al popolo nel tem-pio, che aveva assistito al miracolo dello storpio alla Porta bella, operato dall'Apostolo "nel Nome di Gesù Cristo il Nazareno" (At 3,1-9), affermando con un discorso kerygmatico che il Cielo doveva accogliere Gesù, Crocifisso ma risorto, affinché potessero venire "i tempi del refrigerio", della dispensazione della Redenzione (At 3,21). Non era altro, questo, che prendere coscienza di quanto aveva promesso il Signore stesso, con insistenza. La sua glorificazione era la condizione necessaria per ricevere i Fiumi dell'Acqua della Vita (Gv 7,37-38, specialmente v. 39).
    In specie nella Cena l'annuncio dell`andata al Padre" si fa insistente. Anzitutto Gesù annuncia la glorificazione sua e del Padre (Gv 13, 31), e alla domanda impaurita di Pietro sul "dove" vada, risponde che per ora nessuno può seguirlo, poi anche Pietro Lo seguirà (Gv 13,36). Quando promette le "dimore" presso il Padre, che deve andare a preparare per farvi risiedere con lui i discepoli, i quali "conoscono la via" (Gv 14,14), Tommaso gli obietta che non sanno "dove" vada (v. 5), e Gesù gli risponde che Egli stesso è "la Via e la Verità e la Vita" (v. 6). Infine rivela ai discepoli sempre attoniti, che deve andare, altrimenti non potrà inviare ad essi il Paraclito (16,7).
    Anche dopo la Resurrezione, ad Emmaus, ribadisce che "era necessario" (verbo dèi, si doveva secondo il Disegno divino) che il Cristo soffrisse ma poi "entrasse nella sua Gloria" (Lc 24,26). Quella Gloria con cui sarebbe tornato alla fine dei tempi, e Gloria del Padre (Lc 9,26).
    L'Ascensione non è un fatto accessorio, non è un "lusso" che il Signore si permette. È una condizione. Come la Croce. Dalla Croce, dalla glorificazione nell'Ascensione come conseguenza della Resurrezione, discenderà con infinita supereffluenza lo Spirito del Padre sugli uomini. E per gli uomini, la recezione dello Spirito Santo è l'unica condizione della salvezza, come proclamerà Pietro la mattina di Pentecoste terminando il suo primo discorso kerigmatico: At 2, 38-39.

T. Federici: “Resuscitò Cristo” 
Commento alle letture della Divina Liturgia Bizantina
Eparchia di Piana degli Albanesi - Palermo 1996



Icona dell’Ascensione
L’Ascensione (Lc. 24,50-53)
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

L’Ascensione (At. 1,6-11)

Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fisando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.

Il significato dell’icona

Un’icona viene dipinta tenendo conto di due elementi. Il primo è costituito dalla Parola di Dio, l’altro dal “prototipo” ispirato dell’artista e confermato dalla Chiesa.
L’icona dell’Ascensione si compone intorno al racconto che ne fa San Luca sia nel Vangelo che all’inizio degli Atti. Anche in S. Paolo troviamo un riferimento: “Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola “ascese”, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose” (Ef. 4,9-10). E nel Salmo (23,9) leggiamo: “Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche ed entri il Re della gloria”. Le due “porte” indicano i due poli metafisici della terra e i due estremi della corsa della salvezza. Dio discende fino alla porta dell’inferno, la spezza e da lì si eleva fino alla porta del cielo: “Il Signore con la sua discesa ha annientato l’avversario e con la sua ascensione ha esaltato l’uomo”. Il “prototipo” di questa icona è antichissimo. Lo ritroviamo già sulle ampolle di Monza del V e VI secolo e non è mai stato cambiato nei secoli. Esso vede nella parte superiore il Cristo contornato dalle Potenze Angeliche ed in quella inferiore gli Apostoli, la Vergine e gli Angeli. L’icona, pertanto, è divisa in due parti ben distinte: la prima, quella celeste, in cui campeggia la figura del Cristo glorioso; la seconda, quella terrestre, fittamente popolata. Il Signore sale benedicendo e l’icona fa di questo avvenimento l’asse della sua composizione. Questa benedizione è già l’inizio della Pentecoste, l’invio dello Spirito Santo. Si può dire che l’icona dell’Ascensione rappresenta l’epiclesi pentecostale, il momento in cui “io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre” (Gv. 14,16).

Il Cristo

Nella parte superiore, racchiuso nel cerchio cosmico, simbolo dell’eternità, c’è il Cristo benedicente che sale al cielo. Ma, dice l’evangelista “questo Gesù … tornerà un giorno allo stesso modo con cui l’avete visto andare in cielo” (At 1,11) per cui l’immagine ci introduce già nel tempo escatologico della venuta di Cristo nella gloria …”per giudicare i vivi e i morti e il suo Regno non avrà fine”. Il Cristo appare come seduto su un trono di gloria e con vesti di porpora ed oro: i colori per eccellenza della sua regalità. Dalla sua persona, divina ed umana, si sprigiona e s’irradia la luce della divinità per tutta l’ampiezza dei cieli. Il gesto è quello del Pantocratore, cioè di “Colui che contiene in se tutte le cose”, un gesto solenne della destra che esprime la sua signoria sopra ogni cosa, mentre nella sinistra stringe un rotolo simbolo della Parola e del “chirografo”, il documento della nostra condanna che Gesù risorto ha definitivamente cancellato. Si capisce allora che da questa immagine di potenza scaturisce per noi la sorgente della misericordia. Non ci schianta, non ci annienta, ma ci salva.

La natura e gli angeli

L’icona si presenta divisa in due parti nette. Quella superiore, nel cielo dorato, dove c’è il Cristo glorioso, e quella inferiore, segnata dalle rocce e dagli alberi, dove si trovano riuniti gli apostoli, Maria e gli angeli. Anzi pare che tutti i personaggi si trovino immersi e delimitati dalla pesantezza della terra. Dal blocco roccioso si elevano quattro arboscelli verdi e rigogliosi che rappresentano i quattro angoli della terra “sterile”, asservita all’idolatria, che risponde all’annunzio della buona novella, idealmente simboleggiata dai quattro evangelisti. Dall’Ascensione in poi Gesù manda gli apostoli fino agli estremi confini della terra per annunciare la salvezza. Se il paesaggio traccia una leggera frontiera tra quaggiù e l’aldilà, le quattro corone d’alberi del monte degli Ulivi (simbolo della pace) la valicano nettamente e mostrano la natura che prende parte alla liturgia cosmica: Dio si dirige verso il mondo, e il mondo va incontro al suo Re. I colori verde avorio parlano della liberazione mediante la grazia. I due angeli in bianche vesti sono gli angeli della risurrezione che, posti in mezzo agli apostoli, annunciano che il Cristo ascendente in cielo ritornerà nella sua gloria; è un’allusione alla Parola di S. Paolo: “Ogni questione si deciderà sulla dichiarazione di due testimoni” (2Cor 13,1,) e la loro testimonianza è certa. Le loro braccia elevate ricordano l’invito “in alto i cuori” che il sacerdote rivolge all’assemblea all’inizio dell’anafora (preghiera eucaristica): inizia, infatti, la liturgia celeste a cui si unisce quella terrestre, il momento in cui il Figlio ci lascia in eredità il suo corpo, la sua anima, la sua divinità.

La Vergine

Anche se le fonti scritturistiche non parlano esplicitamente della presenza della Vergine al monte degli Ulivi nel giorno dell’Ascensione, la tradizione della Chiesa la raffigura al centro dell’icona con gli apostoli perché così viene presentata per l’ultima volta nel libro degli Atti: “Tutti erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e Maria, la madre di Gesù e i fratelli di lui” (At 1, 13 seg). La Theotokos, dunque, posta al centro, è l’asse del gruppo situato in primo piano. Essa si staglia sullo sfondo del biancore angelico. “Più pura dei cherubini e più grande dei serafini” è il centro prestabilito dove convergono i mondi angelico e umano, la terra e il cielo. Tuttavia il Cristo siede alla destra del Padre, “al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione … capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose” (Ef1,20-23). Figura della Chiesa, la Vergine è sempre rappresentata al di sotto del Cristo. Il suo atteggiamento è duplice: “orante”, è colei che intercede presso Dio, e “purissima” è la santità della Chiesa di fronte al mondo. La sua immutabilità traduce la verità immutabile della Chiesa. La grazia e la leggerezza della sua figura fanno netto contrasto con le figure virili degli apostoli in movimento che la circondano. Il suo significato ecclesiale è sottolineato dalla sua verticalità lanciata verso l’alto e dalle sue mani disposte in offerta e supplica per il mondo. Le tre stelle sulla testa e sulle spalle simboleggiano come sempre la sua verginità prima, durante e dopo il parto. Le estremità delle braccia alzate degli angeli e i piedi della Vergine formano i tre punti di un triangolo, e questa figura si staglia così fortemente sul collegio degli apostoli da tradurre visibilmente l’immagine della Trinità di cui la Chiesa è l’impronta. Gli angeli, infatti, ricordano il Padre e lo Spirito Santo, mentre la Vergine, con la sua corporeità, il Figlio che ha preso le sembianze umane proprio da lei: la sollecitudine “materna” di Dio, Uno e Trino. Le forme geometriche sacre che sostengono la composizione, oltre al triangolo, fanno vedere il cerchio della Chiesa, che passa attraverso le figure esterne degli apostoli e riflette il cerchio che circonda Cristo. Le linea verticale che unisce la testa del Salvatore e quella della Vergine divide l’insieme esattamente in due parti uguali, s’interseca con la linea dell’orizzonte e forma una croce perfetta.

Gli apostoli

Gli apostoli sono divisi in due gruppi di sei: in primo piano, a sinistra, sta Pietro, mentre a destra è raffigurato Paolo. I due sono chiamati, infatti, i coriferi, i principi degli apostoli. Anche se Paolo non era ancora convertito al tempo dell’Ascensione storica di Gesù, l’icona si presenta come una elaborazione teologico-spirituale dell’evento. Paolo è allora raffigurato con gli altri apostoli e con Maria per indicare la Chiesa sposa in attesa del Cristo sposo. San Cirillo di Gerusalemme ci parla anche di un rapporto tutto particolare tra Paolo e l’Ascensione; dice, infatti: “Se Elia giunse fino al primo cielo, Paolo arrivò al terzo: conseguì una dignità più alta. Non vergognarti, allora, dei tuoi apostoli: essi non sono minori di Mosè o inferiori ai profeti, ma sono buoni tra i buoni, anzi migliori tra i buoni. Elia fu trasportato in cielo, ma Pietro ha le chiavi del Regno dei Cieli, perché si sentì dire: ‘Qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli’. Elia fu assunto solamente in cielo; Paolo invece non solo in cielo ma anche in Paradiso – conveniva, infatti, che i discepoli di Gesù ricevessero una grazia più abbondante – e ascoltò parole arcane che uomo non può dire. Paolo discese non perché fosse indegno di dimorare nel terzo cielo ma affinché, discendendo arricchito e pieno di gloria, predicasse il Cristo, morisse per lui e ricevesse la gloria del martirio”. Gli sguardi degli apostoli sono rivolti alcuni verso il Cristo glorioso, altri verso gli angeli. Quelli che guardano verso il Cristo sembrano gridare come il profeta Eliseo quando si vide “rapire” il suo maestro Elia su di un carro di fuoco: “Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere” (2Re 2,12). Mentre quelli che guardano verso gli angeli ascoltano la promessa: “Tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 11 


mercoledì 29 maggio 2019

L'Ascensione del Signore - Commento spirituale


Ascensione del Signore



Tu che per me come me ti sei fatto povero
(Mons. Manuel NIN, OSB, Esarca Apostolico di Grecia)

L’Ascensione del Signore, celebrata il quarantesimo giorno dopo la Risurrezione, è una delle grandi feste comuni a tutte le Chiese Cristiane. Nella tradizione bizantina, il mercoledì che la precede immediatamente, si celebra l’apodosi (conclusione) della festa di Pasqua in cui si riprendono ancora una volta i testi dell’ufficiatura pasquale. La festa dell’Ascensione, poi si prolunga per una settimana nella sua ottava. I tropari della festa sono dei testi molto belli e allo stesso tempo teologicamente profondi, e come accade in molti dei testi della liturgia bizantina sono delle vere professioni di fede o dei riassunti della professione di fede della Chiesa. Il primo dei tropari del vespro riassume la professione di fede del concilio di Calcedonia (451) in Cristo vero Dio e vero uomo: "Il Signore è asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall'eternità, nel suo seno dimora". Uomo al di sopra degli angeli, colui che dall’eternità è nel seno del Padre. Il quinto dei tropari del vespro riprende il tema della kenosi del Verbo di Dio con una immagine poetica molto bella e toccante: "O tu che per me come me ti sei fatto povero…". Cristo che nella sua incarnazione assume volontariamente tutta la povertà della natura umana, per poi glorificarla pienamente nella sua Ascensione. Ancora altri due tropari del vespro fanno una rilettura in chiave cristologica del salmo 23, salmo che è stato usato alla liturgia della notte di Pasqua collegato alla discesa di Cristo nell’Ade; oggi invece collegato all’Ascensione del Signore in cielo: "Lo Spirito Santo ordina a tutti i suoi angeli: Alzate, príncipi, le vostre porte. Genti tutte, battete le mani, perché Cristo è salito dove era prima… Mentre tu ascendevi, o Cristo, dal Monte degli Ulivi, le schiere celesti che ti vedevano, si gridavano l'un l'altra: Chi è costui? E rispondevano: È il forte, il potente, il potente in battaglia; costui è veramente il Re della gloria". 

In diversi tropari troviamo delle espressioni veramente toccanti per la loro umanità che servono ad indicare la divinità del Verbo di Dio: "Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesú, hai vissuto sulla terra come uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando, compassionevole, la nostra natura caduta, l'hai fatta sedere con te accanto al Padre…". Sono delle espressioni che ci ricollegano al canto dei Lamenti del Sabato Santo. Inoltre troviamo il tema della glorificazione della nostra natura umana caduta e redenta.

Nella celebrazione del vespro troviamo le tre letture dell’Antico Testamento: Is 2, 2-3: la profezia dei popoli che salgono al monte del Signore, luogo della gloria di Dio; i padri hanno letto questo monte e questa gloria nella vera incarnazione del Verbo di Dio. Is 62,10-63,9: la profezia del Signore che torna, con i vestiti rossi; i Padri leggono il brano come profezia cristologica dell’incarnazione e della passione di Cristo. Zac 14,1-11: il Signore che si manifesta sul monte degli Ulivi di fronte a Gerusalemme. 

Per quanto riguarda il mattutino, la pericope evangelica è quella dell’Ascensione secondo Marco, mentre nella Divina Liturgia la pericope è di Luca. Alcuni dei tropari sono di Romano il Melode: "Compiuta l'economia a nostro favore, e congiunte a quelle celesti le realtà terrestri, sei asceso nella gloria, o Cristo Dio nostro, senza tuttavia separarti in alcun modo da quelli che ti amano; ma rimanendo inseparabile da loro, dichiari: Io sono con voi, e nessuno è contro di voi". "Lasciate sulla terra ciò che è della terra, abbandonate ciò che è di cenere alla polvere e poi venite, eleviamoci, leviamo in alto occhi e mente, alziamo lo sguardo e i sensi verso le porte celesti, pur essendo mortali; immaginiamo di andare al Monte degli Ulivi e di vedere il Redentore portato da una nube: di là infatti il Signore è asceso ai cieli; di là, lui che ama donare, ha distribuito doni ai suoi apostoli, consolandoli come un padre, confermandoli, guidandoli come figli e dicendo loro: Non mi separo da voi: io sono con voi e nessuno è contro di voi". 

"Io sono con voi e nessuno è contro di voi". La presenza del Signore in mezzo ai suoi. Di questa realtà della nostra fede ce ne dà anche una lettura chiara l’icona della festa. Dietro l'icona dell'Ascensione ci sono due testi chiari: Lc 24,50-53: Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo... e Atti 1,9-11: ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Questo Gesù che è stato assunto di tra voi... tornerà un giorno... L'immagine è divisa in due parti ben distinte: nella parte superiore c'è Cristo assiso su un trono, immobile nella sua gloria, sostenuto da due angeli. Nella parte inferiore c'è la Madre di Dio, gli apostoli e due angeli in bianche vesti. La festa dell'Ascensione e la sua icona contemplano Cristo nel suo innalzarsi, sostenuto dagli angeli. Allo stesso tempo però sono ambedue annunciazione del ritorno glorioso di Cristo: tornerà un giorno allo stesso modo... Dal momento dell'Ascensione fino alla seconda venuta Cristo presiede la preghiera Chiesa formata dagli apostoli. Nell'icona dell''Ascensione Maria è sempre raffigurata in atteggiamento di preghiera, e tranne poche eccezioni il suo sguardo è orientato verso l'osservatore ovvero verso la Chiesa, come se intendesse con ciò ricordarci la necessità di essere oranti e vigili.

sabato 25 maggio 2019

La Domenica Bizantina - Domenica 26 Maggio 2019 - Domenica del Cieco Nato - Ottava del Santissimo Crocifisso

26 MAGGIO 2019
DOMENICA VI DI PASQUA:
DEL CIECO NATO.
Ottava del Santissimo Crocifisso 


1^ ANTIFONA

Alalàxate to Kirìo pàsa i ghì. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Applaudite a Dio, o abitanti della terra tutta. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

O Theòs iktirìse imàs ke evloghìse imàs. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Iddio abbia pietà di noi e ci benedica. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Anastìto o Theòs ke dhiaskorpisthìtosan i echthrì aftù ke fighètosan apò prosòpu aftù i misùndes aftòn.

Christòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ke tis en tis mnìmasi zoìn charisàmenos. 

Sorga Iddio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano quelli che lo odiano davanti alla sua faccia.

Cristo è risorto dai morti, con la morte ha sconfitto la morte e a coloro che giacevano nei sepolcri ha fatto grazia della vita.


ISODIKÒN

En ekklisìes evloghìte ton Theòn, Kìrion ek pigòn Israil. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàssi: Alliluia.

Nelle assemblee benedite Dio, il Signore delle fonti d’Israele. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.


APOLITIKIA

Ton sinànarchon Lògon Patrì ke Pnèvmati, ton ek Parthènu techthènda is sotirìan imòn, animnìsomen pistì ke proskinì-somen; òti ivdhòkise sarkì, anelthìn en to stavrò, ke thànaton ipomine, ke egire tus tethneòtas, en ti endhòxo Anastàsi aftù.

Cantiamo, fedeli, e adoriamo il Verbo coeterno al Padre ed allo Spirito, partorito dalla Vergine a nostra salvezza: perché nella carne ha voluto salire sulla croce, sottoporsi alla morte e risuscitare i morti con la sua risurrezione gloriosa.


APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)

Sòson, Kìrie, ton làon su, ke evlòghison tin klironomìan su, nìkas tis Ecclisìas katà varvàron dhorùmenos, ke to sòn filàtton dhià tu Stavrù su polìtevma.

Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità, concedi alla tua Chiesa vittoria sui nemici e custodisci per mezzo della tua Croce il tuo popolo.

KONDAKION
    
I ke en tàfo katìlthes, Athànate, allà tu Adhu kathìles tin dhìnamin ke anèstis os nikitìs, Christè o Theòs, ghinexì mirofòris fthenxà-menos: Chèrete, ke tis sis Apostòlis irìnin dhorùmenos, o tis pesùsi parèchon anàstasin.

Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all'incontro hai distrutto la potenza dell’Inferno; e sei risorto qual vincitore, o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: Salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, Tu che dai ai peccatori la risurrezione.

TRISAGIO

Osii is Christòn evaptìsthite, Christòn enedhìsasthe. Alliluia.

Quanti siete stati battezzati in Cristo, di Cristo vi siete rivestiti. Alliluia.

APOSTOLOS (Atti XVI, 16-34)

- Tu o Signore ci custodirai e ci guarderai da questa gente per sempre.

- Salvami, signore perché non c’è più un uomo fedele; perché è scomparsa la fedeltà tra gli uomini.

Dagli Atti degli Apostoli.

   In quei giorni mentre andavamo alla preghiera venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni, facendo l’indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando: “Questi uomini sono servi di Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza”. Questo fece per molti giorni, finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: “In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei”. E lo spirito partì all’istante.
   Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; presentandoli ai magistrati, dissero: “Questi Uomini gettano disordine nella nostra città; sono Giudei e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare”. La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro le vesti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia.
   Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione, subito le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo le porte aperte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri erano fuggiti. Ma Paolo gli gridò forte: “Non farti del male, siamo tutti qui”. Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila, poi li condusse fuori e disse:” Signori, cosa devo fare per essere salvato?” Risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”.
   Annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli allora li prese in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe subito si fece battezzare con tutti i suoi, poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per aver creduto in Dio.
Alliluia (3 volte).

- Canterò in eterno la tua misericordia, o Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà di generazione in generazione.   

Alliluia (3 volte).

- Poiché hai detto: la mia grazia durerà per sempre, la tua verità è fondata nei cieli.

Alliluia (3 volte).


VANGELO (Giovanni 9, 1 - 38)

   In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. 
   Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)”.
   Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: “Non è egli quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?”. Alcuni dicevano: “E’ lui”; altri dicevano: “No, ma gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!”.
   Allora gli chiesero: “Come dunque ti furono aperti gli occhi?”. Egli rispose: “Quell’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, acquistato la vista”.
   Gli dissero: “Dov’è questo tale?”. Rispose: “Non lo so”. Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva sabato”.
   Altri dicevano: “Come può un peccatore compiere tali prodigi?”. E c’era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: “Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Egli rispose: “E’ un profeta!”. Ma i Giudei non vollero credere di che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: “E’ questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?”. I genitori risposero: “Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l’età, parlerà lui se stesso”.
   Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: “Ha l’età, chiedetelo a lui!”. Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: “Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore”. Quegli rispose: “Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo”.
   Allora gli dissero di nuovo: “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?”. Rispose loro: “Ve l’ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?”. Allora lo insultarono e gli dissero: “Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia”. Rispose loro quell’uomo: “Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.
   Da che mondo è mondo, non s’è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. Gli replicarono: “Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?”. E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”.
   Gli disse Gesù: “Tu l’hai visto: colui che parla con te è proprio lui”. Ed egli disse: “Io credo, Signore!”. E gli si prostrò innanzi. 

MEGALINARION

O Ánghelos evòa ti kecharitomèni: Aghnì Parthène, chère, ke pàlin erò, chère; o sos Iiòs anèsti triìmeros ek tàfu ke tus nekrùs eghìras, laì agalliàsthe. Fotìzu, fotìzu, i nèa Ierusalìm; i gar dhòxa Kirìu epì se anètile. Chòreve nin ke agàllu, Siòn: Si dhe, aghnì, tèrpu, Theotòke, en ti eghèrsi tu tòku su.

L’Angelo gridava alla piena di grazie: Salve, o casta Vergine! Ed io nuovamente esclamo: Salve! Il Figlio tuo, il terzo giorno, risuscitò dalla tomba e risvegliò alla vita i morti. O popoli, esultate! Ammàntati di luce, o nuova Gerusalemme, ché su di te è sorta la gloria del Signore. Rallegrati ora e gioisci, o Sion; e Tu, o Santa Madre di Dio, esulta per la risurrezione del tuo Figlio.

KINONIKON

Sòma Christù metalàvete, pighìs athanàtu ghèfsasthe. Allilùia

Ricevete il Corpo di Cristo, gustate la sorgente immortale. Allilùia.

DOPO “SOSON, O THEOS”

Christòs anèsti ..... (1 volta)     Cristo è risorto .... (1 volta)

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”
Christòs anèsti .....     Cristo è risorto .....      



Giovedì prossimo: Solennità dell' Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo.




sabato 18 maggio 2019

La Domenica Bizantina - Domenica 19 Maggio 2019 - V di Pasqua (La Samaritana) - Solennità del Santissimo Crocifisso

19 MAGGIO 2019
DOMENICA V DI PASQUA:
DELLA SAMARITANA.
Solennità del Santissimo Crocifisso


1^ ANTIFONA

Alalàxate to Kirìo pàsa i ghì. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Applaudite a Dio, o abitanti della terra tutta. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

O Theòs iktirìse imàs ke evloghìse imàs. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Iddio abbia pietà di noi e ci benedica. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Anastìto o Theòs ke dhiaskorpisthìtosan i echthrì aftù ke fighètosan apò prosòpu aftù i misùndes aftòn.

Christòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ke tis en tis mnìmasi zoìn charisàmenos. 

Sorga Iddio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano quelli che lo odiano davanti alla sua faccia.

Cristo è risorto dai morti, con la morte ha sconfitto la morte e a coloro che giacevano nei sepolcri ha fatto grazia della vita.


ISODIKÒN

En ekklisìes evloghìte ton Theòn, Kìrion ek pigòn Israil. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàssi: Alliluia.

Nelle assemblee benedite Dio, il Signore delle fonti d’Israele. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.


APOLITIKIA

To fedhròn tis anastaseos kìrighma ek tu anghèlu mathùse e tu Kirìu mathìtrie, ke tin progonokìn apòfasin aporrìpsase tis Apostolis kafchòmene èlegon: Eskìlefte o thànatos, ighèrthi Christòs o Theòs, dhorùmenos to kòsmo to mèga èleos.

Appreso dall’angelo il radioso annuncio della risurrezione, e libere dalla sentenza data ai progenitori, le discepole del Signore dicevano fiere agli apostoli: È stata spogliata la morte, è risorto il Cristo Dio, per donare al mondo la grande misericordia. 

Mesùsis tis eortìs, dhipsòsan mu tin psichìn efsevìas pòtison nàmata; òti pàsi, Sotìr, evòisas: O dhipsòn erchèstho pros me ke pinèto. I pighì tis zoìs, Christè o Theòs imòn, dhòxa si.

A metà della festa pasquale, disseta, o Salvatore, l’anima mia assetata con le acque della pietà, poiché tu stesso hai detto a tutti: chi ha sete venga a me e beva. Tu che sei la fonte della vita, o Cristo Dio, sia gloria a te.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)

Sòson, Kìrie, ton làon su, ke evlòghison tin klironomìan su, nìkas tis Ecclisìas katà varvàron dhorùmenos, ke to sòn filàtton dhià tu Stavrù su polìtevma.

Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità, concedi alla tua Chiesa vittoria sui nemici e custodisci per mezzo della tua Croce il tuo popolo.

KONDAKION

I ke en tàfo katìlthes, Athànate, allà tu Adhu kathìles tin dhìnamin ke anèstis os nikitìs, Christè o Theòs, ghinexì mirofòris fthenxà-menos: Chèrete, ke tis sis Apostòlis irìnin dhorùmenos, o tis pesùsi parèchon anàstasin.

Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all’incontro hai distrutto la potenza dell’Inferno; e sei risorto qual vincitore, o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: Salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, Tu che dai ai peccatori la risurrezione.

TRISAGIO

Osii is Christòn evaptìsthite, Christòn enedhìsasthe. Alliluia.

Quanti siete stati battezzati in Cristo, di Cristo vi siete rivestiti. Alliluia.

APOSTOLOS (Atti XI, 19 - 30)

- Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza. (Sal. 103,24).
- Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! (Sal. 103,1).

Lettura degli Atti degli Apostoli.

   In quei giorni, quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore.
    La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia.
   Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani. In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da Gerusalemme. E uno di loro, di nome Àgabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l’impero di Claudio. Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo. 

Alliluia (3 volte)
- Avanza con successo e regna per la verità, la clemenza e la giustizia, e la tua destra ti guidi a cose mirabili. (Sal. 44,5-6a).

Alliluia (3 volte).

- Ami la giustizia e detesti l’empietà, perciò ti unse, Dio, il tuo Dio con olio di letizia, a preferenza dei tuoi uguali. (Sal. 44,8).

Alliluia (3 volte).


VANGELO (Giovanni 4,  5 - 42)

   In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo.
   Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”.
Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”. Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. “Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Le disse: “Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. 
   Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 
   Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”. In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: “Che desideri?”, o: “Perché parli con lei?”. La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”. 
   Uscirono allora dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. Ma egli rispose: “Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?”. Gesù disse loro: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro”. Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.

MEGALINARION

O Ánghelos evòa ti kechari-tomèni: Aghnì Parthène, chère, ke pàlin erò, chère; o sos Iiòs anèsti triìmeros ek tàfu ke tus nekrùs eghìras, laì agalliàsthe. Fotìzu, fotìzu, i nèa Ierusalìm; i gar dhòxa Kirìu epì se anètile. Chòreve nin ke agàllu, Siòn: Si dhe, aghnì, tèrpu, Theotòke, en ti eghèrsi tu tòku su.

L’Angelo gridava alla piena di grazie: Salve, o casta Vergine! Ed io nuovamente esclamo: Salve! Il Figlio tuo, il terzo giorno, risuscitò dalla tomba e risvegliò alla vita i morti. O popoli, esultate! Ammànta-ti di luce, o nuova Gerusalemme, ché su di te è sorta la gloria del Signore. Rallègrati ora e gioisci, o Sion; e Tu, o Santa Madre di Dio, esulta per la risurrezione del tuo Figlio.

KINONIKON


Sòma Christù metalàvete, pighìs athanàtu ghèfsasthe. Allilùia

Ricevete il Corpo di Cristo, gustate la sorgente immortale. Allilùia.

DOPO “SOSON, O THEOS”: 

Christòs anèsti ..... (1 volta)     Cristo è risorto .... (1 volta)

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”
    Christòs anèsti .....     Cristo è risorto .....