sabato 29 dicembre 2018

Conosciamo i Santi: San Basilio il Grande (parte n. 2)

1 Gennaio
Memoria di San Basilio il Grande
Arcivescovo di Cesarea, Dottore della Chiesa


SECONDA CATECHESI di Papa Benedetto XVI

Cari fratelli e sorelle,
dalla vita e dagli scritti di san Basilio – era questo l’argomento della nostra precedente catechesi – possiamo ricavare alcuni messaggi importanti e validi anche per noi oggi.

Anzitutto il richiamo al mistero di Dio, che resta il riferimento più significativo e vitale per l’uomo. Il Padre è «il principio di tutto e la causa dell’essere di ciò che esiste, la radice dei viventi» (Om. 15,2 sulla fede), e soprattutto è «il Padre del nostro Signore Gesù Cristo» (Anafora di san Basilio). Risalendo a Dio attraverso le creature, noi «prendiamo coscienza della sua bontà e della sua saggezza» (Basilio, Contro Eunomio 1,14). Il Figlio è l’«immagine della bontà del Padre e sigillo di forma a Lui uguale» (cfr Anafora di san Basilio). Con la sua obbedienza e la sua passione il Verbo incarnato ha realizzato la missione di Redentore dell’uomo (cfr Basilio, Omelie sui Salmi 48,8; cfr anche Il Battesimo 1,2,17).

Nell'insegnamento di Basilio trova ampio rilievo l’opera dello Spirito Santo. «Da Lui, il Cristo, rifulse lo Spirito Santo: lo Spirito della verità, il dono dell’adozione filiale, il pegno dell’eredità futura, la primizia dei beni eterni, la potenza vivificante, la sorgente della santificazione» (cfr Anafora di san Basilio). Lo Spirito anima la Chiesa, la riempie dei suoi doni, la rende santa. La luce splendida del mistero divino si riverbera sull’uomo, immagine di Dio, e ne innalza la dignità. Guardando a Cristo, si capisce appieno la dignità dell’uomo. Basilio esclama: «[Uomo], renditi conto della tua grandezza considerando il prezzo versato per te: guarda il prezzo del tuo riscatto, e comprendi la tua dignità!» (Omelie sui Salmi 48,8). In particolare il cristiano, vivendo in conformità al Vangelo, riconosce che gli uomini sono tutti fratelli tra di loro; che la vita è un’amministrazione dei beni ricevuti da Dio, per cui ognuno è responsabile di fronte agli altri, e chi è ricco deve essere come un esecutore degli ordini di Dio benefattore (cfr Omelia 4 sull’ elemosina e Omelia  6 sull’avarizia). Tutti dobbiamo aiutarci, e cooperare come le membra di un corpo (Ep. 203,3).

Le opere di carità sono necessarie per manifestare la propria fede: per mezzo di esse gli uomini servono Dio stesso (cfr Regole morali 5,2). A questo proposito, alcuni testi delle omelie basiliane restano anche oggi coraggiosi ed esemplari: «“Vendi quello che hai e dallo ai poveri” (Mt 19,22) …: perché, anche se non hai ucciso o commesso adulterio o rubato o detto falsa testimonianza, non ti serve a nulla se non fai anche il resto: solo in tale modo potrai entrare nel regno di Dio» (Omelia contro i ricchi 1). Chi infatti, secondo il comandamento di Dio, vuole amare il prossimo come se stesso, «non deve possedere niente di più di quello che possiede il suo prossimo» (ibid.). «Sei povero?», domandava; «l’altro è più povero di te. Tu hai il pane per dieci giorni, lui per uno soltanto. Ciò che t’avanza ed abbonda, questo tu – come persona buona e benevola – dividilo equamente col bisognoso. Non dubitare di donare del tuo poco; non anteporre il tuo vantaggio all’emergenza pubblica! Se il tuo cibo è ridotto ad un unico pane e davanti alla porta sosta un mendicante, tira fuori dalla tua dispensa quell’unico pane e, postolo sulle mani e guardando al cielo, di’ con voce lamentosa e amorevole: “Ho solo quest’unico pane che vedi, o Signore, e il pericolo della fame evidentemente incombe. Pongo però davanti a me il tuo comandamento e del mio poco offro una parte al fratello affamato. Ora tu stesso vieni in aiuto del tuo servo esposto al rischio. Conosco la tua bontà, confido nella tua potenza”» (Omelia in tempo di fame e di siccità 6).

Ben meritato è dunque l’elogio fatto da Gregorio di Nazianzo: «Basilio ci persuase che noi, essendo uomini, non dobbiamo disprezzare gli uomini, né oltraggiare Cristo, capo comune di tutti, con la nostra disumanità verso gli uomini; piuttosto, nelle disgrazie degli altri, dobbiamo beneficare noi stessi, e fare prestito a Dio della nostra misericordia, perché abbiamo bisogno di misericordia» (Discorso 43,63). Parole, queste, ancora molto attuali. Vediamo come san Basilio è realmente uno dei Padri della Dottrina sociale della Chiesa.

Basilio, inoltre, ci ricorda che per tenere vivo in noi l’amore verso Dio e verso gli uomini è necessaria l’Eucaristia, cibo adeguato per i battezzati, capace di alimentare le nuove energie derivanti dal Battesimo (cfr Il Battesimo 1,3,1). E’ motivo di immensa gioia poter partecipare all’Eucaristia (Regole morali 21,3), istituita «per custodire incessantemente il ricordo di Colui che è morto e risorto per noi» (Regole morali 80,22). L’Eucaristia, immenso dono di Dio, tutela in ciascuno di noi il ricordo del sigillo battesimale e consente di vivere in pienezza e fedeltà la grazia del Battesimo. Per questo il santo Vescovo raccomanda la comunione frequente, anche quotidiana: «Comunicare anche ogni giorno ricevendo il santo corpo e sangue di Cristo è cosa buona e utile; poiché Egli stesso dice chiaramente: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Gv 6,54). Chi dunque dubiterà che comunicare continuamente alla vita non sia vivere in pienezza?» (Ep. 93). L’Eucaristia, in una parola, ci è necessaria per accogliere in noi la vera vita, la vita eterna (cfr Regole mortali 21).

Infine, Basilio si interessò naturalmente anche di quella porzione eletta del popolo di Dio che sono i giovani, il futuro della società. A loro indirizzò un Discorso sul modo di trarre profitto dalla cultura pagana del tempo. Con molto equilibrio e apertura, egli riconosce che nella letteratura classica, greca e latina, si trovano esempi di vita retta. Questi esempi possono essere utili per il giovane cristiano alla ricerca della verità, del retto modo di vivere (cfr Discorso ai giovani 3). Pertanto bisogna prendere dai testi degli autori classici quanto è conveniente e conforme alla verità: così con atteggiamento critico e aperto – si tratta infatti di un vero e proprio «discernimento» – i giovani crescono nella libertà. Con la celebre immagine delle api, che colgono dai fiori solo ciò che serve per il miele, Basilio raccomanda: «Come le api sanno trarre dai fiori il miele, a differenza degli altri animali che si limitano al godimento del profumo e del colore dei fiori, così anche da questi scritti … si può ricavare qualche giovamento per lo spirito. Dobbiamo utilizzare quei libri seguendo in tutto l’esempio delle api. Esse non vanno indistintamente su tutti i fiori, e neppure cercano di portar via tutto da quelli sui quali si posano, ma ne traggono solo quanto serve alla lavorazione del miele, e tralasciano il resto. E noi, se siamo saggi, prenderemo da quegli scritti quanto si adatta a noi, ed è conforme alla verità, e lasceremo andare il resto» (Disc. ai giovani 4). Basilio, soprattutto, raccomanda ai giovani di crescere nelle virtù: «Mentre gli altri beni … passano da questo a quello come nel gioco dei dadi, soltanto la virtù è un bene inalienabile e rimane durante la vita e dopo la morte» (Disc. ai giovani 5).

Cari fratelli e sorelle, mi sembra si possa dire che questo Padre di un tempo lontano parla anche a noi e ci dice delle cose importanti. Anzitutto, questa partecipazione attenta, critica e creativa alla cultura contemporanea. Poi, la responsabilità sociale: questo è un tempo nel quale, in un mondo globalizzato, anche i popoli geograficamente distanti sono realmente il nostro prossimo. Quindi, l’amicizia con Cristo, il Dio dal volto umano. E, infine, la conoscenza e la riconoscenza verso il Dio Creatore, Padre di noi tutti: solo aperti a questo Dio, Padre comune, possiamo costruire un mondo giusto e fraterno.

Conosciamo i Santi: San Basilio il Grande (parte 1)

1 Gennaio
Memoria di San Basilio il Grande
Arcivescovo di Cesarea, Dottore della Chiesa


Dalle catechesi di Papa Benedetto XVI

San Basilio

I: Vita e scritti

Cari fratelli e sorelle,
oggi vogliamo ricordare uno dei grandi Padri della Chiesa, san Basilio, definito dai testi liturgici bizantini un «luminare della Chiesa». Fu un grande Vescovo del IV secolo, a cui guarda con ammirazione tanto la Chiesa d’Oriente quanto quella d’Occidente per la santità della vita, per l’eccellenza della dottrina e per la sintesi armonica di doti speculative e pratiche. Egli nacque attorno al 330 in una famiglia di santi, «vera Chiesa domestica», che viveva in un clima di profonda fede. Compì gli studi presso i migliori maestri di Atene e di Costantinopoli. Insoddisfatto dei suoi successi mondani, e accortosi di aver sciupato molto tempo nelle vanità, egli stesso confessa: «Un giorno, come svegliandomi da un sonno profondo, mi rivolsi alla mirabile luce della verità del Vangelo..., e piansi sulla mia miserabile vita» (cfr Ep. 223,2). Attirato da Cristo, cominciò a guardare verso di Lui e ad ascoltare Lui solo (cfr Regole morali 80,1). Con determinazione si dedicò alla vita monastica nella preghiera, nella meditazione delle Sacre Scritture e degli scritti dei Padri della Chiesa, e nell’esercizio della carità (cfr Epp. 2 e 22), seguendo anche l’esempio della sorella, santa Macrina, che già viveva nell’ascetismo monacale. Fu poi ordinato sacerdote e infine, nel 370, Vescovo di Cesarea di Cappadocia, nell’attuale Turchia.

Mediante la predicazione e gli scritti svolse un’intensa attività pastorale, teologica e letteraria. Con saggio equilibrio seppe unire insieme il servizio alle anime e la dedizione alla preghiera e alla meditazione nella solitudine. Avvalendosi della sua personale esperienza, favorì la fondazione di molte «fraternità» o comunità di cristiani consacrati a Dio, che visitava frequentemente (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,29 in lode di Basilio). Con la parola e con gli scritti, molti dei quali sono giunti fino a noi, li esortava a vivere e a progredire nella perfezione (cfr Regole brevi, Proemio). Alle sue opere hanno attinto anche vari legislatori del monachesimo antico, tra cui san Benedetto, che considerava Basilio come il suo maestro (cfr Regola 73,5). In realtà, san Basilio ha creato un monachesimo molto particolare: non chiuso alla comunità della Chiesa locale, ma ad essa aperto. I suoi monaci facevano parte della Chiesa locale, ne erano il nucleo animatore che, precedendo gli altri fedeli nella sequela di Cristo e non solo nella fede, mostrava la ferma adesione a Lui – l’amore per Lui – soprattutto in opere di carità. Questi monaci, che avevano scuole ed ospedali, erano al servizio dei poveri ed hanno così mostrato la vita cristiana nella sua completezza. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, parlando del monachesimo, ha scritto: «Si ritiene da molti che quella struttura capitale della vita della Chiesa che è il monachesimo sia stata posta, per tutti i secoli, principalmente da san Basilio; o che, almeno, non sia stata definita nella sua natura più propria senza il suo decisivo contributo» (Lettera Apostolica Patres Ecclesiae, 2).

Come Vescovo e Pastore della sua vasta Diocesi, Basilio si preoccupò costantemente delle difficili condizioni materiali in cui vivevano i fedeli; denunciò con fermezza i mali; si impegnò a favore dei più poveri ed emarginati; intervenne anche presso i governanti per alleviare le sofferenze della popolazione, soprattutto in momenti di calamità; vigilò per la libertà della Chiesa, contrapponendosi anche ai potenti per difendere il diritto di professare la vera fede (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,48-51). A Dio, che è amore e carità, Basilio rese una valida testimonianza con la costruzione di vari ospizi per i bisognosi (cfr Basilio, Ep. 94), quasi una città della misericordia, che da lui prese il nome di Basiliade (cfr Sozomeno, Storia Eccl. 6,34). Essa sta alle origini delle moderne istituzioni ospedaliere di ricovero e cura dei malati.
Consapevole che «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa, e insieme la fonte da cui promana tutta la sua virtù» (Sacrosanctum Concilium, 10), Basilio, pur preoccupato di realizzare la carità che è il contrassegno della fede, fu anche un sapiente «riformatore liturgico» (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,34). Ci ha lasciato infatti una grande preghiera eucaristica [o anafora] che da lui prende nome, e ha dato un ordinamento fondamentale alla preghiera e alla salmodia: per suo impulso il popolo amò e conobbe i Salmi, e si recava a pregarli anche nella notte (cfr Basilio, Omelie sui Salmi 1,1-2). E così vediamo come liturgia, adorazione, preghiera vadano insieme con la carità, si condizionino reciprocamente.

Con zelo e coraggio Basilio seppe opporsi agli eretici, i quali negavano che Gesù Cristo fosse Dio come il Padre (cfr Basilio, Ep. 9,3; Ep. 52,1-3; Contro Eunomio 1,20). Similmente, contro coloro che non accettavano la divinità dello Spirito Santo, egli sostenne che anche lo Spirito è Dio, e «deve essere con il Padre e il Figlio connumerato e conglorificato» (cfr Lo Spirito Santo). Per questo Basilio è uno dei grandi Padri che hanno formulato la dottrina sulla Trinità: l'unico Dio, proprio perchè è Amore, è un Dio in tre Persone, le quali formano l'unità più profonda che esista, l'unità divina.

Nel suo amore per Cristo e per il suo Vangelo, il grande Cappadoce si impegnò anche a ricomporre le divisioni all'interno della Chiesa (cfr Epp. 70 e 243), adoperandosi perché tutti si convertissero a Cristo e alla sua Parola (cfr Il giudizio 4), forza unificante, alla quale tutti i credenti devono ubbidire (cfr ibid., 1-3).

In conclusione, Basilio si spese completamente nel fedele servizio alla Chiesa e nel multiforme esercizio del ministero episcopale. Secondo il programma da lui stesso tracciato, egli divenne «apostolo e ministro di Cristo, dispensatore dei misteri di Dio, araldo del regno, modello e regola di pietà, occhio del corpo della Chiesa, pastore delle pecore di Cristo, medico pietoso, padre e nutrice, cooperatore di Dio, agricoltore di Dio, costruttore del tempio di Dio» (cfr Regole morali 80,11-20).
E’ questo il programma che il santo Vescovo consegna agli annunciatori della Parola – ieri come oggi –, un programma che egli stesso si impegnò generosamente a mettere in pratica. Nel 379 Basilio, non ancora cinquantenne, consumato dalle fatiche e dall’ascesi, ritornò a Dio, «nella speranza della vita eterna, attraverso Gesù Cristo Signore nostro» (Il Battesimo 1,2,9). Egli fu un uomo che visse veramente con lo sguardo fisso a Cristo, un uomo dell'amore per il prossimo. Pieno della speranza e della gioia della fede, Basilio ci mostra come essere realmente cristiani.




1 Gennaio 2019: Circoncisione del Signore; San Basilio il Grande

1 Gennaio 2019
Circoncisione secondo la carne del Signore
San Basilio il Grande



1^ ANTIFONA
Alalàxate to Kirìo, pàsa i ghi. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Applaudite a Dio, o abitanti della terra tutta. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Effrenèsthosan i urani, ke agaliàstho i ghi, salevthìto i thàlassa, ke to plìroma aftis; charìsete ta pedhìa, ke panda ta en aftis.

Sòson imàs, Iiè Theù, o sarkì peritmithìs, psàllondàs si alliluia.

Si rallegrino i cieli ed esulti la terra, si commuova il mare e quanto esso contiene; gioiscano i campi e tutto ciò che è in essi. O Figlio di Dio, che sei stato circonciso nella carne, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Ta elèi su, Kìrie, is ton eòna àsome.

Morfìn analliòtos anthropìnin prosèlaves, Theòs òn kat’u-sìan, polièfsplanchne Kìrie; ke Nòmon ekpliròn, peritomìn thelìsi katadhèchi sarkikìn, òpos pàfsis ta skiòdhi, ke perièlis to kàlimma ton pathòn imòn. Dhòxa ti agathòtiti ti si; dhòxa ti efsplanchnìa su; dhòxa ti anekfràsto, Lòghe, singatavàsi su.

La tua bontà, o Signore, io canterò in eterno.

Senza mutamento alcuno, o Signore misericordioso, hai voluto assumere forma umana; pur essendo Dio per essenza, per adempiere la legge, ti sei assoggettato nella carne alla circoncisione, per dileguare le tenebre e togliere la caligine delle nostre passioni. Gloria alla tua bontà; gloria alla tua misericordia; gloria, o Verbo, alla tua ineffabile benignità.

ISODIKÒN

Dhèfte proskinìsomen ke prospèsomen Christò.
Sòson imàs, Iiè Theù, o sarkì peritmithìs, psàllondàs si alliluia.

Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a Cristo.
O Figlio di Dio, che sei stato circonciso nella carne, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

Morfìn analliòtos anthropìnin prosèlaves, Theòs òn kat’usìan, polièfsplanchne Kìrie; ke Nòmon ekpliròn, peritomìn thelìsi katadhèchi sarkikìn, òpos pàfsis ta skiòdhi, ke perièlis to kàlimma ton pathòn imòn. Dhòxa ti agathòtiti ti si; dhòxa ti efsplachnìa su; dhòxa ti anekfràsto, Lòghe, sinkatavàsi su.

Senza mutamento alcuno, o Signore misericordioso, hai voluto assumere forma umana; pur essendo Dio per essenza, per adempiere la legge, ti sei assoggettato nella carne alla circoncisione, per dileguare le tenebre e togliere la caligine delle nostre passioni. Gloria alla tua bontà; gloria alla tua misericordia; gloria, o Verbo, alla tua ineffabile benignità.

Is pàsan tin ghìn exìlthen o fthòngos su, os dexamènin ton lògon su, dhi’ù heoprepòs edhogmàtisas; tin fìsin ton òndon etrànosas, ta ton anthròpon ìthi katekòsmisas, vasìlion ieràtevma, Pàter òsie, Christòn ton Theòn ikèteve dhorìsasthe imìn to mèga èleos.     

Per tutta la terra è uscita la tua voce, poiché essa ha accolto la tua parola con la quale hai definito divine dottrine, hai illustrato la natura degli esseri, hai ordinato i costumi degli uomini. Regale sacerdozio, padre santo, prega Cristo Dio perché ci doni la grande misericordia.

KONDAKION

O ton òlon Kìrios peritomìn ipomèni, ke vrotòn ta ptèsmata os agathòs dhiatèmni, dhìdhosi tin sotirìan sìmeron kòsmo; chèri dhè en tis ipsìstis ke o tu Ktìstu ieràrchis ke fosfòros, o thìos mìstis Christù Vasìlios.

Il Signore dell’universo si sottomette alla circoncisione e, qual Buono, circoncide i falli dei mortali. Oggi concede al mondo la salvezza; gioisci anche nei cieli Basilio, gerarca del Creatore e datore di luce, divino iniziatore dei misteri di Cristo.

APOSTOLOS (Col 2, 8-12)

- La mia bocca esprime sapienza, il mio cuore medita saggezza. (Sal. 48,4).
- Udite, popoli tutti, porgete orecchio, abitanti del mondo. (Sal. 48,2).

Dalla lettera di San Paolo ai Colossesi.

    Fratelli, badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
   È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.

Alliluia (3 volte).
- Tu, pastore d’Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge. (Sal.79,2). 
Alliluia (3 volte).
- La bocca del giusto proclama la sapienza e la sua lingua esprime la giustizia. (Sal.36,30). 
Alliluia (3 volte).


VANGELO (Luca 2, 20-21 e 40-52)

    In quel tempo, i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.
    Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
   Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
   Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
    Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

MEGALINARION 

Epì sì chèri, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghèlon to sìstima ke anthròpon to ghènos, ighiasmène naè ke paràdhise loghikè, parthenikòn kàfchima, ex ìs Theòs esarkòthi, ke pedhìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Theòs imòn. Tin gàr sìn mìtran thrònon epìise, ke tin sìn gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì sì chèri, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, dhòxa si.

In te si rallegra, o piena di grazia, tutto il creato: gli angelici cori e l’umana progenie, o tempio santo e razionale paradiso, vanto delle vergini. Da te ha preso carne Dio ed è divenuto bambino colui che fin dall'eternità è il Dio nostro. Del tuo seno infatti egli fece il suo trono, rendendolo più vasto dei cieli. In te, o piena di grazia, si rallegra tutto il creato. Gloria a te.

AI DITTICI:

Ton uranofàndora tu Christù, mìstin tu hespòtu, ton fostìra ton fainòn, ton ek Kesarìas ke Kappadhòkon chòras, Vasìlion ton mègan pàndes timìsomen.

Orsù! Onoriamo tutti il celeste rappresentante di Cristo, l’iniziato ai misteri del Signore, l’astro splendente da Cesarea e dalla regione di Cappadocia, il Grande Basilio! 

KINONIKON

Enìte ton Kìrion ek ton uranòn; enìte aftòn en tis ipsìstis. Alliluia.     
Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Alliluia.

DOPO “SOSON, O THEOS”: 

Morfìn analliòtos anthropìnin prosèlaves, …….. Senza mutamento hai assunto forma umana ………

Preghiera dell'Ambone

Gloria a te, o Gesù Figlio e Verbo di Dio Padre, o Cristo Dio nostro! Tu per i nostri peccati non solamente ti sei degnato di prender carne dalla santa Vergine Madre di Dio; di nascere in una grotta, di venir avvolto tra le fasce, e, per correggere la nostra dissennatezza, di esser adagiato in un presepe, non che di chiamare a te i Magi dall'Oriente, per adorarti e prender parte al gaudio del tuo Santo Nome, ma hai voluto sottoporti, nell'ottavo giorno dalla nascita anche alla circoncisione, per liberar noi da tale osservanza giudaica e dalle reti del demonio, affin di adorarti in tutto il tempo di nostra vita.
Signore, manifestaci la tua volontà come insegnasti al beatissimo Basilio i tuoi divini misteri; accogli le umili preghiere nostre come da lui gradisti la divina Liturgia, tu che lo istruisti e lo illuminasti e al beato Efrem lo facesti comparire come una colonna di fuoco, in guisa da eccitar questo alle acclamazioni e alle lodi.
«Tu sei, o Basilio, decoro della Chiesa   gloria dei Re   fortezza dei fedeli - ornamento del clero   modello dei monaci   conversione dei peccatori   flagello egli eretici   guarigione dei lebbrosi - richiamo dei rinnegati   resipiscenza degli erranti   conversione degli Ebrei - consolazione dei tribolati».
Signore Gesù Cristo Dio nostro, benedici questo popolo e coloro che hanno resa più solenne questa festa; li custodisci nel timor tuo, ma libera quelli che si trovano in schiavitù e visita gli infermi; guida al porto quanti sono nei pericoli del mare, e, quanti sono oppressi da spiriti maligni libera per le preghiere e l'intercessione del grande Vescovo e Padre nostro Basilio.
A noi infine umili e indegni Sacerdoti concedi di attorniare incontaminati il tuo santo altare in tutti i giorni di nostra vita.


INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU

Morfìn analliòtos anthropìnin prosèlaves, ……..     Senza mutamento hai assunto forma umana, ………







La Domenica Bizantina - Domenica 30 Dicembre 2018

Domenica 30 Dicembre 2018
Domenica prima della Teofania.
San Giuseppe, sposo della Madre di Dio.
San Giacomo apostolo; Sant'Anisia martire


1^ ANTIFONA

Exomologhìsomè si, Kìrie, en òli kardhìa mu, dhiighìsome pànda ta thavmàsià su. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs. 

Ti loderò, o Signore con tutto il mio cuore, celebrerò tutte le tue meraviglie. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Makàrios anìr o fovùmenos ton Kìrion; en tes endolès aftù thelìsi sfòdhra. Sòson imàs, Iiè Theù, o ek Parthènu techthìs, psàllondàs si: Alliluia.

Beato l’uomo che teme il Signore e che nei suoi comandamenti si compiace oltremodo. O Figlio di Dio, che sei nato dalla Vergine, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Ipen o Kìrios to Kirìo mu: Kàthu ek dhexiòn mu, èos an thò tus echtrùs su ipopòdhion ton podhòn su.

I ghènnisìs su, Christè o Theòs imòn, anètile to kòsmo to fòs to tis gnòseos; en aftì gar i tis àstris latrèvondes ipò astèros edhidhàskondo se proskinìn ton Ilion tis dhikeosìnis, ke se ghinòskin ex ìpsus Anatolìn. Kìrie, dhòxa si.

Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché faccia dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi.

La tua natività, o Cristo Dio nostro, fece spuntare nel mondo la luce della verità; per essa infatti gli adoratori degli astri vennero ammaestrati da una stella ad adorare Te, sole di giustizia, e a riconoscere Te, aurora celeste. O Signore, gloria a Te.

ISODIKÒN

Ek gastròs pro Eosfòru eghènnisà se; òmose Kìrios, ke u metamelithìsete; si ì ierèfs is ton eòna katà tin tàxin Melkisedèk. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekron, psàllondàs si: Alliluia.

Dal mio seno ti ho generato prima della stella mattutina; il Signore ha giurato e non si pentirà; Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKION

Katèlisas to stavrò su ton thànaton; inèoxas to listì ton Paràdhison; ton Mirofòron ton thrìnon metèvales; ke tis sis apostòlis kirìttin epètaxas: òti anèstis, Christè o Theòs, parè-chon ton kòsmo to mèga èleos.

Con la tua croce hai distrutto la morte, hai aperto al ladrone il paradiso, hai mutato in gioia il lamento delle miròfore, e ai tuoi apostoli ha ordinato di annunciare che sei risorto, o Cristo Dio, per elargire al mondo la grande misericordia.

I ghènnisìs su, Christè o Theòs imòn, anètile to kòsmo to fòs to tis gnòseos; en aftì gar i tis àstris latrèvondes ipò astèros edhidhàskondo se proskinìn ton Ilion tis dhikeosìnis, ke se ghinòskin ex ìpsus Anatolìn. Kìrie, dhòxa si.

La tua natività, o Cristo Dio nostro, fece spuntare nel mondo la luce della verità; per essa infatti gli adoratori degli astri vennero ammaestrati da una stella ad adorare Te, sole di giustizia, e a riconoscere Te, aurora celeste. O Signore, gloria a Te.

Evanghelìzu, Iosìf, to Davìd ta thàvmata to Theopàtori. Parthènon ìdhes kioforìsasan, metà pimènon edhoxològhisas, metà ton màgon prosekìnisas, dhi'Anghèlu chrimatisthìs. Ikèteve Christòn ton Theòn sothìne tas psichàs imòn.

Annunzia, o Giuseppe, al divino progenitore David le meraviglie: hai veduto una Vergine partorire, con i Pastori hai inneggiato, con i Magi hai adorato, da un angelo sei stato istruito. Prega Cristo Dio che salvi le anime nostre.

Kanona pìsteos ke ikona praòtitos, enkratìas dhidhàskalon anèdhixè se ti pimni su i ton pragmaton alìthia; dhià tuto ektiso ti tapinosi ta ipsilà, ti ptochìa ta plùsia, pater ierarcha Nikòlae: prèsveve Christò to Theò, sothine tas psichàs imòn.

Regola di fede immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza, Padre Gerarca Nicola prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

KONDAKION

I Parthènos sìmeron ton iperùsion tìkti, ke i ghì to spìleon to aprosìto prosàghi. Angheli metà pimènon dhoxologùsi, Màghi dhe metà astèros odhiporùsi; dhi’imàs gar eghennìthi pedhìon nèon, o pro eònon Theòs. pedhìon nèon, ton pro eònon Theòn.

Oggi la Vergine dà alla luce l’Eterno e la terra offre una spelonca all’Inaccessibile. Gli Angeli con i pastori cantano gloria, i Magi camminano seguendo la guida della stella; poiché per noi è nato un tenero bambino il Dio eterno.

TRISAGHION

Osi is Christòn evaptìsthite, Christòn enedhìsasthe. Alliluia.

Quanti siete stati battezzati in Cristo, di Cristo vi siete rivestiti. Alliluia.


APOSTOLOS (2 Tim 4, 5-8)

- Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità. (Sal 27,9).
- A te, Signore, io grido; non restare in silenzio, mio Dio. (Sal 27,1).

Dalla Seconda lettera di San Paolo a Timoteo.

Diletto figlio Timoteo, vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.

Alliluia (3 volte).
- Dio abbia pietà di noi e ci benedica. (Sal 66,2).
Alliluia (3 volte).
- Su di noi faccia splendere il suo volto, ed abbia di noi misericordia. (Sal 66,2). 
Alliluia (3 volte).

VANGELO (Marco 1, 1-8)

Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”.

MEGALINARION

Megàlinon, psichì mu, tin timiotèran ke endoxotèran ton àno stratevmàton. Mistìrion xènon orò ke paràdhoxon: uranòn to spìleon, thrònon cheruvikòn tin parthènon, tin fàtnin chorìon en ò aneklìthi o achòritos Christòs o Theòs; on animnùndes megalìnomen.

Esalta, o anima mia, Colei che è più onorabile e più gloriosa delle schiere celesti. Contemplo un mistero meraviglioso ed incredibile: cielo è la spelonca, trono cherubico la Vergine, la mangiatoia culla in cui è adagiato Dio infinito, che inneggiando magnifichiamo.

KINONIKON

Lìtrosin apèstile Kìrios to laò aftù. Alliluia.

Il Signore inviò al suo popolo la salvezza. Alliluia.


INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”

Christòs ghennàte dhoxàsate, Christòs es uranòn apandìsate, Christòs epì ghis ipsothite. Asate to Kirìo pasa i ghi ke en evfrosini anìmnisate lai, oti dhedhòxaste.

Cristo nasce, glorificatelo, Cristo discende dal cielo andategli incontro. Cristo è sulla terra, siatene fieri. Canta al signore terra tutta, e voi popoli nella gioia celebratelo con inni, perché si è coperto di gloria.




lunedì 24 dicembre 2018

Foglio Liturgia del Natale del Signore


25 DICEMBRE

NATIVITÀ SECONDO LA CARNE DEL SIGNORE, DIO E SALVATORE NOSTRO GESÙ CRISTO


1^ ANTIFONA

Exomologhìsomè si, Kìrie, en òli kardhìa mu, dhiighìsome pànda ta thavmàsià su. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs. 

Ti loderò, o Signore con tutto il mio cuore, celebrerò tutte le tue meraviglie. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Makàrios anìr o fovùmenos ton Kìrion; en tes endolès aftù thelìsi sfòdhra. Sòson imàs, Iiè Theù, o ek Parthènu techthìs, psàllondàs si: Alliluia.

Beato l’uomo che teme il Signore e che nei suoi comandamenti si compiace oltremodo. O Figlio di Dio, che sei nato dalla Vergine, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA
Ipen o Kìrios to Kirìo mu: Kàthu ek dhexiòn mu, èos an thò tus echtrùs su ipopòdhion ton podhòn su.

I ghènnisìs su, Christè o Theòs imòn, anètile to kòsmo to fòs to tis gnòseos; en aftì gar i tis àstris latrèvondes ipò astèros edhidhàskondo se proskinìn ton Ilion tis dhikeosìnis, ke se ghinòskin ex ìpsus Anatolìn. Kìrie, dhòxa si.

Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché faccia dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi.

La tua natività, o Cristo Dio nostro, fece spuntare nel mondo la luce della verità; per essa infatti gli adoratori degli astri vennero ammaestrati da una stella ad adorare Te, sole di giustizia, e a riconoscere Te, aurora celeste. O Signore, gloria a Te.

ISODIKÒN

Ek gastròs pro Eosfòru eghènnisà se; òmose Kìrios, ke u metamelithìsete; si ì ierèfs is ton eòna katà tin tàxin Melkisedèk. Sòson imàs, Iiè Theù, o ek Parthènu techthìs, psàllondàs si: Alliluia.

Dal mio seno ti ho generato prima della stella mattutina; il Signore ha giurato e non si pentirà; Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek. O Figlio di Dio, che sei nato dalla Vergine, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKION

I ghènnisìs su, Christè o Theòs imòn, anètile to kòsmo to fòs to tis gnòseos; en aftì gar i tis àstris latrèvondes ipò astèros edhidhàskondo se proskinìn ton Ilion tis dhikeosìnis, ke se ghinòskin ex ìpsus Anatolìn. Kìrie, dhòxa si.

La tua natività, o Cristo Dio nostro, fece spuntare nel mondo la luce della verità; per essa infatti gli adoratori degli astri vennero ammaestrati da una stella ad adorare Te, sole di giustizia, e a riconoscere Te, aurora celeste. O Signore, gloria a Te.

KONDAKION

I Parthènos sìmeron ton iperùsion tìkti, ke i ghì to spìleon to aprosìto prosàghi. Angheli metà pimènon dhoxologùsi, Màghi dhe metà astèros odhiporùsi; dhi’imàs gar eghennìthi pedhìon nèon, o pro eònon Theòs. pedhìon nèon, ton pro eònon Theòn.

Oggi la Vergine dà alla luce l’Eterno e la terra offre una spelonca all’Inaccessibile. Gli Angeli con i pastori cantano gloria, i Magi camminano seguendo la guida della stella; poiché per noi è nato un tenero bambino il Dio eterno.

TRISAGHION

Osi is Christòn evaptìsthite, Christòn enedhìsasthe. Alliluia.

Quanti siete stati battezzati in Cristo, di Cristo vi siete rivestiti. Alliluia.

APOSTOLOS (Gal. 4, 4-7)

- A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome. 
(Sal. 65,4).

- Cantate al Signore da tutta la terra. (Sal. 65,1).

Dalla lettera di San Paolo ai Galati.

    Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.

Alliluia (3 volte).
- I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. (Sal. 18,2).  
Alliluia (3 volte).
- Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. (Sal. 18,3). 
Alliluia (3 volte).

VANGELO (Matteo 2, 1-12)

 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
    Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono
   Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

MEGALINARION

Megàlinon, psichì mu, tin timiotèran ke endoxotèran ton àno stratevmàton. Mistìrion xènon orò ke paràdhoxon: uranòn to spìleon, thrònon cheruvikòn tin parthènon, tin fàtnin chorìon en ò aneklìthi o achòritos Christòs o Theòs; on animnùndes megalìnomen.

Esalta, o anima mia, Colei che è più onorabile e più gloriosa delle schiere celesti. Contemplo un mistero meraviglioso ed incredibile: cielo è la spelonca, trono cherubico la Vergine, la mangiatoia culla in cui è adagiato Dio infinito, che inneggiando magnifichiamo.

KINONIKON

Lìtrosin apèstile Kìrios to laò aftù. Alliluia.

Il Signore inviò al suo popolo la salvezza. Alliluia.

Preghiera dell'Ambone

O Cristo Dio nostro, tu che da prima di tutti i secoli risplendesti impassibilmente dal Padre che non ha principio, e che negli ultimi tempi ti incarnasti dalla Vergine santa, tu che per noi ti facesti povero affinché con la tua povertà noi fossimo arricchiti; tu che avvolto nelle fasce come bambino e divinamente deposto nella mangiatoia; Sovrano che di tutto ti curi, tu accetta le nostre semplici lodi e implorazioni, come la lode dei Pastori e l'adorazione dei Magi con i doni, e rendici degni che facciamo parte del coro della Milizia celeste, e di essere accolti come eredi della gioia celeste preparata per quelli che degnamente festeggiano la tua Nascita, e ai fedeli governanti dona la vittoria. Poiché amorevole per gli uomini tu sei, e glorificato con il Padre tuo che non ha principio e con il tuttosanto e buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e per i secoli dei secoli.

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”

Christòs ghennate doxasate, Christòs es uranòn apantisate, Christòs epì ghis ipsotite. Asate to Kirìo pasa i ghi ke en evfrosini anìmnisate lai, oti dhedhòxaste.

Cristo nasce, glorificatelo, Cristo discende dal cielo andategli incontro. Cristo è sulla terra, siatene fieri. Canta al signore terra tutta, e voi popoli nella gioia celebratelo con inni, perché si è coperto di gloria.










L'icona del Natale



LA NATIVITÀ DI CRISTO

“Quando giunse la pienezza dei tempo, Dio inviò il figlio suo, nato da donna, affinché riscattasse coloro che erano sottoposti alla legge, affinché ricevessimo l'adozione a figli”. Con queste parole dell'apostolo Paolo nella sua lettera ai Galati (4 5) inizia la lettura apostolica, che si ascolta nelle chiese durante la divina Liturgia del Natale. Il Messia, il Figlio e Verbo di Dio, che Dio aveva promesso d'inviare agli uomini e che i profeti d'Israele avevano preconizzato “divenne carne e si attendò in noi”. Si rivestì, cioè di carne umana, per avere un rapporto con gli uomini, per insegnar loro il volere di Dio e per salvarli con la propria morte in croce. 
    Questa “nascita secondo la carne del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo” è festeggiata dalla nostra Chiesa con la ricorrenza del Natale (25 Dicembre). L'icona della natività del Signore si basa sulla testimonianza della Sacra Scrittura e sulla tradizione della Chiesa, come la riassume il kondàkion della festa: “La vergine oggi genera il transustanziale, e la terra porge la grotta all'inaccessibile. Angeli con pastori rendono gloria. I Magi si mettono in cammino con la cometa. Per noi è infatti nato il nuovo Bambino, Dio prima di tutti i secoli”.
   Come enuncia il kondàkion nel suo ultimo verso, il bambino che fu generato era “Dio prima di tutti i secoli", che si è fatto uomo. Poiché secondo l’espressione lapidaria di un tropario dell'esperinòs della festa, "ciò che (Cristo) era, rimase, essendo Dio vero, e ciò che non era, lo prese su di sé, divenendo uomo per amore degli uomini (Stichiròn I).
    Il pittore ortodosso dell'icona della Natività, fedele conte sempre ai dogmi e alle tradizioni della Chiesa sistema i personaggi e gli oggetti nella raffigurazione in modo da ottemperare a due scopi: da un lato, mostrare la doppia natura umana e divina del Signore; dall'altro, alludere alla glorificazione del cielo e della terra (di solito la composizione è coronata da un arco celeste con l’epigramma “Gloria a Dio nell'alto del cieli e pace fra gli uomini). 
    La glorificazione del cosmo celeste, e la gratitudine del mondo terreno per questo evento sono diffuse per tutta l'immagine. “Le icone di questo gruppo si distinguono per la loro alta qualità, la ricchezza nella conformazione del luogo e la varietà dei tipi umani, che sono raffigurati tutti con gioia nobile e composta, addirittura pittoresca: cambi di piani che si incrociano, graziosi alberelli e animali) conferiscono un carattere idillico e poetico alla scena (M Chatzidàkis).

Descrizione dell’Icona.

a) Il Bambino e sua Madre. In ossequio a quanto racconta l’Evangelista Luca, la Panagìa, quando si trovò insieme a Giuseppe a Betlemme per il censimento, “partorì il proprio figlio primogenito e lo fasciò e lo mise a giacere nella mangiatoia, poiché essi non avevano un posto nell’alloggio (nell'ostello)”. La mangiatoia è rappresentata nella nostra icona all'interno di una spelonca buia. Della Nascita dei Signore nella spelonca ci informano antichi autori ecclesiastici (Giustino, Origene e altri). L'iconografo raffigura la spelonca buia per simboleggiare con il colore nero il mondo, che giaceva nella tenebra del peccato, sul quale adesso è venuta a splendere la luce di Cristo. Nella mangiatoia è reclinato il divino Pargolo fasciato, con il raggio della luce di un astro che cade su di lui. Come osserva Uspenski, “Spelonca, mangiatoia, fasce sono prova dello svuotamento (kénosis) della divinità, della sua condiscendenza, dell'estrema umiltà di Lui, il quale, invisibile nella Sua natura divina diventa visibile nella carne in grazia dell’uomo, prefigurando così la Sua morte, e la sepoltura, il sepolcro e il sudario”. 
   Dentro la spelonca, dietro la mangiatoia, sono effigiati un bue e un asino. L'iconografo si ispira alla profezia di Isaia che, parlando per conto di Dio, dice: “Un bue conobbe il suo acquirente e un asinello la mangiatoia del suo Signore; ma Israele non mi conobbe e il mio popolo non comprese” (Isaia, 1,3).
   L’icona, nel porre gli animali al centro, ci chiama a rifuggire dall'errore degli Ebrei. Il Signore ci ha amati: ci è d'obbligo onorarLo con il nostro amore. Per noi egli è nato; è il nostro Signore e Dio e Salvatore. 
    Oltre alle figure angeliche e umane la nostra icone presenta rappresentanti del regno vegetale e animale: tutto e tutti devono mostrare il loro rendimento di grazie. Un tropario del grande vespro (Mégas Esperinòs) di Natile risponde al quesito "che cosa offriremo a Cristo?”: “che cosa dovremmo offrirti, o Cristo, dacché ti sei mostrato sulla terra come uomo per noi? Ecco, ciascuna delle creature nate da te, ti porta il suo rendimento di grazie; gli angeli l'inno; i cieli la cometa; i Magi i doni; i pastori la meraviglia; la terra la spelonca; il deserto la mangiatoia; noi la Vergine Madre Dio prima del secoli, abbi pietà di noi” (Stichiròn - Idiòmelon).
    Noi peccatori offriamo come dono al Signore appena nato la Vergine la quale, come pure, è evidente nell'icona dell'Annunciazione, ha dato il suo assenso al concepimento del Salvatore. Con la nostra offerta di lei come dono a Cristo noi accettiamo con il nostro assenso di essere salvati dal Signore che è generato.
    La Madre di Dio è la figura della pittura che si distingue per la sua grandezza e per la posizione centrale che detiene nell'icona. La osserviamo fuori dalla spelonca, sul piano, in ginocchio con le mani incrociate per inchinarsi al Neonato. Come è stato osservato, “quest'elemento, di provenienza occidentale, accentua il senso di glorificazione dell'insieme, perché all'adorazione del Cristo prende parte, adesso anche la Theotòkos” (M. Chatzidàkis).
    In altre icone la Madre di Dio è distesa, con una manifesta stanchezza nel volto, e in altre, col tronco sollevato. La posizione della Vergine è sempre molto importante e legata ai problemi dogmatici dell'epoca e dello stile in cui l'icona è stata composta. Le differenze con le quali viene rappresentata ogni volta lasciano intravedere il proposito di esaltare talvolta la divinità, altre volte l'umanità del Signore. 
    Così in determinante rappresentazioni della Natività la Vergine è, per metà distesa, per metà seduta; la sua posizione è cioè risollevata per dimostrare l'assenza di dolori e di conseguenza il parto virginale e la provenienza divina del fanciullo (contrariamente all'errore dei Nestoniani). Ma nella maggioranza delle raffigurazioni la Vergine è distesa ed esprime con la sua posizione una grande fatica e spossatezza" (L. Uspensky).
    I tropari della nostra santa Chiesa e i suoi testi dogmatici ci guardano dall'insegnamento eretico di Nestorio il quale professò che la Tutta Santa avesse generato Cristo come essere umano e non come Figlio e Verbo di Dio. Dice Giovanni Damasceno che la nascita del Theànthropos, dell'Uomo Dio, fu nel contempo "Attraverso noi, per noi, in favore, di noi", cioè salvifica, fisica e metafisica. E per giunta, indolore, "Al di là della legge della gravidanza" (Dich. Fed. Ort., 3, 7) 
b) Gli altri particolari della raffigurazione. Fra le altre figure della rappresentazione gli angeli, i pastori e i Magi vengono ritratti nella parte superiore dell'icona, e nella parte inferiore, Giuseppe con il pastore e il fonte con le levatrici. Un angelo, conformemente alla narrazione evangelica, dà ad alta voce l'annuncio della redenzione avvisando i pastori dell'evento della Natività e altri guardando la cometa, rendono gloria a "Dio nell'alto dei cieli (en ipsìstis Theòs). Aggraziate le forme dei due pastori dell'uno che, estatico, accoglie il messaggio angelico e dell'altro che, seduto, suona il suo flauto. 
    Nella parte destra al di sopra della spelonca sono raffigurati i tre Magi a cavallo (in alcune icone sono raffigurati a piedi). Viaggiano insieme alla cometa che li guida e portano i loro regali al Signore che è stato generato. Essi rappresentano secondo i tropari della festa, gli idolatri che comporranno la Chiesa nata dai gentili. I pastori rappresentano l’altro ambito, quello giudaico. I Magi sono raffigurati di differenti età: uno giovane, uno maturo, uno vecchio. Così si sottolinea la verità secondo cui Cristo che è "la luce vera (tò fôs tò alithinòn), illumina tutti gli uomini a prescindere dalla loro età e dal posto che essi ricoprono nella società. 
    Nella parte inferiore dell'icona, a sinistra è raffigurato Giuseppe. È pensieroso e appoggia il suo capo alla mano sinistra. "Contemplò (la Tutta Santa) gravida e cadde nella più grande agitazione" (Proclo di Costantinopoli). Accanto a lui osserviamo un pastore, appoggiato al suo bastone. L'Uspenskij vede nel viso di quest'ultimo Satana che insinua nell'anima del giusto Giuseppe il dubbio e pone nella sua mente dei pensieri, riferiti dai Vangeli apocrifi e dai tropari della festa.
    A proposito di ciò scrive “L'icona nel volto di Giuseppe evidenza non solo il suo dramma personale ma anche il dramma di tutto il genere umano, la difficoltà ad accettare quello che è “al di là di ragione e intelletto”, ossia il farsi uomo da parte di Dio”. 
    Nel doxastikòn dell'Ora Prima dell'Akoluthìa di Natale sentiamo Giuseppe chiedere alla Theotòkos: "Maria, che cos'è questo dramma che in te osservo? Invece di onore, vergogna; al posto della felicità, il dolore, anziché farmi lodare, mi hai recato biasimo. Non sopporto più il rimprovero degli uomini".
   Degna di osservazione è anche la posizione di Giuseppe nell'icona. È dipinto in un'estremità, lontano dal bambino e da sua Madre. E questo perché non è il padre del Neonato bensì il protettore della Sacra Famiglia.
    Di fronte a Giuseppe, nell'altra estremità inferiore dell'icona sono rappresentate due donne che preparano il lavacro del Bambino divino. L'una regge il fanciullo e saggia con la mano la temperatura dell'acqua, che l'altra versa nel fonte. La scena è ispirata ai Vangeli apocrifi di Matteo e, Giacomo, che parlano di due donne, la levatrice e Salome, che Giuseppe aveva portato a recare aiuto alla Thetòkos. 
    Chiudiamo dunque la descrizione e l'analisi dell'icona della Natività di Cristo col seguente tropario dell'akoluthìa del mattutino della festa di Natale. Esso presenta con la sua parola poetica il miracolo dell'incarnazione del Cristo ed esprime la giusta meraviglia dei fedeli: «L'indivisibile dal tutto, come si è diviso in un grembo? Colui che era nel seno del Padre, come è venuto nell'abbraccio della madre? Come egli assolutamente sa, ha voluto e si è compiaciuto di fare.
    Pur essendo infatti incorporeo, si è volontariamente incarnato. Ed è divenuto colui che era ciò che non era per noi. E fu non uscendo fuori dalla Sua natura che egli partecipò della nostra corporietà. Si generò doppiamente Cristo, volendo riempire il cosmo di lassù".

Tratto da CH.G. Gòtzis, Il mondo mistico delle iconi bizantine, Diaconia Apostolica, Atene 1995. Traduzione del Prof Maurizio Farina.