sabato 27 aprile 2019

La Domenica Bizantina - Domenica 28 Aprile 2019 - di San Tommaso

28 APRILE 2019
DOMENICA II DI PASQUA:
DI SAN TOMMASO.
Santi Giasone e Sosipatro, apostoli.



1^ ANTIFONA

Alalàxate to Kirìo pàsa i ghì. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Applaudite a Dio, o abitanti della terra tutta. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

O Theòs iktirìse imàs ke evloghìse imàs. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Iddio abbia pietà di noi e ci benedica. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Anastìto o Theòs ke dhiaskorpisthìtosan i echthrì aftù ke fighètosan apò prosòpu aftù i misùndes aftòn.

Christòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ke tis en tis mnìmasi zoìn charisàmenos. 

Sorga Iddio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano quelli che lo odiano davanti alla sua faccia.

Cristo è risorto dai morti, con la morte ha sconfitto la morte e a coloro che giacevano nei sepolcri ha fatto grazia della vita.


ISODIKÒN

En ekklisìes evloghìte ton Theòn, Kìrion ek pigòn Israil. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàssi: Alliluia.

Nelle assemblee benedite Dio, il Signore delle fonti d’Israele. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

Esfraghismènu tu mnìmatos i zoì ek tàfu anètilas, Christè o Theòs; ke ton thiròn keklismè-non, tis Mathitès epèstis i pàndon Anàstasis, Pnèvma efthès dhi’aftòn enghenìzon imìn, katà to mèga su èleos.

Essendo sigillato il sepolcro, sei venuto fuori dalla tomba, o Cristo Dio, nostra vita; chiuse le porte, ti sei presentato ai tuoi discepoli, resurrezione di tutti, per mezzo loro rinnovando in noi uno spirito retto, secondo la tua grande pietà.

KONDAKION

I ke en tàfo katìlthes, Athànate, allà tu Adhu kathìles tin dhìnamin ke anèstis os nikitìs, Christè o Theòs, ghinexì mirofòris fthenxà-menos: Chèrete, ke tis sis Apostòlis irìnin dhorùmenos, o tis pesùsi parèchon anàstasin.

Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all’incontro hai distrutto la potenza dell’Inferno; e sei risorto qual vincitore, o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: Salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, Tu che dai ai peccatori la risurrezione.

TRISAGIO

Àghios o Theòs, Àghios Ischiròs, Àghios Athànatos, elèison imàs.

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi.


APOSTOLOS (Atti 5,12-20)

- Grande è il Signore, grande è la sua potenza e la sua sapienza non ha confini. (Sal.146,5).

- Lodate il Signore, perché è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo. (Sal. 146,1).

Dagli Atti degli Apostoli.

   In quei giorni, molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
   Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti. Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore, e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica. Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse: “Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita”. Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.

Alliluia (3 volte).

- Venite, esultiamo nel Signore, cantiamo inni di giubilo a Dio, nostro Salvatore. (Sal. 94,1).  

Alliluia (3 volte).

- Poiché il Signore è Dio grande e re grande su tutta la terra. (Sal. 94,3). 

Alliluia (3 volte).


VANGELO  (Giovanni 19,19-31)

   La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 
    Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.
    Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”.
Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. 
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.
   Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


MEGALINARION

Se tin fainìn lambàdha, ke Mitèra tu Theù, tin arìzilon dhòxan, ke anotèran pàndon ton piimàton en ìmnis megalìnomen.

Te, lampada splendente e Madre di Dio, gloria insigne e creatura al di sopra delle altre, noi magnifichiamo con cantici.


KINONIKON

Epèni, Jerusalìm, ton Kìrion; èni ton Theòn su, Siòn. Alliluia

Loda Gerusalemme, il Signore; loda il tuo Dio, o Sion. Alliluia.

DOPO “SOSON, O THEOS”: 

Christòs anèsti ..... (1 volta) Cristo è risorto .... (1 volta)

Preghiera dell’ambone

    Signore Gesù Cristo, a noi, ai quali hai rivelato nella tua Carne una via nuova e vivente, una vita novella, col costituirti nell'incorruttibilità primizia della risurrezione dai morti, hai dato altresì la speranza della perenne immortalità tua! Oppressi intanto dalle passioni, chiediamo il tuo aiuto, o Signore; rintuzza gli assalti dei nemici nostri invisibili; abbi compassione di coloro che sono schiavi del peccato; concedi la tua pace a noi come la desti ai tuoi discepoli quando comparisti in mezzo a loro a porte chiuse; rendici incrollabili nella fede in te, che per noi hai patito e sei risuscitato; in essa tu hai confermato il tuo discepolo Tomaso con l'ineffabile tua apparizione e col contatto della tua Carne risorta, liberandolo dalla primiera sua incredulità. Signore, sei tu che fai cose mirabili e che trasmuti ogni cosa; a te si deve gloria insieme col Padre e con lo Spirito Santo ora e nei secoli.

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”
    Christòs anèsti .....     Cristo è risorto .....      

Altra Preghiera.

    Ci hai radunati nella tua Chiesa, o Santo, e ci hai aperto il tuo ciborio (abitacolo) e hai posto sulle nostre labbra l'inno del trionfo. Ci hai giocondati dell'immacolato e santissimo tuo Corpo; ci hai dissetati nella fonte perenne del sacrosanto e vivificante tuo Costato, veduto il quale, e toccandolo e adorandolo l'Apostolo Tomaso a gran voce esclamò: il mio Signore, il mio Dio! Signore, che cosa ti daremo in cambio di tutto ciò che tu hai dato a noi? Signore, tu sei potente, tu sei più che Re: rivesti di giustizia i nostri Sacerdoti, custodi della vera fede: agguerrisci contro i nemici i nostri Sovrani devoti e il popolo tuo qui presente custodisci nella pace; ammansa le nazioni barbare; richiama dalla schiavitù i nostri fratelli cristiani e pacifica il mondo, o Dio e Salvatore nostro. A te si deve tutta la gloria, l'onore, il ringraziamento e l'adorazione insieme col Padre e con lo Spirito Santo, ora e nei secoli.

domenica 21 aprile 2019

Omelia Pasquale di San Giovanni Crisostomo

Omelia Pasquale di S. Giovanni Crisostomo




Se qualcuno è pio e ama il Signore, goda di questa lieta e luminosa festa! Ogni servitore fedele, entri giulivo nel gaudio del suo Signore. E chi ha faticato digiunando, riceva ora la sua ricompensa. Chi ha lavorato fin dalla prima ora, riceva oggi il giusto salario; chi è arrivato dopo la terza, sia lieto nel rendere grazie; chi è giunto dopo la sesta, non esiti affatto: non riceverà alcun danno; chi s'è attardato fino alla nona, venga avanti, non tema; chi è arrivato solamente all'undecima, non si rattristi per il ritardo; il Padrone infatti è generoso: accoglie l'ultimo così come il primo; concede il riposo a quello dell'undecima ora, come all'operaio che ha lavorato fin dalla prima; ha pietà dell'ultimo e premia il primo; a questi dà e a quello regala. Accetta le opere e loda l'intenzione; apprezza l'azione e loda il buon proposito.
Orsù dunque, entrate tutti nella gioia del Signor nostro: primi ed ultimi, ricevete la ricompensa; ricchi e poveri, danzate insieme; temperanti e spensierati, onorate questo giorno; abbiate o no digiunato, rallegratevi oggi! La mensa è ricolma, gustatene tutti a sazietà; il vitello è abbondante, nessuno si alzi affamato. Tutti prendete parte al banchetto della fede. Godete tutti della ricchezza della bontà.
Nessuno si lamenti della miseria: si è manifestato, infatti, il comune Regno. Nessuno pianga per i suoi peccati: il perdono si è levato dal sepolcro. Nessuno tema la morte: ci ha infatti liberati la morte del Salvatore; l'ha distrutta mentre era stretto da essa. Ha punito l'inferno, Colui che è disceso agli inferi; l'ha amareggiato perché aveva toccato la sua carne. E Isaia l'aveva previsto quando gridava: «l'Inferno fu amareggiato quando s'incontrò con Te negli abissi». Fu amareggiato perché fu distrutto, fu amareggiato perché fu ingannato, fu amareggiato perché fu incatenato. Ha preso un corpo e s'è trovato dinanzi un Dio; ha preso della tetra e ha incontrato il Cielo; ha preso il visibile e s'è imbattuto nell'invisibile. Dov'è, o morte, il tuo pungolo? Dov'è, inferno, la tua vittoria? Cristo è risorto e tu sei precipitato.
Cristo è risorto e i demoni sono caduti. Cristo è risorto e gli angeli si rallegrano. Cristo e risorto, ed è sorta la città della vita. Cristo è risorto e nessun morto resta nel sepolcro. Cristo, infatti, risuscitando dai morti, è divenuto primizia di colo che dormono nei sepolcri. 
A Lui sia gloria e potenza nei secoli. Amìn

sabato 20 aprile 2019

La Resurrezione di Cristo: Icona e mistero

LA RESURREZIONE



    La tragedia del Golgota, come la presentano gli inni e le letture del Venerdì Santo e la riassume l'icona della Crocifissione, ebbe anche il suo epilogo: «E presone il corpo Giuseppe d'Arimatea lo avvolse in una sindone pulita e lo depose nel proprio sepolcro, che da poco aveva scavato nella roccia; fatta rotolare una grossa pietra all'entrata del sepolcro, se ne andò» (Matteo, 27, 59 60).

    Per gli Scribi e i Farisei l'astro di Gesù era tramontato. Avevano battuto il pastore e disperso le dodici pecorelle, i suoi discepoli. Avevano acquietato la loro ultima ansia per la possibile resurrezione di «quel seduttore», dal momento che avevano «assicurato il sepolcro, sigillando la pietra con un corpo di guardia» (Matteo, 27, 66). Eppure il trionfo di Cristo iniziava proprio da lì, dove i suoi nemici Lo avevano visto finire. 

    I primi canti di vittoria si ascoltano durante la santa officiatura della Resurrezione con l'inno: «Sei disceso nelle profondità della Terra e hai infranto sbarre secolari, che trattenevano prigionieri, o Cristo, e dopo tre giorni, come Giona dal pesce, sei risorto dal sepolcro» (Canone, Ode VI).

    Sulla discesa del Signore nell'Oltretomba non ci informano i santi Evangeli. Ma quattro passi scritturistici ne parlano esplicitamente: Salmo 16(15), 9 10, Atti 2, 3 1, 1 Pietro 3, 18 19 e 4, 6.

    Concorde è altresì la testimonianza dei Padri della Chiesa, come appare tanto dai loro scritti quanto dalle deliberazioni sinodali. Recita ad esempio il VII Concilio Ecumenico: «Professiamo Lui (il Cristo)... che ha saccheggiato l'Inferno e ne ha liberato i prigionieri di secoli» (Documenti). Aggiungiamoci pure le preghiere e gli inni del Culto divino, come pure l'evangelio apocrifo di Nicodemo. Da quest'ultimo, quattro passaggi ci faciliteranno la comprensione dell'icona della Resurrezione (I Anástasis, che di solito reca come dicitura I is àdu Káthodos, la Discesa agli Inferi).

l. «Noi dunque   raccontano coloro che sono risorti dai morti   eravamo all'Inferno insieme a tutti coloro che dormivano dai secoli. Alla mezzanotte da quell'oscurità sorse come la luce di un sole e brillò, e tutti ne fumino illuminati e ci vedemmo l'un l'altro. E subito il nostro padre Abramo, unitosi ai patriarchi e ai profeti, e tutti ricolmi del pari di gioia si dissero tra loro: questa è la luce di una grande illuminazione ... ».

2. «Poi venne nel mezzo un altro asceta dal deserto, e i patriarchi gli dissero:  Chi sei?  E quegli rispose:   lo sono Giovanni, il compimento dei profeti che ho reso dritte le vie del Figlio di Dio ed ho annunciato ai popoli il pentimento e la remissione dei peccati ... ».

3. «Mentre così l'Ade parlava con Satana, il Re della Gloria stese la destra, afferrò e svegliò il progenitore Adamo. Quindi, voltosi verso gli altri, disse:   Qui con me, tutti voi che siete periti per il legno che costui ha toccato: ecco, per mezzo del legno della croce vengo a destarvi ... ».

4. «Allora il Re della Gloria, afferrato per il capo il tiranno Satana e consegnatolo agli angeli, disse:   Legatene mani e piedi e collo e bocca con ferri... . Poi, riconsegnandolo all'Ade, disse:   Prendilo e custodiscilo bene fino alla mia seconda venuta! ». (Il, 1   VI, 2).

    In accordo con la dottrina della Chiesa, l'annuncio della salvezza fu diretto a tutti i morti, non soltanto ai giusti dell'Antico Testamento. Naturalmente non tutti furono salvati. Si salvarono coloro che allora avevano creduto e avevano regolato le loro vite in ossequio alla legge di Dio.

    La narrazione dell'evangelio apocrifo di Nicodemo, l'affermazione dell'apostolo Pietro secondo cui il Signore «diede l'annuncio anche alle anime che giacevano in carcere (nella prigionia dell'Inferno)», come pure ciò che annunziano i tropari della Resurrezione della nostra santa Chiesa, offrono materiale all'iconografo ortodosso per comporre la santa icona dell'Anástasis.

    L'icona della Resurrezione nella Chiesa ortodossa prevede due tipi: l'uno è la discesa di Cristo nell'Ade, della quale s'è appena trattato; il secondo soggetto iconografico è quello che rappresenta a volte Pietro e Giovanni di fronte al Sepolcro vuoto, a volte l'angelo che, «seduto sulla pietra» apparì alle Mirofore. Più tardi l'icona della Resurrezione con questo soggetto si arricchì delle scene con l'apparizione del Cristo a Maria Maddalena (il "Noli me tangere", Mí mu áptu) e alle due Marie (il Saluto delle Mirofore, Chére tón Mirofóron). L. Uspensky scrive in proposito: «Queste due composizioni sono usate nella Chiesa ortodossa come icone della Resurrezione. Nell'iconografia ortodossa tradizionale il momento vero e proprio della Resurrezione di Cristo non fu mai raffigurato. Tanto i Vangeli quanto la Tradizione della Chiesa mantengono il silenzio su quel momento e non dicono come il Signore sia risorto, cosa che non fanno per la resurrezione di Lazzaro. Neppure l'icona lo mostra. Questo silenzio esprime chiaramente la differenza che sussiste tra i due eventi. La resurrezione di Lazzaro era un segno che tutti potevano capire, di contro, la Resurrezione di Cristo fu inaccessibile a qualsiasi razionalizzazione... Il carattere imperscrutabile per la mente umana di questo evento e, di conseguenza, l'assurdità di una sua eventuale raffigurazione è il motivo per cui sono assenti le immagini della Resurrezione in sé. Perciò nell'iconografia ortodossa esistono due icone che rispondono al significato di questo evento e sono complementari l'una all'altra. La prima è una rappresentazione simbolica: raffigura l'attimo che precede la Resurrezione in corpo e in spirito di Cristo, la discesa negli Inferi, la seconda l'attimo che segui la Resurrezione, la storica visita delle Mirofore alla Tomba di Cristo».
    Quanto è stato osservato si accorda ai Tropária anastásima della nostra Chiesa, che sottolineano l'insondabile mistero della Resurrezione e lo mettono in parallelo con la Natività di Cristo dalla Vergine e la Sua manifestazione ai discepoli dopo la Resurrezione («Sei venuto fuori dal sepolcro, cosi come fosti partorito dalla Vergine»; «Come uscisti dalla tomba pur sigillata, così Ti presentasti attraverso le porte pur chiuse ai Tuoi discepoli»).
    Oltre i due tipi di rappresentazione or ora trattati, se ne incontra un altro nelle nostre chiese: quello che mostra il Cristo nudo, con un mantello gettato sulle spalle, mentre esce dalla Tomba reggendo un vessillo rosso. Quest'icona non è ortodossa, bensì occidentale. Prevalse in Oriente al tempo in cui l'aghiografia ortodossa di tradizione bizantina fu soppiantata sin dalla radice a causa dell'imporsi della pittura del Rinascimento. t stato sostenuto che «la grande preferenza nei confronti della resa all'occidentale della Resurrezione è dovuta, tra l'altro, anche all'influsso dei pellegrini dei Luoghi Santi, poiché sopra l'ingresso del Santissimo Sepolcro si trovava un'icona della Resurrezione di maniera occidentale, del tutto simile, la quale, ricopiata sotto forma di vari souvenirs dei pellegrini, diventò modello per molti pittori. Così possiamo arguire come il concreto tipo iconografico si sia trasmesso tanto dall'Occidente quanto dalla Terra Santa» (Icone dell’Arte Cretese.... pag. 357).
    Passiamo dunque a presentare l'icona della Resurrezione, detta anche della «Discesa agli Inferi», perché «è questa la genuina immagine della Resurrezione, che gli antichi iconografi ci hanno trasmesso, in accordo con l'innodia della nostra Chiesa. Esplicita attraverso la pittura tutti i significati sacri e simbolici che in particolare esprime il tropario, notissimo a tutti e cantato da tutti, dai piccoli ai vecchi: "Christòs anésti ek nekrón... Cristo è risorto dai morti, con la morte calpestando la morte, e a coloro che giacevano nei sepolcri donando vita"» (F. Kóndoglu).


DESCRIZIONE DELL'ICONA.

    Ai piedi dell'immagine, tra rupi scoscese, si apre una voragine oscura. Discemiamo i sarcofagi di marino, le porte della dannazione con le serrature, i chiodi e i chiavistelli sparsi qui e là, come pure le figure di Satana e di Ade con i visi spaventati e gli occhi vitrei. Sono gli «abissi della Terra», «le dimore di Ade», in cui il Signore scese per dare l'annuncio della salvezza «a coloro che vi dormivano da secoli».
    Al di sopra della cavità, al centro dell'icona, si avanza il Vincitore della morte, il Cristo. L'aureola sul Suo capo, le sue raggianti vesti d'oro e di porpora e l'aspetto trionfale del suo volto si accordano in pieno con quel distico dell'officiatura di Pasqua: «Cristo, sceso da solo a battaglia contro Ade, ne risalì dopo aver preso gran bottino di vittoria».
    Cristo ritorna in trionfo dalla sua lotta. A tenerLo per la mano è Adamo, mentre, inginocchiato, lo guarda con gratitudine. Dietro di lui Eva, con un mafórion tutto rosso e presso di lei i giusti, che aspettavano con fede la venuta del Salvatore. In mezzo ad essi Abele, che per primo provò la morte. Sul lato sinistro sono rappresentati i re e i profeti dell'Antico Testamento Davide, Salomone, Mosé, con il Precursore e altri. Tutti costoro hanno riconosciuto il Salvatore disceso negli Inferi ed hanno preparato il suo annuncio, così da trovare risposta nelle anime dei defunti.
    In alcune icone la rappresentazione del Signore trionfatore è più accesa, perché in esse Egli regge con la mano la vivificante Croce, l'«invincibile trofeo» della pietà, con cui ha annientato la potenza e il dominio della morte.
    Altrove abbiamo nella parte alta dell'immagine due angeli che tengono in mano i simboli della Passione e nella spelonca la morte, raffigurata sotto le sembianze di un vecchio in catene.
    Questi è stato legato dagli angeli nei suoi stessi ceppi, tramite i quali teneva vincolato e sottomesso il genere umano.
    Racchiudono la raffigurazione due rocce grigie con ripiani piatti e le iscrizioni: H ANACTACIC / IC XC.
    È stato ben osservato che «la composizione dell'icona è profondamente studiata, fin nei più piccoli particolari.
    Tutto, dalla configurazione delle rocce in secondo piano fino agli stessi rapporti di colore, contengono un senso più profondo ed obbediscono ad un disegno generale. La rappresentazione figurativa del testo apocrifo acquisisce un carattere simbolico. Nel contempo, tuttavia, non si perde il rapporto con gli episodi concreti del testo» (Icone dell'Arte Cretese..., pag. 327).


IL SIGNIFICATO SIMBOLICO DELL'ICONA.

    Riscontriamo la valenza simbolica della nostra icona nei relativi tropari della nostra Chiesa (Anastásima tropária). In essi la liberazione dai ceppi dell'Inferno è legata alla liberazione di tutti gli uomini, come ad esempio notiamo nel seguente tropario: «Signore che ascendesti sulla Croce, hai cancellato la nostra maledizione atavica; e disceso in Ade hai emancipato coloro che da secoli erano in catene, facendo dono al genere umano dell'incorruttibilità; per questo, inneggiando rendiamo gloria alla tua vivificante e salvifica Resurrezione» (Apóstichon anastásimon dell'Esperinós, Tono IV).
    La Resurrezione di Cristo ha trasportato coloro che credono in Lui dalla morte alla vita. Come dice Giovanni Crisostomo nel suo Lógos Katichitikós. «Resuscitò Cristo, e non v'eran più morti nei sepolcri. Perchè Cristo, ridestato dai morti, divenne principio di coloro che si erano addormentati».



Tratto da CH. G. Gòtzís, 0 Mistikòs kósmos tón Vizandinón ikónon (11 mondo mistico delle icone bizantine), Diaconia Apostolica, Atene, 1995 2.


La Domenica Bizantina - Domenica 21 Aprile 2018 - Grande e Santa Domenica di Pasqua

21 APRILE 2019
SANTA E GRANDE DOMENICA DI PASQUA
SI FESTEGGIA LA VIVIFICANTE RESURREZIONE DEL SIGNORE, DIO E
 SALVATORE NOSTRO GESÙ CRISTO.


1^ ANTIFONA

Alalàxate to Kirìo pàsa i ghì. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Applaudite a Dio, o abitanti della terra tutta. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

O Theòs iktirìse imàs ke evloghìse imàs. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Iddio abbia pietà di noi e ci benedica. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Anastìto o Theòs ke dhiaskorpisthìtosan i echthrì aftù ke fighètosan apò prosòpu aftù i misùndes aftòn.

Sorga Iddio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano quelli che lo odiano davanti alla sua faccia.

Christòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ke tis en tis mnìmasi zoìn charisàmenos. 

Cristo è risorto dai morti, con la morte ha sconfitto la morte e a coloro che giacevano nei sepolcri ha fatto grazia della vita.

ISODIKÒN

En ekklisìes evloghìte ton Theòn, Kìrion ek pigòn Israil. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Nelle assemblee benedite Dio, il Signore delle fonti d’Israele. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

Christòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ke tis en tis mnìmasi zoìn charisàmenos.  (3 volte)

Cristo è risorto dai morti, con la morte ha sconfitto la morte e a coloro che giacevano nei sepolcri ha fatto grazia della vita. (3 volte)

Prolavùse ton òrthron e perì Mariàm, ke evrùse ton lìthon apokilisthènda tu mnìmatos, ìkuon ek tu anghèlu; Ton en fotì aidhìo ipàrchonda metà nekròn ti zitte os ànthropon; vlèpete ta endàfia apàrgana; dhràmete ke to kòsmo kirixate, os ighèrthi o Kìrios, thanatòsas ton thànaton òti ipàechi Theù Iiòs, tu sòzondos to ghènos ton anthròpon.     

Prevenendo l’aurora e avendo trovato rimossa la pietra dall’ingresso del sepolcro quelle del seguito di Maria intesero la voce dell’Angelo; perché cercate tra i morti, come uomo, Colui che è nella luce eterna? Guardate i sudari: correte ed annunziate al mondo che il Signore è risuscitato dando morte alla morte, poiché Egli è il Figlio di Dio che salva il genere umano.

KONDAKION

I ke en tàfo katìlthes, Athànate, allà tu Adhu kathìles tin dhìnamin ke anèstis os nikitìs, Christè o Theòs, ghinexì mirofòris fthenxàmenos: Chèrete, ke tis sis Apostòlis irìnin dhorùmenos, o tis pesùsi parèchon anàstasin.

Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all’incontro hai distrutto la potenza dell’Inferno; e sei risorto qual vincitore, o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: Salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, Tu che dai ai peccatori la risurrezione.

INVECE DEL TRISAGIO

Osi is Christòn evaptìsthite, Christòn enedhìsasthe. Alliluia.

Quanti siete stati battezzati in Cristo, di Cristo vi siete rivestiti. Alliluia.


APOSTOLOS (Atti 1, 1-8)

- Questo è il giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso. (Sal 117,24)
- Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia. (Sal 117,1).

Dagli Atti degli Apostoli.

   Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.
   Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».
    Cosi venutisi a trovare insieme, gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». 

Alliluia (3 volte).

- Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, perché è tempo di usare misericordia. (Sal 101,14). 

Alliluia (3 volte).

- Il Signore guarda dal cielo, vede tutti i figli degli uomini. (Sal 32,13). 

Alliluia (3 volte).


VANGELO  (Giovanni 1, 1-17)

   In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
   Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
   In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
    A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
  E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi: e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi:
  Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». 
  Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
  Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.  

MEGALINARION

O Ánghelos evòa ti kecharitomèni: Aghnì Parthène, chère, ke pàlin erò, chère; o sos Iiòs anèsti triìmeros ek tàfu ke tus nekrùs eghìras, laì agalliàsthe. Fotìzu, fotìzu, i nèa Ierusalìm; i gar dhòxa Kirìu epì se anètile. Chòreve nin ke agàllu, Siòn: Si dhe, aghnì, tèrpu, Theotòke, en ti eghèrsi tu tòku su.

L’Angelo gridava alla piena di grazie: Salve, o casta Vergine! Ed io nuovamente esclamo: Salve! Il Figlio tuo, il terzo giorno, risuscitò dalla tomba e risvegliò alla vita i morti. O popoli, esultate! Ammàntati di luce, o nuova Gerusalemme, ché su di te è sorta la gloria del Signore. Rallègrati ora e gioisci, o Sion; e Tu, o Santa Madre di Dio, esulta per la risurrezione del tuo Figlio.


KINONIKON

Sòma Christù metalàvete, pighìs athanàtu ghèfsasthe. Allilùia.

Ricevete il Corpo di Cristo, gustate la sorgente immortale. Allilùia.


DOPO “SOSON, O THEOS”: 

Christòs anèsti ..... (1 volta) Cristo è risorto .... (1 volta)

Preghiera dell’ambone

    O fratelli, oggi si è manifestato a noi il giorno splendente e salvifico della Resurrezione del Signore nostro Gesù Cristo; e per questo il tempio del Signore è stato adornato per uomini diversi. Ecco infatti che anche molti degli eletti e fedeli non solo sopportarono gioiosamente la fatica del digiuno, e, accese le lampade, per la festa della Resurrezione offrirono volenterosamente doni al Re dei secoli. 
    Poiché per la Resurrezione di Cristo Dio nostro gioisce la terra intera, il cielo rifulge per lo splendore della Divinità, la terra è adornata, il mare si placa, i tiranni si pacificano i devoti si avanzano, i catecumeni sono illuminati, i nemici vengono alla pace, gli erranti ritornano, i peccati sono dissolti, le Chiese gioiscono, e Cristo Dio è glorificato. Ma anche le madri con braccia splendenti si avanzano portando doni al Re dei secoli, non fiori dei prati, bensì la grazia dello Spirito Santo per i neoilluminati 
    Per questo accetta anche il sacrificio e il culto di noi umili sacerdoti, donaci la remissione delle colpe dalla gioventù alla vecchiaia, poiché tu sei il Dio nostro amorevole verso gli uomini. Ai governanti ortodossi dona la vittoria contro i nemici. Il nostro Sommo Sacerdote, Signore, custodisci nell'onorato suo trono.
    Custodisci tutto il clero e il popolo nella pace e nella concordia. Sii presidio per il popolo presente e che adesso gode dei divini e immacolati e vivificanti tuoi misteri, abbi misericordia di esso e custodiscilo, per le intercessioni dell'immacolata tua Madre, dei santi Apostoli e delle donne mirofore; poiché tu sei il Risorto dai morti, Cristo Dio nostro, e noi innalziamo la gloria a te, con il Padre tuo che non ha principio e con il tuo Spirito tuttosanto e buono e vivificante, ora e sempre e per i secoli dei secoli.

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”
    Christòs anèsti .....     Cristo è risorto .....      





giovedì 18 aprile 2019

Grande e Santo Giovedì: Il dono più grande: l'Eucarestia...

Grande e Santo Giovedì: Il dono più grande: l'Eucarestia e il più grande rifiuto: il tradimento di Giuda.
*Papas Marco V. Sirchia)



I divini Padri, che hanno disposto bene ogni cosa,avendo ricevuto questa tradizione dai divini apostoli e santi evangeli, ci hanno tramandato di celebrare in questo giorno quattro misteri: il sacro lavacro (lavanda dei piedi),la mistica cena (cioé la consegna dei tremendi Misteri dati a noi), la preghiera misteriosa di Gesù nell'orto e il tradimento.

La liturgia dunque pone oggi alla nostra considerazione quattro temi che troveremo ben sviluppati lungo tutta l'ufficiatura di questa sera e di domani.
Il nuovo tropario che sostituisce quello dello sposo é: Ote i endoxi mathité (Quando i gloriosi discepoli) che dà il tono alla celebrazione. 
Si tratta di un testo molto bello e teologicamente assai ricco. Inizia col fare la mistagogia della lavanda dei piedi. L'autore accosta il niptir, cioè la bacinella dell'acqua, con la illuminazione. Nella tradizione orientale il battesimo viene definito illuminazione e nel linguaggio mistagogico illuminare equivale a conferire l'iniziazione cristiana a qualcuno cioè dare i tre sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell'Eucaristia. Dobbiamo allora intendere che il Signore Gesù in quella notte santissima ha battezzato i suoi discepoli prima di renderli partecipi del suo corpo e del suo sangue: dice infatti a Pietro "se non ti lavo non puoi aver parte con me" (Gv 13,8).
E' una interpretazione che si basa sulla dottrina dei santi Padri e soprattutto dall'andamento liturgico del vangelo di Giovanni.
E' a questo punto che la scena cambia perché il modo di vedere dei personaggi è cambiato. Mentre i discepoli sono illuminati dalla luce battesimale, dalla grazia eucaristica e dall'esempio dell'umiliazione del Signore, Giuda che ha ricevuto gli stessi doni, precipita nella notte del peccato, del tradimento e infine della disperazione. "Uscito fuori,- annota Giovanni - era notte".
Giuda non riconosce, anzi si rifiuta di riconoscere il Messia in quel Gesù. Sa bene chi è Gesù, ma la sua superbia intellettuale si ribella dinnanzi al messianismo umile proposto dal Cristo. Giuda non vende Gesù per amore dei soldi, ma c'era un altro amore che lo spingeva ad operare, era l'amore delle sue opinioni, era l'amore per i suoi piani. Gesù doveva piegarsi ai suoi piani, e l'unico modo per poter spingere il Signore a manifestarsi come il messia potente e vindice, era quello di consegnarlo nelle mani dei capi. Solo così Gesù sarebbe apparso per quello che in realtà era: il liberatore terreno di Israele. 
Attenzione: Giuda non è uno stupido o uno sprovveduto qualsiasi, egli è l'immagine di chi vuol strumentalizzare l'altro per i suoi piani. Gesù non cade in questa, che fu una tentazione all'inizio della vita pubblica. 
Satana infatti gli propose di buttarsi dal pinnacolo del tempio affinché tutti potessero vedere la potenza di Dio che l'avrebbe soccorso. Non essendo riuscito, si ritira per ritornare all'ora stabilita. Oggi Giuda gli ripropone la stessa tentazione: lo dà nelle mani dei pagani perché finalmente si sveli al mondo e Giuda abbia di che vantarsi: era stato lui che aveva costretto il Kirios a venire alla luce!
Quando Gesù non interviene e si lascia catturare, Giuda capisce che ha perduto la guerra contro il suo intellettualismo, contro sé stesso. E' coerente fino in fondo nella sua superbia, si rifiuta di chiedere perdono, come Pietro, e preferisce impiccarsi. Che tristezza: non ha saputo riconoscere il mistero di Gesù. Di fronte all'innocente, lui la cui vita è stata sprecata dietro l'ambizione e il denaro, non può umiliarsi nel chiedere perdono. Non può accettare di piangere. Era conseguenziale: ormai da tempo, lui uno dei dodici, non seguiva più il Signore, era rimasto nelle tenebre. 
Lo canteremo tante volte domani sera: Giuda non comprese, Giuda non volle comprendere!
"Beato, invece, chi ha intelligenza del povero" dice il salmo 40 secondo la versione dei Settanta, che sarà cantato come prokimeno domani ai vespri. Chi è questo Povero, anzi questo Ricco che per noi diviene povero come dice S. Paolo nella 2a ai Cor 8,9 ? Beato che comprende il mistero della sua povertà e non se ne scandalizza. Il mistero della sua povertà nella sua nascita, nella sua vita a Nazareth, nella sua vita di predicatore, nella santa cena in cui si dà a noi con poveri elementi: pane e vino. Il mistero della sua povertà sulla croce e nel suo sepolcro. Solo chi comprende questa povertà di Gesù, potrà gustare la ricchezza del Regno, come canteremo domenica prossima. Solo chi capisce questa povertà di Gesù, che la Chiesa in questi santi giorni pone dinnanzi alla ricchezza della nostra superbia, potrà saziarsi di essere suo seguace. Solo chi comprende la povertà dello Sposo che viene nella notte delle nostre povertà, potrà gloriarsi della croce di Cristo. Solo chi comprende il mistero di questa povertà di Gesù potrà desiderare di essere povero come lui. Solo chi comprende il mistero di questa povertà potrà desiderare di soffrire con lui. O mistero della povertà del Signore, tu sei l'ingresso verso la salvezza! O mistero della povertà del nostro Dio, tu ci apri la porta verso tutti i tesori!
Nella tua ineffabile misericordia, o Cristo Dio nostro, davanti a cui dovremmo solo tacere e adorare, abbi pietà di noi e salvaci. Amen

mercoledì 17 aprile 2019

Grande e Santo Mercoledì: La Chiesa "Casta Meretrice"

Grande e Santo Mercoledì: La Chiesa "Casta Meretrice"
(Papas Marco V. Sirchia)




"Oggi i divinissimi Padri, stabilirono che si facesse memoria della donna peccatrice che unse il Signore con il mìron, perché‚ questo avvenne poco prima della passione salvifica".

Così si esprime la memoria del giorno letta dopo il ricordo del santo del giorno. La nostra liturgia fa memoria dell'unzione di Betania perché‚ vede, in quella unzione, prefigurata l'unzione che il Signore riceverà il giorno della sua sepoltura.
In effetti l'unzione di Betania fu una unzione. Lungo il suo ministero terreno, Gesù ha accettato altre unzioni con profumi. Era un'usanza ebraica, di cortesia, ungere l'ospite.
I nostri testi liturgici attingono a tutti e quattro i Vangeli senza toccare il problema dell'identità della donna o delle donne che unsero il Signore. Criticamente possiamo dire che un'unzione fu fatta, come narra Giovanni, da Maria, sorella di Lazzaro e di Marta che nei Vangeli di Matteo (che sarà letto domani) e di Marco é rimasta anonima. Mentre un'altra unzione fu fatta da una prostituta nella casa di Simone il lebbroso come ci narra Luca al cap.7,36-50.
La liturgia assume in blocco tutti e quattro i racconti considerando un solo mistero: quello della donna caduta in una moltitudine di peccati che ritrova in Cristo la dignità che aveva perduta. La ritrova con le sue lacrime e il suo pentimento. Si tratta di un mistero che deve essere annunziato fino alla fine del mondo.

Ancora una volta si é cantato il troparion: Ecco lo sposo giunge nel cuore della notte. Si Cristo giunge nella notte del peccato della donna prostituta: "ohimé -canta Cassianì nel suo poema- per me é notte, tenebra peccaminosa senza luce di luna...". E' proprio in questa disperazione della donna, che rappresenta tutta l'umanità peccatrice e ogni singolo fedele "infedele" all'amore di Cristo, che lui, Gesù sposo, viene e salva, viene e riveste dell'abito nuziale, come abbiamo cantato nell'exapostilarion, la sposa infedele ed adultera che si é prostituita in ogni angolo delle strade, come dicono chiaramente i profeti nei loro rimproveri contro il popolo di Israele.

Gesù non disprezza nessuno, egli accoglie perché‚ ama, e amando ridona la speranza a coloro che a lui si accostano. E il suo amore é più forte del peccato e dell'infedeltà della sposa; il suo amore infine ricrea nella sposa addirittura l'innocenza e la fedeltà.

Lo Sposo é venuto a lavare la Sposa nel suo sangue, a ridarle giovinezza e bellezza a colei che era abbruttita dai peccati, a colei che, come cantano i testi poetici, emanava cattivo odore, puzzava di peccato:
" La meretrice si avvicinò a te, misericordioso, versando sui tuoi piedi unguento con le lacrime e, al tuo comando, viene liberata dal cattivo odore dei suoi peccati".

Cristo, ricordiamolo l'Unto del Padre, é il Miron del Cantico, é lui che ci profuma col suo profumo, sicché‚ noi unti di spirito santo dobbiamo essere nel mondo il buon profumo di Cristo, come afferma s. Paolo.

"Beate le mani, i capelli e le labbra della prostituta diventata casta" afferma s. Andrea di Creta nel Canone dell'apodhipnon. Beata perché‚ ha toccato l'agnello di Dio che le ha tolto in vista del sangue e dell'acqua del suo costato ferito i suoi peccati.

La donna meretrice - dicono i testi nostri - ( nell'Ikos), improvvisamente appare casta (ex‚fnis sòfronò fthi). Usando queste tre parole il compositore del testo ha voluto esprimere la subitanea e radicale trasformazione della donna che, a lui poeta, sembra una apparizione: una creatura nuova di bellezza incontaminata.

Ma se da una parte abbiamo una creatura che ritrova il senso della vita, dall'altra se ne intravede un'altra che perde il senso della sua esistenza. 

Da una parte una creatura che viene liberata dalla notte perché‚ finalmente, dopo tante delusioni e false strade, trova la luce, dall'altra una creatura che ha vissuto con la luce senza averne saputo apprezzare il significato e la bellezza. Una si incammina verso il giorno, l'altro sprofonda nelle tenebre: Giuda.

"O sventurato Giuda! Vedeva la peccatrice baciare i piedi del Signore, e meditava con inganno il bacio del tradimento. Essa scioglieva le sue trecce, questi si legava con la sua passione, offrendo, invece dell'unguento profumato, la sua maleodorante malvagità. L'invidia non sa scegliere ciò che veramente giova. O triste sventura di Giuda, libera le nostre anime, o Dio, da una simile sorte".

Ma di Giuda, a Dio piacendo parleremo domani con più calma. Per ora completiamo il discorso sulla peccatrice. Cerchiamo di immaginare la scena. Una sala di banchetto di una certa raffinatezza, uomini sdraiati su comodi sedili che mangiano e ascoltano il Signore con un po’ di quell'aria che sa di faceto e di perbenismo.
Entra una donna, non guarda in faccia nessuno, lei é abituata al disprezzo, lei la donna di tutti!
Entra nella sala, forse avrà cercato cogli occhi l'Uomo, l' oggetto del suo amore, (e negli eni abbiamo cantato: ama colei che ora ti ama), si rannicchia ai suoi piedi, non le importa più di nessuno, lei ha trovato colui che cercava, e inizia a piangere e colle lacrime lava quei piedi, glieli asciuga coi suoi lunghi capelli, glieli bacia e li unge di profumo, buono, prezioso. Quei piedi immacolati di cui Eva nel Paradiso a sera percepì il suono dei passi e, per timore, si nascose. No, lei, la prostituta non si nasconde più, deve proclamare con la sua gestualità silenziosa le grandi opere che Dio in lei ha compiuto:
"Si compie la liberazione della donna convertita, in virtù del suo profluvio di lacrime e della misericordia del Salvatore. Purificata, nel pianto, per mezzo della confessione, non si vergogna ed esclama: 'Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, ed esaltatelo nei secoli!".
Gesù ha saputo far rinascere l'amore in questa donna di strada perché‚ non le ha chiesto qualcosa come hanno fatto gli altri. Ma Gesù le ha dato qualcosa: il perdono gratuito che é amore, comprensione, misericordia.
Questo è lo Sposo della Chiesa, che la nostra liturgia bizantina, in questi tre giorni ci ha fatto contemplare e meditare. Bisogna che questa meditazione si trasformi in vita vissuta. Bisogna fare esperienza di Dio, di questo nostro Dio che ha fame della nostra santificazione, del nostro Dio che ci colma le lampade di ogni virtù, del nostro Dio, infine, che ci perdona perché‚ il suo amore é eterno e non vuole la morte eterna di nessuno, ma che ci convertiamo e viviamo trasformati, come la peccatrice che subito, avendo intuito la divinità del Cristo capisce che non c'è altro nome che può salvarla, né altro medico che può guarirla, poiché‚ dalle sue piaghe, lei allora come noi oggi, tutti siamo stati guariti, a Lui la gloria e l'onore nei secoli dei secoli. Amen.