sabato 30 maggio 2020

La Domenica Bizantina - Domenica 31 Maggio 2020 - Domenica di Pentecoste

31 MAGGIO 2020
DOMENICA DI PENTECOSTE 






1^ ANTIFONA

I uranì dhiigùnde dhòxan Theù, pìisin dhe chiròn aftù ananghèlli to sterèoma. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Epakùse su Kìrios en imèra thlìpseos, iperaspìse su to ònoma tu Theù Iakòv. Sòson imàs, Paràklite agathè, psàllondàs si: Alliluia.

Ti ascolti il Signore nel giorno della prova, ti protegga il nome del Dio di Giacobbe. Salva, o Paraclito buono, noi che a te cantiamo: Alliluia. 

3^ ANTIFONA

Kìrie, en ti dhinàmi effranthìsete o vasilèfs, ke epì to sotirìo su agalliàsete sfòdhra.

Evloghitòs ì, Christè o Theòs imòn, o pansòfus tus aliìs anadhìxas, katapèmpsas aftìs to Pnèvma to Àghion, ke dhi’aftòn tin ikumènin saghinèfsas, Filànthrope, dhòxa si.

Signore, il re gioisce della tua potenza, ed esulta per la tua salvezza.

Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, che hai mostrato sapienti i pescatori per aver mandato lo Spirito Santo, e per mezzo di essi hai preso, nelle reti il mondo; o amico degli uomini, gloria a te.

ISODIKÒN

Ipsòthiti, Kìrie, en ti dhinàmi su, àsomen ke psalùmen tas dhinastìas su. Sòson imàs, Paràklite agathè, psàllondàs si: Alliluia. 


Innàlzati, Signore, nella tua potenza, canteremo ed inneggeremo alle tue gesta. Salva, o Paraclito buono, noi che a te cantiamo: Alliluia. 

APOLITIKIA

Evloghitòs i, Christè o Theòs imòn, o pansòfus tus aliìs anadhìxas, katapèmpsas aftìs to Pnèvma to Àghion, ke dhi’aftòn tin ikumènin saghinèfsas. Filànthrope, dhòxa si.

Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, che hai mostrato sapienti i pescatori per aver mandato lo Spirito Santo, e per mezzo di essi hai preso nelle reti il mondo; o amico degli uomini, gloria a te.

KONDAKION

Òte katavàs tas glòssas sinèchee, dhiemèrisen èthni o Ìpsistos; òte tu piròs tas glòssas dhiènimen, is enòtita pàndas ekàlese; ke sinfònos dhoxàzomen to panàghion Pnèvma.

Quando l’Altissimo discese e confuse le lingue, divise le genti; ma quando distribuì le lingue di fuoco, tutti richiamò all’unità; ancor noi unitamente glorifichiamo il Santissimo Spirito.

TRISÀGHION

Òsi is Christòn evaptìsthite, Christòn enedhìsasthe. Allilùia.

Quanti siete stati battezzati in Cristo, di Cristo vi siete rivestiti. Allilùia.


APOSTOLOS (Atti 2, 1-11)

- Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola. (Sal 18,5).

- I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. (Sal 18,2).

Dagli Atti degli Apostoli.

    Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.
   Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.
   Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.
   Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”.

Alliluia (3 volte).

- Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, e dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. (Sal. 32,6).

Alliluia (3 volte).

- Il Signore guarda dal cielo, vede tutti i figli degli uomini. (Sal. 32,13).
Alliluia (3 volte).


VANGELO (Giovanni 7, 37-52; 8,12)

   Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. 
   Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato. All’udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: “Questi è davvero il profeta!”. Altri dicevano: “Questi è il Cristo!”. 
    Altri invece dicevano: “Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?”.
   E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: “Perché non lo avete condotto?”. Risposero le guardie: “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!”. Ma i farisei replicarono loro: “Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!”. 
    Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: “La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”. Gli risposero: “Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea”. 
   Di nuovo Gesù parlò loro: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.

MEGALINARION

Mi tis fthoràs dhiapìra kioforìsasan, ke pandechnìmoni Lògo sàrka dhanìsasan, Mìter apìrandhre, Parthène Theotòke, dhochìon tu astèktu, chorìon tu apìru Plasturgù su, se megalìnomen.

Madre inviolata, Vergine genitrice di Dio, noi magnifichiamo te, che, senza opera di uomo, hai concepito e dato la carne al Verbo creatore, o ricettacolo di colui che è infinito, abitazione dell’immenso tuo fattore.

KINONIKON

To Pnèvma su to agathòn odhighìsi me en ghi efthìa. Allilùia. 

Il tuo Spirito buono mi guidi per la via diritta. Allilùia..


DOPO “SOSON, O THEOS”: 

Evloghitòs ì, Christè .... Benedetto sei tu, o Cristo ...

Preghiera dell’Ambone

    Dopo la passione e la Resurrezione, avendo tu adempiuto la tua ascensione al cielo, che abbassasti per incarnarti a favore nostro dalla Vergine, e disceso, Cristo, la tua promessa fondasti sulla terra con la venuta del tuo Spirito Paraclito sui tuoi discepoli terreni.
   Ferma e tuttasanta dimora in essi, e mediante essi a quelli che avrebbero creduto con confermata stabilità, e con i tuoi variegati doni fondata la Chiesa, non togliere via la sua grazia da noi, contaminati dai peccati, ma fa morire ogni animo carnale presente in noi, che impedisce la sua Presenza in noi, respingi via da noi ogni pensiero che con parole e atti lo contristino, e ogni contaminata passione molesta e ottenebrante le nostre anime con la fermezza della sua luce.
   Fa’ di noi i ricettacoli della sua gloria, imitando noi il cenacolo di Sion, riempito del suo irraggiare. Mostra noi come troni del suo fuoco spirituale, ad imitazione degli Apostoli tuoi che lo ricevettero all'inizio, così che da lui resi saldi, siamo guidati sulla terra retta della tua immortale e beata promessa, dove sta la dimora di quanti si allietano in te e senza cessare glorificano te. Poiché tu sei il tutto glorificato insieme con il Padre tuo che non ha principio e il tuo coeterno e tuttosanto e buono vivificante Spirito, ora e sempre e per i secoli dei secoli.

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”

Evloghitòs ì, Christè .... Benedetto sei tu, o Cristo ....


QUESTA SERA: VESPERO DELLO SPIRITO SANTO.

giovedì 28 maggio 2020

Parti proprie del Vespro di Pentecoste

Vespro di Pentecoste


Tono I 

Festeggiamo la Pentecoste, * la venuta dello Spirito, * la realizzazione della promessa, * il compimento della speranza: * quale mistero festeggiamo! * Quanto grande ed augusto! * Noi dunque a te acclamiamo: * Artefice dell’universo, Signore, * gloria a te. 

Hai iniziato i tuoi discepoli * a lingue di genti straniere, * perché con esse annunciassero te, * Dio Verbo immortale * che elargisci alle anime nostre * la grande misericordia˚.

Ogni bene procura lo Spirito santo: * fa scaturire le profezie, * ordina i sacerdoti, * ha insegnato la sapienza agli illetterati, * ha reso teologi i pescatori, * tiene saldo tutto l’armonico ordinamento della Chiesa. * O tu, consustanziale al Padre e al Figlio, * con essi assiso sull’unico trono, * o Paraclito, gloria a te.

Tono 2

Abbiamo visto la luce vera, * abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, * abbiamo trovato la fede vera, * adorando l’indivisibile Triade: * essa infatti ci ha salvati. 

Con i profeti ci hai annunciato la via della salvezza, * e con gli apostoli, o Salvatore nostro, * è rifulsa la grazia del tuo Spirito. * Tu sei il nostro Dio, * sei Dio prima, * Dio dopo, * e per i secoli ˚.
Nei tuoi atrii inneggerò a te, * Salvatore del mondo, * e adorerò in ginocchio la tua invitta potenza: * la sera, al mattino, a mezzogiorno˚ * e in ogni tempo, * ti benedirò, Signore.

Nei tuoi atrii, Signore, * piegando le ginocchia del corpo e dell’anima, * noi fedeli cantiamo a te, * Padre che non hai avuto principio, * al Figlio, come te senza principio, * e al santissimo Spirito a te coeterno * che illumina e santifica le anime nostre.

Inneggiamo alla Trinità consustanziale: * al Padre, al Figlio e al santo Spirito, * perché questo hanno annunciato tutti i profeti, * e gli apostoli insieme ai martiri.

Gloria. Ora e sempre. Tono 8

Venite, popoli, * adoriamo la Deità trisipostatica: * il Figlio nel Padre * insieme al santo Spirito. * Il Padre infatti ha intemporalmente generato * il Figlio coeterno e con lui regnante, * e lo Spirito santo era nel Padre, * glorificato insieme al Figlio; * una sola potenza, una sola sostanza, * una sola divinità * che noi tutti adoriamo dicendo: * Santo Dio, * che tutto hai creato mediante il Figlio, * con la sinergia del santo Spirito; * Santo forte, * per il quale abbiamo conosciuto il Padre * e per il quale lo Spirito santo * è venuto nel mondo; * Santo immortale, * o Spirito Paraclito, * che dal Padre procedi * e nel Figlio riposi. * Trinità santa, gloria a te.


FOS ILARON 

Fos ilaròn aghìas dhòksis athanàtu Patròs, uranìu, aghìu, màkaros, Iisù Christè, elthòndes epì tin ilìu dhìsin, idhòndes fòs esperinòn, imnùmen Patèra Iiòn, kiè àghion Pnèvma Theòn. Axiòn se en pàsi kierìs imnìsthe fonès esìes, Iiè Theù, zoìn o dhidhùs, dhiò o kòsmos se dhoxàzi. 


Luce gioiosa della santa gloria del Padre immortale, celeste, santo, beato, o Cristo Gesú! Giunti al tramonto del sole, e vista la luce vespertina, cantiamo il Padre, il Figlio e il santo Spirito, Dio. È cosa degna cantarti in ogni tempo con voci armoniose, o Figlio di Dio, tu che dai la vita: perciò a te dà gloria il mondo.

PROKIMENON: O Kirios evasìlevsen, efprèpian enedhìsato.

Lettura del libro dei Numeri (11,16-17.24-29).

Disse il Signore a Mosè: Radunami settanta uomini di tra gli anziani del popolo, uomini di cui tu sappia che sono degli anziani del popolo e loro scribi. Li condurrai alla tenda della testimonianza e staranno là con te. Io scenderò e parlerò in quel luogo con te, prenderò dello Spirito che è su di te, lo porrò su di loro, ed essi sosterranno insieme a te il peso del popolo, in modo che tu non debba portarlo da solo. Mosè radunò settanta uomini fra gli anziani del popolo e li dispose intorno alla tenda. Il Signore scese nella nube e parlò con Mosè, poi prese parte dello Spirito che era su di lui e lo pose sui settanta anziani. Come lo Spirito si posò su di loro, essi cominciarono a profetizzare nell’accampamento, ma non continuarono a farlo in seguito. Erano rimasti nell’accampamento due uomini di nome Eldad e Modad, e lo Spirito si posò su di loro: erano stati anch’essi registrati tra i settanta, ma non erano andati alla tenda. Costoro si misero a profetizzare nell’accampamento. Allora un giovane corse ad annunciarlo a Mosè dicendo: Eldad e Modad profetizzano nell’accampamento. Giosuè figlio di Nave, che era al servizio di Mosè, che egli si era scelto, prese la parola e disse: Mosè, mio signore, impediscili. Ma Mosè gli rispose: Saresti forse geloso per me? Volesse il Signore che tutti divenissero profeti nel popolo, quando il Signore inviasse su di loro il suo Spirito!

Lettura della profezia di Gioele (2,23-3,5).

Cosí dice il Signore: Figli di Sion, gioite e rallegratevi nel Signore vostro Dio, perché vi ha dato cibo in giusta misura, e farà scendere per voi la pioggia primaverile e quella autunnale come un tempo. Le vostre aie si riempiranno di frumento e i vostri torchi traboccheranno di vino e di olio. Vi compenserò per le annate divorate dalla locusta, dal bruco, dal grillo e dalle cavallette, il grande esercito che ho mandato contro di voi. Mangerete in abbondanza, vi sazierete e loderete il nome del Signore vostro Dio che ha fatto prodigi con voi: il mio popolo non dovrà mai piú arrossire. Riconoscerete che io sono in mezzo a Israele, che io sono il Signore vostro Dio e non c’è altri all’infuori di me: mai piú il mio popolo dovrà arrossire. E dopo ciò riverserò del mio Spirito su ogni carne, e profetizzeranno i vostri figli e le vostre figlie, i vostri anziani avranno sogni e i vostri giovani avranno visioni. Sí, anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni riverserò del mio Spirito e diverranno profeti. Farò prodigi in alto nel cielo, e in basso darò segni sulla terra: sangue, fuoco e vapore di fumo. Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e a tutti manifesto, e allora chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato.

Lettura della profezia di Ezechiele (36,24-28).

Cosí dice il Signore: Vi prenderò di tra le genti, vi radunerò da tutte le terre e vi introdurrò nella vostra terra: vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, e io vi purificherò: vi darò un cuore nuovo e uno spirito nuovo; toglierò il cuore di pietra dalla vostra carne e vi darò un cuore di carne, metterò in voi il mio Spirito e farò sí che camminiate nei miei precetti, che custodiate e mettiate in pratica i miei decreti. Abiterete nella terra che ho dato ai vostri padri, sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.

Alla lití. Stichirá idiómela. Tono 2.

Con i profeti ci hai annunciato la via della salvezza, * e con gli apostoli, o Salvatore nostro, * è rifulsa la grazia del tuo Spirito. * Tu sei il nostro Dio, * sei Dio prima, * Dio dopo, * e per i secoli ˚.
Gloria. Ora e sempre. Tono 8

Quando inviasti il tuo Spirito, Signore, * agli apostoli seduti in casa, * i figli degli ebrei videro * e sbigottirono per la meraviglia: * li udivano infatti esprimersi in lingue straniere, * come lo Spirito concedeva loro; * infatti, da illetterati che erano, * essi erano divenuti sapienti * e conquistando le genti alla fede, * esponevano loro con eloquenza le cose divine. * Anche noi dunque a te acclamiamo: * O tu che sei apparso sulla terra * e ci hai salvati dall’errore, * Signore, * gloria a te.

Segue la benedizione del pane

 Stichirá idiómela. Tono 6

Poiché le genti ignoravano, o Signore, * la potenza dello Spirito santissimo * effusa sui tuoi apostoli, * attribuivano a ubriachezza * l’alternarsi delle diverse lingue. * Ma noi, che da loro siamo stati confermati, * incessantemente così diciamo: * Il tuo santo Spirito non togliere da noi˚, * o amico degli uomini, * te ne preghiamo.

Un cuore puro crea in me, o Dio, e uno spirito retto rinnova nelle mie viscere.

Signore, * l’effusione del tuo santo Spirito * che ha colmato i tuoi apostoli, * li ha resi capaci di parlare in lingue straniere: * il prodigio pareva dunque ubriachezza agli increduli, * ma, per i credenti, era apportatore di salvezza. * Rendi degni anche noi dell’illuminazione del tuo Spirito, * o amico degli uomini, * te ne preghiamo.

Non rigettarmi dal tuo volto, e il tuo Spirito santo non togliere da me.

Re celeste, Paraclito, * Spirito della verità˚, * tu che ovunque sei e tutto riempi˚, * tesoro dei beni * ed elargitore di vita, * vieni e poni in noi la tua dimora, * purificaci da ogni macchia * e salva, o buono, le anime nostre.

Gloria. Ora e sempre. Tono 8

Un tempo si confusero le lingue * per l’audacia che spinse a costruire la torre˚, * ma ora le lingue sono riempite di sapienza * per la gloria della scienza divina. * Là, Dio condannò gli empi per la loro colpa, * qui il Cristo illumina i pescatori con lo Spirito. * Allora si produsse come castigo l’impossibilità di parlarsi, * adesso si inaugura la concorde sinfonia delle voci * per la salvezza delle anime nostre.

Apolytíkion. Tono pl. 4.

Evloghitòs i, Christè o Theòs imòn, o pansòfus tus aliìs anadhìxas, katapèmpsas aftìs to Pnèvma to Àghion, ke dhi’aftòn tin ikumènin saghinèfsas. Filànthrope, dhòxa si.

Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro: * tu hai reso sapientissimi i pescatori, * inviando loro lo Spirito santo˚, * e per mezzo loro * hai preso nella rete l’universo˚. * Amico degli uomini, gloria a te. 

sabato 23 maggio 2020

La Domenica Bizantina - Domenica 24 Maggio 2020 - Domenica dei Santi Padri - Ottava del Ss.mo Crocifisso

24 MAGGIO 2020
DOMENICA VII DI PASQUA
Dei Ss. Padri del I Concilio Ecumenico di Nicea.
Ottava del Ss.mo Crocifisso



SAN SIMEONE ANACORETA.

Tono pl. II. Eothinon X.

1^ ANTIFONA

Pànda ta éthni, krotìsate chìras, alalàxate to Theò en fonì agalliàseos. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Popoli tutti, applaudite; acclamate a Dio con voce d’esultanza. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Mègas Kìrios ke enetòs sfòdhra, en pòli tu Theù imon, en òri aghìo aftù. Sòson imàs, Iiè Theù, o en dhòxi analifthìs af’imòn is tus uranùs, psàllondàs si: Alliluia.

Grande è il Signore e altamente da lodare nella città del nostro Dio, sul suo santo monte. O Figlio di Dio, che sei stato innalzato nella gloria, lontano da noi nei cieli, salva noi che a te cantiamo: Allilùia.

3^ ANTIFONA

Akùsate tàfta, pànda ta èthni, enotìsasthe, pàndes i kati-kùndes tin ikumènin.

Anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, charopiìsas tus mathitàs ti epanghelìa tu Aghìu Pnèvmatos, veveothèndon aftòn dhià tis evloghìas, òti si ì o Iiòs tu Theù, o Litrotìs tu kòsmu.

Udite questo, popoli tutti, prestate orecchio, voi tutti che abitate il mondo.

Ascendesti nella gloria, o Cristo Dio nostro, e rallegrasti i discepoli con la promessa del Santo Spirito, essendo essi confermati per la tua benedizione, che tu sei il Figlio di Dio, il Redentore mondo.

ISODIKÒN

Anèvi o Theòs en alalagmò. Kìrios en fonì sàlpingos. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

È asceso Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su, ke i filàssondes apenekròtisan; ke istato Marìa en to tàfo zitùsa to achrandòn su sòma. Eskìlefsas ton Adhin mi pirasthìs ip’aftù, ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoìn. O anastàs ek ton nekròn, Kìrie, dhòxa si.

Le potenze angeliche si appressarono al tuo sepolcro, e i custodi divennero come morti, mentre Maria stava presso la tomba, cercando il tuo corpo immacolato. Tu hai depredato l’ade, senza esserne toccato; tu sei andato incontro alla Vergine, donano la vita. O risorto dai morti, Signore, gloria a te.

Anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, charopiìsas tus mathitàs ti epanghelìa tu Aghìu Pnèvmatos, veveothèndon aftòn dhià tis evloghìas, òti si ì o Iiòs tu Theù, o Litrotìs tu kòsmu.

Ascendesti nella gloria, o Cristo Dio nostro, e rallegrasti i discepoli con la promessa del Santo Spirito, essendo essi confermati per la tua benedizione, che tu sei il Figlio di Dio, il Redentore mondo.

Iperdhedhoxasmènos ì, Christè o Theòs imòn, o fostìras epì ghìs tus Patèras imòn themeliòsas, ke dhi’aftòn pros tin alithinìn pìstin pàndas imàs odhighìsas, polièfsplachne, dhòxa si.     

Cristo Dio nostro, sei oltre ogni dire glorioso! Tu ci hai dato i Santi Padri luminari della terra, e, per mezzo di essi, ci hai condotto alla vera fede; o Dio misericordioso, gloria a Te.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)

Sòson, Kìrie, ton làon su, ke evlòghison tin klironomìan su, nìkas tis Ecclisìas katà varvàron dhorùmenos, ke to sòn filàtton dhià tu Stavrù su polìtevma.

Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità, concedi alla tua Chiesa vittoria sui nemici e custodisci per mezzo della tua Croce il tuo popolo.

KONDAKION

Tin ipèr imòn pliròsas ikonomìan ke ta epì ghìs enòsas tis uranìis, anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, udhamòthen chorizòmenos, allà mènon adhiàstatos, ke voòn tis agapòsi se: egò imì meth’imòn, ke udhìs kath’imòn.

Dopo aver compiuto l’economia in nostro favore e unito le creature celesti alle terrestri, sei asceso al cielo in gloria, o Cristo Dio nostro, senza separarti da nessuna parte, ma rimanendo sempre unito e dicendo a coloro che ti amano: Io sono con voi e nessuno contro di voi.

APOSTOLOS (Atti 20,16-18. 28-36)

- Benedetto sei tu, o Signore, Dio dei Padri nostri, e lodato e glorificato è il tuo nome nei secoli. (Dan 3,26).

- Poiché sei giusto in tutto ciò che hai fatto; e tutte le tue opere sono vere e rette le tue vie. (Dan. 3,27).

Dagli Atti degli Apostoli.

    In quei giorni, Paolo aveva deciso di passare al largo di Efeso per evitare di subire ritardi nella provincia d’Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste. Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa. Quando essi giunsero disse loro: “Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue.
    Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati. Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!”. Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò.

Alliluia (3 volte).

- Parla il Signore, Dio degli dei, convoca la terra da Oriente a Occidente. (Sal 49,1).

Alliluia (3 volte).

- Davanti a me riunite i miei fedeli, che hanno sancito con me l’alleanza, offrendo un sacrificio. (Sal 49,5).

Alliluia (3 volte).

VANGELO (Giovanni 17,1-13)

Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
    Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro: essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
   Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.
   Io non sono più nel mondo: essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 

MEGALINARION

Se tin ipèr nùn ke lògon mitra Theù, tin en chròno ton àchronon afràstos kiìsasan, i pistì omofrònos megalìnomen.

Noi fedeli concordemente magnifichiamo te, Madre di Dio, che, in modo inconcepibile e ineffabile, nel tempo concepisti l’Eterno.


KINONIKON

Anèvi o Theòs en alalagmò, Kìrios en fonì sàlpingos. Alliluia.

È asceso Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Allilùia.

DOPO “SOSON, O THEOS”

Anelìfthis en dhòxi....     Ascendesti nella gloria......

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”

Anelìfthis en dhòxi....     Ascendesti nella gloria......


Sabato prossimo: Commemorazione di tutti i defunti.

giovedì 21 maggio 2020

21 Maggio - Ascensione del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo - Foglio della Divina Liturgia

21 MAGGIO 2020

ASCENSIONE DEL SIGNORE DIO E SALVATORE NOSTRO GESÙ CRISTO.



Santi Costantino ed Elena.



1^ ANTIFONA

Pànda ta éthni, krotìsate chìras, alalàxate to Theò en fonì agalliàseos. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Popoli tutti, applaudite; acclamate a Dio con voce d’esultanza. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Mègas Kìrios ke enetòs sfòdhra, en pòli tu Theù imon, en òri aghìo aftù. Sòson imàs, Iiè Theù, o en dhòxi analifthìs af’imòn is tus uranùs, psàllondàs si: Alliluia.

Grande è il Signore e altamente da lodare nella città del nostro Dio, sul suo santo monte. O Figlio di Dio, che sei stato innalzato nella gloria, lontano da noi nei cieli, salva noi che a te cantiamo: Allilùia.

3^ ANTIFONA

Akùsate tàfta, pànda ta èthni, enotìsasthe, pàndes i kati-kùndes tin ikumènin.

Anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, charopiìsas tus mathitàs ti epanghelìa tu Aghìu Pnèvmatos, veveothèndon aftòn dhià tis evloghìas, òti si ì o Iiòs tu Theù, o Litrotìs tu kòsmu.

Udite questo, popoli tutti, prestate orecchio, voi tutti che abitate il mondo.

Ascendesti nella gloria, o Cristo Dio nostro, e rallegrasti i discepoli con la promessa del Santo Spirito, essendo essi confermati per la tua benedizione, che tu sei il Figlio di Dio, il Redentore mondo.

ISODIKÒN

Anèvi o Theòs en alàlagmo, Kìrios enfònì sàlpingos. Sòson imàs, Iiè Theù, o en dhòxi analifthìs af’imòn is tus uranùs, psàllondàs si: Alliluia.

È asceso Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. O Figlio di Dio, che sei stato innalzato nella gloria, lontano da noi nei cieli, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

Anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, charopiìsas tus mathitàs ti epanghelìa tu Aghìu Pnèvmatos, veveothèndon aftòn dhià tis evloghìas, òti si ì o Iiòs tu Theù, o Litrotìs tu kòsmu.

Ascendesti nella gloria, o Cristo Dio nostro, e rallegrasti i discepoli con la promessa del Santo Spirito, essendo essi confermati per la tua benedizione, che tu sei il Figlio di Dio, il Redentore mondo.

Tu Stavrù su ton tipon en uranò theasamenos ke os o Pavlos tin klisin ux ex antropon dexamenos, on en vasilevsin Apostolos su, Kirie, Vasilevusan polin ti chirì su paretheto; in pirisoze dia pandòs en irni presvies this Theotoku, mone filantrope.     


Contemplo in cielo il segno della tua croce, e come Paolo, ricevuta la chiamata non da parte di uomini, il tuo apostolo trai re, o Signore, ha consegnato in tua mano la città regia: tu dunque conservala sempre in pace per l’intercessione della Madre di Dio, o solo amico degli uomini.

KONDAKION

Tin ipèr imòn pliròsas ikonomìan ke ta epì ghìs enòsas tis uranìis, anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, udhamòthen chorizòmenos, allà mènon adhiàstatos, ke voòn tis agapòsi se: egò imì meth’imòn, ke udhìs kath’imòn.

Dopo aver compiuto l’economia in nostro favore e unito le creature celesti alle terrestri, sei asceso al cielo in gloria, o Cristo Dio nostro, senza separarti da nessuna parte, ma rimanendo sempre unito e dicendo a coloro che ti amano: Io sono con voi e nessuno contro di voi.

APOSTOLOS (Atti 1, 1 - 12)

- Innalzati sopra i cieli, o Dio, su tutta la terra la tua gloria. (Sal.07,6).

- Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore; voglio cantare e inneggiare nella mia gloria. (Sal. 107,2).


Dagli Atti degli Apostoli.

    Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».
     Così venutisi a trovare insieme, gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».
    Detto questo, fu elevato in alto sotto ì loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».
    Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.

Alliluia (3 volte).

- Popoli tutti, applaudite, acclamate Dio con voci di gioia. (Sal. 46,2).

Alliluia (3 volte).

- È asceso Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. (Sal. 46,6).

Alliluia (3 volte).

VANGELO  (Luca. 24, 36-53)

In quel tempo, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
    Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.
    Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto. Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.
  Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.


MEGALINARION

Se tin ipèr nùn ke lògon mitra Theù, tin en chròno ton àchronon afràstos kiìsasan, i pistì omofrònos megalìnomen.

Noi fedeli concordemente magnifichiamo te, Madre di Dio, che, in modo inconcepibile e ineffabile, nel tempo concepisti l’Eterno.


KINONIKON

Anèvi o Theòs en alalagmò, Kìrios en fonì sàlpingos. Alliluia.

È asceso Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Allilùia.

DOPO “SOSON, O THEOS”: 

Anelìfthis en dhòxi....     Ascendesti nella gloria......


Preghiera dell’Ambone

    Innalza, Sovrano, fino ai cieli i pensieri di noi che adoriamo la tua potenza, e la mente nostra solleva a te dalle cure terrene, tu che in te stesso innalzasti la nostra natura umiliata, e la ponesti nel trono insieme con l'Altissimo Padre. E noi, che cerchiamo le realtà dall'Alto, rendi degni che sulla terra come nel cielo partecipiamo alla cittadinanza dove tu stai intronizzato alla destra di Dio, noi che attendiamo la tua gloriosa e tremenda Parusia, nel modo che mediante gli Angeli facesti conoscere ai beati tuoi Apostoli che contemplavano la tua ascesa al cielo. 
   E annoveraci tra quelli rapiti nelle nubi incontro a te, che viene a giudicare il mondo in giustizia, affinché insieme con essi noi eternamente esultiamo, godendo della tua soavità. Per il compiacimento e l'amore per gli uomini del Padre tuo che non ha principio, con il quale tu sei benedetto e glorificato con il tuo Spirito tuttosanto e buono e vivificante, ora e sempre e per i secoli dei secoli

INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”

Anelìfthis en dhòxi....     Ascendesti nella gloria......

mercoledì 20 maggio 2020

L'Icona dell'Ascensione - Commento teologico, spirituale.

L'ASCENSIONE DEL SIGNORE DIO E SALVATORE
 NOSTRO GESU CRISTO



    La Análêpsis, "Assunzione" al cielo, ha la sua radice festiva a Gerusalemme, nel sec. 4°. Ivi sul luogo stesso dell'evento se ne celebrava la memoria con grande festosità e concorso di fedeli. L’uso primitivo tuttavia era di celebrarlo il giorno della divina Pentecoste. Più tardi la festa fu anticipata al 40° giorno a partire dalla Resurrezione, e così il mercoledì precedente ha anche la funzione di Apódosis, congedo e chiusura della festività pasquale.
    L'Ascensione è una tipica "selezione per accentuazione". Il Mistero unico e indivisibile del Figlio di Dio incarnato morto risorto assunto alla gloria e sempre presente alla sua Chiesa, che si celebra per intero in ogni momento ed aspetto della Liturgia   che sono i divini Misteri, i Misteri sacramentali, le Ore sante, l'Anno liturgico, è stato esplorato ed in un certo senso parcellizzato per farne risaltare ogni splendore. È ovvio, l'Anamnesi dell'Anafora lo riassume con instancabile regolarità, mostrando che "la Festa" è la Resurrezione domenicale, "le Feste" ulteriori sono "le Parti" che si richiamano e vogliono esprimere sempre il Tutto".
    Per sé va segnalato che il N.T. non separa mai nelle visuali, e dunque tanto meno nei testi, gli aspetti dell'Evento centrale: Resurrezione, Ascensione, intronizzazione alla Destra, glorificazione del Signore avvengono all'istante della Resurrezione, che è il passaggio dell'Umanità del Crocifisso all'eone eterno, alla sfera divina, alla Gloria dello Spirito Santo. Che in diretta conseguenza sarà donato agli uomini.
    Aspetto fondamentale dell'Ascensione è la Regalità del Risorto, e l'inizio dell'esercizio del suo Sacerdozio eterno presso il Padre.
    La Chiesa apostolica aveva la forte coscienza che l'Ascensione era un evento necessario, indispensabile, condizionante ogni altra forma di vita della Comunità. Pietro lo afferma fortemente davanti al popolo nel tem-pio, che aveva assistito al miracolo dello storpio alla Porta bella, operato dall'Apostolo "nel Nome di Gesù Cristo il Nazareno" (At 3,1-9), affermando con un discorso kerygmatico che il Cielo doveva accogliere Gesù, Crocifisso ma risorto, affinché potessero venire "i tempi del refrigerio", della dispensazione della Redenzione (At 3,21). Non era altro, questo, che prendere coscienza di quanto aveva promesso il Signore stesso, con insistenza. La sua glorificazione era la condizione necessaria per ricevere i Fiumi dell'Acqua della Vita (Gv 7,37-38, specialmente v. 39).
    In specie nella Cena l'annuncio dell`andata al Padre" si fa insistente. Anzitutto Gesù annuncia la glorificazione sua e del Padre (Gv 13, 31), e alla domanda impaurita di Pietro sul "dove" vada, risponde che per ora nessuno può seguirlo, poi anche Pietro Lo seguirà (Gv 13,36). Quando promette le "dimore" presso il Padre, che deve andare a preparare per farvi risiedere con lui i discepoli, i quali "conoscono la via" (Gv 14,14), Tommaso gli obietta che non sanno "dove" vada (v. 5), e Gesù gli risponde che Egli stesso è "la Via e la Verità e la Vita" (v. 6). Infine rivela ai discepoli sempre attoniti, che deve andare, altrimenti non potrà inviare ad essi il Paraclito (16,7).
    Anche dopo la Resurrezione, ad Emmaus, ribadisce che "era necessario" (verbo dèi, si doveva secondo il Disegno divino) che il Cristo soffrisse ma poi "entrasse nella sua Gloria" (Lc 24,26). Quella Gloria con cui sarebbe tornato alla fine dei tempi, e Gloria del Padre (Lc 9,26).
    L'Ascensione non è un fatto accessorio, non è un "lusso" che il Signore si permette. È una condizione. Come la Croce. Dalla Croce, dalla glorificazione nell'Ascensione come conseguenza della Resurrezione, discenderà con infinita supereffluenza lo Spirito del Padre sugli uomini. E per gli uomini, la recezione dello Spirito Santo è l'unica condizione della salvezza, come proclamerà Pietro la mattina di Pentecoste terminando il suo primo discorso kerigmatico: At 2, 38-39.

T. Federici: “Resuscitò Cristo”  Commento alle letture della Divina Liturgia Bizantina, Eparchia di Piana degli Albanesi - Palermo 1996. 



Icona dell’Ascensione


L’Ascensione (Lc. 24,50-53)

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

L’Ascensione (At. 1,6-11)
Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fisando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.

Il significato dell’icona

Un’icona viene dipinta tenendo conto di due elementi. Il primo è costituito dalla Parola di Dio, l’altro dal “prototipo” ispirato dell’artista e confermato dalla Chiesa.

L’icona dell’Ascensione si compone intorno al racconto che ne fa San Luca sia nel Vangelo che all’inizio degli Atti. Anche in S. Paolo troviamo un riferimento: “Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola “ascese”, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose” (Ef. 4,9-10). E nel Salmo (23,9) leggiamo: “Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche ed entri il Re della gloria”. Le due “porte” indicano i due poli metafisici della terra e i due estremi della corsa della salvezza. Dio discende fino alla porta dell’inferno, la spezza e da lì si eleva fino alla porta del cielo: “Il Signore con la sua discesa ha annientato l’avversario e con la sua ascensione ha esaltato l’uomo”. Il “prototipo” di questa icona è antichissimo. Lo ritroviamo già sulle ampolle di Monza del V e VI secolo e non è mai stato cambiato nei secoli. Esso vede nella parte superiore il Cristo contornato dalle Potenze Angeliche ed in quella inferiore gli Apostoli, la Vergine e gli Angeli. L’icona, pertanto, è divisa in due parti ben distinte: la prima, quella celeste, in cui campeggia la figura del Cristo glorioso; la seconda, quella terrestre, fittamente popolata. Il Signore sale benedicendo e l’icona fa di questo avvenimento l’asse della sua composizione. Questa benedizione è già l’inizio della Pentecoste, l’invio dello Spirito Santo. Si può dire che l’icona dell’Ascensione rappresenta l’epiclesi pentecostale, il momento in cui “io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre” (Gv. 14,16).

Il Cristo

Nella parte superiore, racchiuso nel cerchio cosmico, simbolo dell’eternità, c’è il Cristo benedicente che sale al cielo. Ma, dice l’evangelista “questo Gesù … tornerà un giorno allo stesso modo con cui l’avete visto andare in cielo” (At 1,11) per cui l’immagine ci introduce già nel tempo escatologico della venuta di Cristo nella gloria …”per giudicare i vivi e i morti e il suo Regno non avrà fine”. Il Cristo appare come seduto su un trono di gloria e con vesti di porpora ed oro: i colori per eccellenza della sua regalità. Dalla sua persona, divina ed umana, si sprigiona e s’irradia la luce della divinità per tutta l’ampiezza dei cieli. Il gesto è quello del Pantocratore, cioè di “Colui che contiene in se tutte le cose”, un gesto solenne della destra che esprime la sua signoria sopra ogni cosa, mentre nella sinistra stringe un rotolo simbolo della Parola e del “chirografo”, il documento della nostra condanna che Gesù risorto ha definitivamente cancellato. Si capisce allora che da questa immagine di potenza scaturisce per noi la sorgente della misericordia. Non ci schianta, non ci annienta, ma ci salva.

La natura e gli angeli

L’icona si presenta divisa in due parti nette. Quella superiore, nel cielo dorato, dove c’è il Cristo glorioso, e quella inferiore, segnata dalle rocce e dagli alberi, dove si trovano riuniti gli apostoli, Maria e gli angeli. Anzi pare che tutti i personaggi si trovino immersi e delimitati dalla pesantezza della terra. Dal blocco roccioso si elevano quattro arboscelli verdi e rigogliosi che rappresentano i quattro angoli della terra “sterile”, asservita all’idolatria, che risponde all’annunzio della buona novella, idealmente simboleggiata dai quattro evangelisti. Dall’Ascensione in poi Gesù manda gli apostoli fino agli estremi confini della terra per annunciare la salvezza. Se il paesaggio traccia una leggera frontiera tra quaggiù e l’aldilà, le quattro corone d’alberi del monte degli Ulivi (simbolo della pace) la valicano nettamente e mostrano la natura che prende parte alla liturgia cosmica: Dio si dirige verso il mondo, e il mondo va incontro al suo Re. I colori verde avorio parlano della liberazione mediante la grazia. I due angeli in bianche vesti sono gli angeli della risurrezione che, posti in mezzo agli apostoli, annunciano che il Cristo ascendente in cielo ritornerà nella sua gloria; è un’allusione alla Parola di S. Paolo: “Ogni questione si deciderà sulla dichiarazione di due testimoni” (2Cor 13,1,) e la loro testimonianza è certa. Le loro braccia elevate ricordano l’invito “in alto i cuori” che il sacerdote rivolge all’assemblea all’inizio dell’anafora (preghiera eucaristica): inizia, infatti, la liturgia celeste a cui si unisce quella terrestre, il momento in cui il Figlio ci lascia in eredità il suo corpo, la sua anima, la sua divinità.

La Vergine

Anche se le fonti scritturistiche non parlano esplicitamente della presenza della Vergine al monte degli Ulivi nel giorno dell’Ascensione, la tradizione della Chiesa la raffigura al centro dell’icona con gli apostoli perché così viene presentata per l’ultima volta nel libro degli Atti: “Tutti erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e Maria, la madre di Gesù e i fratelli di lui” (At 1, 13 seg). La Theotokos, dunque, posta al centro, è l’asse del gruppo situato in primo piano. Essa si staglia sullo sfondo del biancore angelico. “Più pura dei cherubini e più grande dei serafini” è il centro prestabilito dove convergono i mondi angelico e umano, la terra e il cielo. Tuttavia il Cristo siede alla destra del Padre, “al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione … capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose” (Ef1,20-23). Figura della Chiesa, la Vergine è sempre rappresentata al di sotto del Cristo. Il suo atteggiamento è duplice: “orante”, è colei che intercede presso Dio, e “purissima” è la santità della Chiesa di fronte al mondo. La sua immutabilità traduce la verità immutabile della Chiesa. La grazia e la leggerezza della sua figura fanno netto contrasto con le figure virili degli apostoli in movimento che la circondano. Il suo significato ecclesiale è sottolineato dalla sua verticalità lanciata verso l’alto e dalle sue mani disposte in offerta e supplica per il mondo. Le tre stelle sulla testa e sulle spalle simboleggiano come sempre la sua verginità prima, durante e dopo il parto. Le estremità delle braccia alzate degli angeli e i piedi della Vergine formano i tre punti di un triangolo, e questa figura si staglia così fortemente sul collegio degli apostoli da tradurre visibilmente l’immagine della Trinità di cui la Chiesa è l’impronta. Gli angeli, infatti, ricordano il Padre e lo Spirito Santo, mentre la Vergine, con la sua corporeità, il Figlio che ha preso le sembianze umane proprio da lei: la sollecitudine “materna” di Dio, Uno e Trino. Le forme geometriche sacre che sostengono la composizione, oltre al triangolo, fanno vedere il cerchio della Chiesa, che passa attraverso le figure esterne degli apostoli e riflette il cerchio che circonda Cristo. Le linea verticale che unisce la testa del Salvatore e quella della Vergine divide l’insieme esattamente in due parti uguali, s’interseca con la linea dell’orizzonte e forma una croce perfetta.

Gli apostoli

Gli apostoli sono divisi in due gruppi di sei: in primo piano, a sinistra, sta Pietro, mentre a destra è raffigurato Paolo. I due sono chiamati, infatti, i coriferi, i principi degli apostoli. Anche se Paolo non era ancora convertito al tempo dell’Ascensione storica di Gesù, l’icona si presenta come una elaborazione teologico-spirituale dell’evento. Paolo è allora raffigurato con gli altri apostoli e con Maria per indicare la Chiesa sposa in attesa del Cristo sposo. San Cirillo di Gerusalemme ci parla anche di un rapporto tutto particolare tra Paolo e l’Ascensione; dice, infatti: “Se Elia giunse fino al primo cielo, Paolo arrivò al terzo: conseguì una dignità più alta. Non vergognarti, allora, dei tuoi apostoli: essi non sono minori di Mosè o inferiori ai profeti, ma sono buoni tra i buoni, anzi migliori tra i buoni. Elia fu trasportato in cielo, ma Pietro ha le chiavi del Regno dei Cieli, perché si sentì dire: ‘Qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli’. Elia fu assunto solamente in cielo; Paolo invece non solo in cielo ma anche in Paradiso – conveniva, infatti, che i discepoli di Gesù ricevessero una grazia più abbondante – e ascoltò parole arcane che uomo non può dire. Paolo discese non perché fosse indegno di dimorare nel terzo cielo ma affinché, discendendo arricchito e pieno di gloria, predicasse il Cristo, morisse per lui e ricevesse la gloria del martirio”. Gli sguardi degli apostoli sono rivolti alcuni verso il Cristo glorioso, altri verso gli angeli. Quelli che guardano verso il Cristo sembrano gridare come il profeta Eliseo quando si vide “rapire” il suo maestro Elia su di un carro di fuoco: “Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere” (2Re 2,12). Mentre quelli che guardano verso gli angeli ascoltano la promessa: “Tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 11 )