sabato 29 febbraio 2020

Processione e Synodikon dell'Ortodossia


 Domenica dellOrtodossia




  




Processione E proclamazione del
Sinodikon

Parrocchia di san Nicola
Mezzojuso 2020

Alla fine della Preghiera dell’Ambone, dopo aver cantato l’Ii to Onoma Kiriu si fa la processione con le Sante Iconi sia all’interno che all’esterno della Chiesa.

Durante la Processione, si canta il Theos Kirios

Theòs Kirios, kè epèfanen imìn; evloghimènos o erchòmenos en onòmati Kirìu.

Date gloria al Signore, poiché è buono, poiché la sua misericordia è eterna.

Theòs Kirios, kè epèfanen imìn; evloghimènos o erchòmenos en onòmati Kirìu.

I miei nemici mi hanno accerchiato; ma col tuo nome mi sono difeso da loro.

Theòs Kirios, kè epèfanen imìn; evloghimènos o erchòmenos en onòmati Kirìu.

Questa è opera del Signore ed è meravigliosa dinanzi ai nostri occhi.

Theòs Kirios, kè epèfanen imìn; evloghimènos o erchòmenos en onòmati Kirìu.

Sacerdote: Abbi pietà di noi, o Dio, secondo la tua grande misericordia: noi Ti preghiamo, esaudiscici ed abbi pietà!

Tutti: Kìrie elèison (3volte)

Sacerdote: Ti preghiamo ancora per il nostro Vescovo  e per tutta la nostra fraternità in Cristo!

Tutti: Kìrie elèison

Sacerdote: Ti preghiamo ancora per questo nostro paese, per questa nostra parrocchia per ogni città e paese, e per tutti i fedeli che vi abitano!

Tutti: Kìrie elèison!

Il  celebrante legge il sinodikon.

Sacerdote: I Profeti lo hanno visto, gli Apostoli lo hanno insegnato, la Chiesa lo ha ricevuto, i Dottori hanno formulato il dogma. E il mondo intero lo ha accolto. Così la grazia è rifulsa, la verità è stata manifestata, la menzogna è stata messa a tacere, la sapienza si è affermata apertamente e Cristo ha coronato tutto. Così noi pensiamo, affermiamo e predichiamo Cristo nostro vero Dio e i suoi Santi. Li veneriamo nelle parole, negli scritti, nelle riflessioni, nei sacrifici, nei tempi e nelle immagini. Adoriamo e veneriamo Cristo come Dio e Maestro. Onoriamo i Santi a causa del comune Maestro come i suoi servitori generosi e tributiamo loro la venerazione conveniente.
Questa è la fede degli Apostoli, la fede dei Padri, la fede vera.
Questa fede sostiene l’universo.
Pertanto, per la gloria ed il rispetto della pietà, noi acclamiamo i predicatori che generosamente hanno combattuto per la pietà e, come dei figli e dei fratelli, diciamo: eterna sia la loro memoria.

Tutti: Eterna sia la loro memoria!

Sacerdote: Confortati dalle loro lotte sino alla morte, le loro sofferenze ed il loro insegnamento a favore della pietà, supplichiamo il Signore di ricevere anche noi l’istruzione e la forza, e di diventare degni imitatori della loro vita divina.

Per le misericordie e la grazia del grande e primo supremo sacerdote Cristo, il nostro vero Dio, per le preghiere della gloriosa Signora nostra, Madre di Dio e sempre Vergine Maria, e degli Angeli che contemplano Dio e di tutti i Santi.
Tutti: Amìn.

Mentre i Celebranti venerano l’Icona, si canta

Tin àchrandon icòna su proskinùmen Agathè, etùmeni sinchòrisin ton ptesmàton imòn, Christè o Theòs, vulìsi gar ivdhòkisas sarkì anelthìn en to stavrò, ìna rìsi us èplasas ek tis dhulìas tu ecthrù, òthen evcharìstos voòmen si: charàs eplìrosas ta pànda, o Sotìr imòn, paraghenòmenos is to sòse ton kòsmon.

Veneriamo la tua purissima icona, o Buono, chiedendo perdono per le nostre colpe, o Cristo Dio. Ti sei benignamente degnato di salire volontariamente con il tuo Corpo sulla Croce, per liberare dalla schiavitù del nemico coloro che hai plasmato. Pertanto, con riconoscenza, a Te gridiamo: Hai riempito di gaudio l’universo, o nostro Salvatore, venuto a salvare il mondo.

Domenica dell'Ortodossia di Tommaso Federici

GRANDE E SANTA QUARESIMA


    La rubrica della Domenica la indica così: "Facciamo il memoriale (anámnêsis) del Ristabilimento delle sante e venerabili Icone". Non a caso la "Grande Quaresima", "i Digiuni", in un certo senso tendono all'anastêlósis, il "risituare su colonna", ristabilire i fedeli come icona battesimale, assimilati al loro Signore Sofferente ma Risorto nella Gloria dello Spirito del Padre, venerato nelle sante icone per essere adorato come Dio da Dio. È difficile sintetizzare già la ricchezza tematica celebrativa della Domenica la di Quaresima, con la settimana che degnamente la precede e prepara. Intanto, in questa settimana la preghiera e il digiuno si fanno più intensi, più serrati, come è possibile osservare già dall'ufficiatura delle Ore sante. Si fa anche più netta e significante la separazione dei giorni "aliturgici" da quelli "liturgici", sabato e Domenica. Diviso in 4 sezioni, dal lunedì al giovedì della settimana si canta il "Canone grande" di S. Andrea di Creta, il quale è certo un testo liturgico, tuttavia è anche fondamentale per la teologia e la spiritualità della Chiesa ben oltre la Quaresima. Come si accennò, si celebra nei giorni prescritti la Liturgia dei Presantificati come tipica conclusione del Vespro. La Quaresima per la sua solennità ineguagliabile di tutti i suoi giorni, vede un fatto, del resto comune a tutte le Chiese orientali, per cui le feste sono diradate, ed intervengono solo se capita il Santo titolare della chiesa; a Febbraio si celebra solo il 24, l’Invenzione della sacra testa di S. Giovanni Battista; a Marzo solo il 9, la memoria dei 40 Martiri di Sebaste, ed il 25 l’Euaggelismós alla Semprevergine Maria.


DOMENICA DELL'ORTODOSSIA  
O DOMENICA 1a DEI DIGIUNI

    La Domenica che inaugura il grande e santo periodo "dei Digiuní", Néstéia, che dura 40 giorni, la Tessarakosté, o Quaresima (dal latino quadragesima), mostra l’assoluta originalità della Chiesa bizantina in comparazione con l'ufficiatura quaresimale di tutte le altre Chiese. Infatti essa è dedicata con festosa ma grave solennità alla riaffermazione ecclesiale dell'Orthodoxía, la purezza immacolata dei Dogmi salvifici, della Fede divina, quale fatto vitale, globale ed intangibile, poiché ricevuto dalla Tradizione divina apostolica. La punta di questa celebrazione è rivolta alla memoria liturgica della santa Sinodo dell'843, quando la Basilissa Teodora, che era reggente per il legittimo erede al trono imperiale, suo figlio minore Michele III, restaurata l'icona del Signore alla porta di Calchea, che era stata distrutta come segno dello scatenamento della lotta contro il culto íconico, finalmente fece celebrare una Sinodo in cui, condannata la perniciosa eresia dell'iconoclastia o iconomachia, si dichiarava il ritorno definitivo all’Orthodoxìa plenaria e intangibile. Successiva-mente, poiché la proclamazione avvenne alla Domenica la di Quaresima di quell'anno, questa medesima Domenica fu l'occasione anche della condanna solenne di tutte le eresie. Per questo, alla fine dell'ufficio del Mattutino, ci si reca in processione in un luogo preparato, portando le "ícone sante e venerabili", e si dà lettura del Synodikón dell'843, ossia del documento di quella Sinodo, e della "definizione" (hóros) della Sinodo di Nicea II, Ecumenico 7°, del 787; contestualmente si acclama con la formula "eterna la sua memoria", ripetuta 3 volte, ad ognuno dei grandi campioni della fede, i Padri ortodossi, e con la formula anche essa triplice "anatema!" si condannano gli eretici di tutte le epoche. La Sinodo di Nicea II stabilì un argomento di convenienza: "quanto la Parola rivela, l'icona manifesta e mostra"; la devozione "relativa" all'icona è supporto dell'adorazione al divino Prototipo. Venerare le "sante icone" non è idololatria - accusa iconomaca molto insistita, pretesto per mettere a morte i resistenti -, ma vera pietà religiosa.


T. Federici: “Resuscitò Cristo” Commento alle letture della Divina Liturgia Bizantina", Eparchia di Piana degli Albanesi - Palermo 1996

La Domenica Bizantina - Domenica 1 Marzo 2020 - Domenica Prima di Quaresima: del Trionfo dell'Ortodossia

1 MARZO 2020
DOMENICA I DI QUARESIMA: TRIONFO DELL’ORTODOSSIA


Memoria della santa martire Eudocia di Samaria (sotto Traiano, 98-117).

Tono pl. I; Eothinòn IV

(Divina Liturgia di San Basilio)

1^ ANTIFONA

O Kìrios evasìlefen, efprèpian enedhìsato, enedhìsato o Kìrios dhìnamin ke periezòsato. Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs.

Il Signore regna, si è rivestito di splendore, il Signore si è ammantato di fortezza e se n’è cinto. Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.

2^ ANTIFONA

Exomologhisàsthosan to Kirìo ta elèi aftù, ke ta thavmàsia aftù tis iìs ton anthròpon. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia

Celebrino il Signore per le sue meraviglie e per le sue misericordie a pro dei figli degli uomini. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

3^ ANTIFONA

Enesàtosan aftòn i uranì ke i ghì, thàlassa ke pànda ta èrponda en aftì.

Tin àchrandon ikòna su proskinùmen, Agathè, etùmeni sin-chòrisin ton ptesmàton imòn, Christè o Theòs; vulìsi gar ivdhòkisas sarkì anelthìn en to stavrò, ìna rìsis ùs èplasas ek tis dhulìas tu echthrù; òthen efcharìstos voòmen si: Charàs eplìrosas ta pànda, o Sotìr imòn, paraghenòmenos is to sòse ton kòsmon.

Diano lode a lui i cieli e la terra, il mare e tutto quanto in esso si muove.

Veneriamo la tua purissima icona, o buono, chiedendo perdono delle nostre colpe, o Cristo Dio. Ti sei benignamente degnato infatti di salire volontariamente con il tuo corpo sulla Croce per liberare dalla schiavitù del nemico coloro che tu hai plasmato; pertanto con riconoscenza a te gridiamo: hai riempito di gaudio l’universo, o nostro Salvato-re, venuto a salvare il mondo.

ISODIKÒN

Dhèfte proskinìsomen ke prospèsomen Christò. Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.

Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a Cristo. O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

APOLITIKIA

Ton sinànarchon Lògon Patrì ke Pnèvmati, ton ek Parthènu techthènda is sotirìan imòn animnìsomen, pistì, ke proskinìsomen; òti ivdhòkise sarkì anelthìn en to Stavrò, ke thànaton ipomìne, ke eghìre tus tethneòtas en ti endhòxo Anastàsi aftù.

Cantiamo, fedeli, e adoriamo il Verbo coeterno al Padre ed allo Spirito, partorito dalla Vergine a nostra salvezza: perché nella carne ha voluto salire sulla croce, sottoporsi alla morte e risuscitare i morti con la sua risurrezione gloriosa.

Tin àchrandon ikòna su proskinùmen, Agathè, etùmeni sinchòrisin ton ptesmàton imòn, Christè o Theòs; vulìsi gar ivdhòkisas sarkì anelthìn en to stavrò, ìna rìsis ùs èplasas ek tis dhulìas tu echthrù; òthen efcharìstos voòmen si: Charàs eplìrosas ta pànda, o Sotìr imòn, paraghenòmenos is to sòse ton kòsmon.     


Veneriamo la tua purissima icona, o buono, chiedendo perdono delle nostre colpe, o Cristo Dio. Ti sei benignamente degnato infatti di salire volontariamente con il tuo corpo sulla Croce per liberare dalla schiavitù del nemico coloro che tu hai plasmato; pertanto con riconoscenza a te gridiamo: hai riempito di gaudio l’universo, o nostro Salvato-re, venuto a salvare il mondo.

APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)

Kanòna pìsteos ke ikòna praòtitos enkratìas dhidàskalon anèdhixè se ti pìmni su i ton pragmàton alìthia; dhià tùto ektìso ti tapinosi ta ipsilà, ti ptochìa ta plùsia; Pàter Ierarcha Nicòlae, prèsveve Christò to Theò, sothìne tas psichàs imòn.

Regola di fede immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza, Padre Gerarca Nicola prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

KONDAKION

Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria, os litrothìsa ton dhinòn efcharistìria anagràfo sì i pòlis su, Theotòke.  All’os èchusa to kràtos aprosmàchiton, ek pandìon me kindhìnon elefthèroson, ìna kràzo si: Chère, Nìmfi anìmfefte.

A te che, qual condottiera, per me combattesti, innalzo l’inno della vittoria; a te porgo i dovuti ringraziamenti io che sono la tua città, o Madre di Dio. Tu, per l’invincibile tua potenza, liberami da ogni sorta di pericoli, affinché possa a te gridare: salve, o sposa sempre vergine.

APOSTOLOS (Eb 11, 24-26. 32-40)

-Benedetto sei tu, o Signore, Dio dei padri nostri, e lodato e glorificato è il tuo nome nei secoli. (Daniele 3, 26).

-Poiché sei giusto in tutto ciò che hai fatto, e tutte le tue opere sono vere e rette le tue vie. (Daniele 3, 27).

Dalla  lettera  agli Ebrei.

    Fratelli, per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato.
    Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa.
    E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri.
    Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia.
    Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati - di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. 
    Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

Alliluia (3volte)

- Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti e Samuele tra quanti invocano il suo nome (Sal 99,6). 

Alliluia (3 volte)

- Invocavano il Signore ed egli rispondeva, parlava loro da una colonna di nubi. (Sal 99,6b-7°).  

Alliluia (3 volte).


VANGELO (Giovanni 1, 43-51)

    In quel tempo, Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: “Seguimi”. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. Natanaèle esclamò: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”.
    Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”. Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaèle gli domandò: “Come mi conosci?”.
    Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Gli replicò Natanaèle: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”. Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”.


MEGALINARION

Epì sì chèri, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghèlon to sìstima ke anthròpon to ghènos, ighiasmène naè ke paràdhise loghikè, parthenikòn kàfchima, ex ìs Theòs esarkòthi, ke pedhìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Theòs imòn. Tin gàr sìn mìtran thrònon epìise, ke tin sìn gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì sì chèri, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, dhòxa si.

In te si rallegra, o piena di grazia, tutto il creato: e gli angelici cori e l’umana progenie, o tempio santo e razionale paradiso, vanto delle vergini. Da te ha preso carne Dio ed è divenuto bambino colui che fin dall’eternità è il Dio nostro. Del tuo seno infatti egli fece il suo trono, rendendolo più vasto dei cieli. In te, o piena di grazia, si rallegra tutto il creato. Gloria a te. 

AI DITTICI

Ton uranofàndora tu Christù, mìstin tu despòtu, ton fostìra ton fainòn, ton ek Kesarìas ke Kappadhòkon chòras, Vasìlion ton mègan pàndes timìsomen.

Orsù! Onoriamo tutti il celeste rappresentante di Cristo, l’iniziato ai misteri del Signore, l’astro splendente da Cesarea e dalla regione di Cappadocia, il Grande Basilio!


KINONIKON

Enìte ton Kìrion ek ton uranòn; enìte aftòn en tis ipsìstis. Alliluia

Lodate il Signore dai cieli, lodatelo lassù nell’allto. Alliluia.

DOPO “SOSON, O THEOS”

Tin àchrandon ikòna su pro-skinùmen, …..La tua immacolata icona veneriamo, …..

Preghiera dell’Ambone

    O sovrano Dio nostro, supplichiamo la tua bontà: ascolta i tuoi servi indegni: concedici di arrivare alla fine desiderata di questi giorni di digiuno che tu ci hai concessi per correggerci nell'uso dei beni presenti e guidarci al conseguimento dei premi futuri a cui aneliamo.
    Spogliaci delle opere delle tenebre e ornaci dì quelle della luce: donaci la grazia della penitenza sincera e della preghiera umile e a te accettevole.
   Che il nostro Sovrano ancor lui in digiuno, e in preghiera risplenda per le vittorie, e ciò per la misericordia del tuo unigenito Figlio col quale sei benedetto insieme con lo Spirito Santo ora e nei secoli.

giovedì 27 febbraio 2020

Proprio della Projasmena del Venerdì della Prima Settimana di Quaresima

VENERDÍ DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA



5 versetti 

Tono V

1) Venite, fedeli, * facciamo nella luce le opere della luce, * come in pieno giorno comportiamoci con decoro; * cancelliamo ogni debito del prossimo, * non siamo per lui di inciampo o di scandalo; * rinunciamo al benessere della carne; * facciamo crescere i carismi dell’anima; * diamo pane agli indigenti * e accostiamoci a Cristo gridando pentiti: * O Dio nostro, abbi pietà di noi.

Tono 2.

2) Venite, amici tutti dei màrtiri, * facciamo spiritualmente festa e assemblea solenne: * oggi infatti il martire Teodoro * ci apparecchia una mistica mensa, * che allieta noi amici della festa, * affinché a lui gridiamo: * Gioisci invincibile vittorioso * che hai buttato a terra le minacce dei tiranni; * gioisci, tu che per il Cristo Dio * hai consegnato ai tormenti il tuo corpo di argilla; * gioisci, tu che tra multiformi pericoli * sei divenuto provato guerriero del celeste esercito. * Noi dunque ti supplichiamo, * ornamento dei màrtiri, * intercedi per le anime nostre.

3) Tu effondi, o martire Teodoro, * la grazia dei prodigi da Dio a te donata, * su tutti quanti a te accorrono con fede. * Per essa noi ti lodiamo dicendo: * Tu riscatti i prigionieri, * risani i malati, * arricchisci i bisognosi, * salvi i naviganti, * trattieni i servi da una fuga sconsiderata, * avverti del danno * quanti sono stati depredati, o atleta; * ammonisci i soldati perché si astengano dalla rapina; * compassionevole, doni ai bambini ciò che chiedono; * sei fervido protettore * di quanti celebrano la tua sacra memoria: * insieme a loro, o sacratissimo atleta, * chiedi al Cristo anche per noi, * che cantiamo il tuo martirio, * la grande misericordia.

4) Sei divenuto sommo dono di Dio, * o martire Teodoro, * perché anche dopo la morte, come da vivo, * elargisci ciò che chiedono * a quanti accorrono a te; * per questo un giorno, giunta nel tuo tempio, * una vedova lo bagnava di lacrime * per il figlio della poverella * rapito e fatto prigioniero da un esercito di infedeli; * e tu, nella tua compassione, * salito su di un cavallo bianco, * invisibilmente le ponesti a fianco il ragazzo; * e dopo questo e insieme a questo * non smettesti di operare prodigi. * Chiedi dunque al Cristo Dio * la salvezza delle anime nostre. 

5) Ti onoro come uomo che trae il nome * dai doni divini, * o Teodoro tre volte beato: * ti sei infatti rivelato astro senza tramonto * della luce divina * e hai illuminato l’universo con le tue lotte. * Mostrandoti più vigoroso del fuoco, * hai estinto la fiamma, * e hai spezzato la testa * del drago ingannatore: * per questo nelle tue lotte, * Cristo, piegandosi su di te, * ha incoronato la tua testa divina, * o megalomartire lottatore. * Poiché dunque con Dio hai franchezza, * prega assiduamente * per la salvezza delle anime nostre.

Gloria. Tono VI.

Il nemico, servendosi quale strumento del tiranno, * che come lui aveva apostatato, * con orribile disegno tentava di contaminare * il pio popolo purificato dal digiuno * con cibi presi da turpi sacrifici; * ma tu con più sapiente disegno * sventasti la sua macchinazione, * apparendo in sogno al pontefice di allora * per svelare il piano segreto * e manifestare la perfidia della trama; * offrendo così a te sacrifici di ringraziamento, * ti dichiariamo salvatore, * celebrando l’annuale memoria dell’evento, * e chiedendo anche, per la tua intercessione presso Dio, * o martire Teodoro, * di essere preservati indenni dalle insidie del nemico.

Ora e sempre. tono IV.
Avendo te, o Madre di Dio, come speranza e protezione, non ci lasciamo atterrire dalle insidie dei nemici, perché tu salvi le anime nostre.

Letture

Prokimeno (Sal. 19, 1-2) 
Ti ascolti il Signore nel giorno della prova, 
ti protegga il nome del dio di Giacobbe. 


Lettura dal libro della Genesi (Cap 2, 20-25; 3, 1-20)

Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne nel suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne, è osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna. Il serpente era la più astuta delle bestie selvatiche fatte dal Signore Iddio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangereste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito che era con lei e anche egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta acanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?» Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu ne insidierai il calcagno» Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!» L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. 


Alzati, Signore, in tutta la tua forza; canteremo inni alla tua potenza. 

Signore, il re gioisce della tua potenza, quando esulta per la tua salvezza! 

Lettura dal libro dei Proverbi (Cap. 3, 19-34)

Il Signore ha fondato la terra con la sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza; dalla sua scienza sono stati aperti gli abissi e le nubi stillano rugiada: Figlio mio, conserva il consiglio e la riflessione, né si allontanino mai dai tuoi occhi: saranno vita per te e grazia per il tuo collo. Allora camminerai sicuro per la tua strada e il tuo piede non inciamperà. Se ti coricherai non avrai da temere; se ti coricherai, il tuo sonno sarà dolce. Non temerai per uno spavento improvviso, né per la rovina degli empi quando verrà, perché il Signore sarà la tua sicurezza, preserverà il tuo piede dal laccio. Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno, se è in tuo potere il farlo. Non dire al tuo prossimo: “Va, ripassa, te lo darò domani”, se tu hai ciò che ti chiede. Non tramare il male contro il tuo prossimo mentre egli dimora fiducioso presso di te. Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male. Non invidiare l’uomo violento E non imitare affatto la sua condotta, perché il Signore ha in abominio il malvagio, mentre la sua amicizia è per i giusti. La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio, mentre egli benedice la dimora dei giusti. Dei beffardi egli si fa beffe E agli umili concede la grazia.

Segue il Canto del Kateftinthìto e la Divina Liturgia dei Presantificati

mercoledì 26 febbraio 2020

Mercoledì della Prima Settimana di Quaresima - Testi propri della Projasmena

MERCOLEDÍ DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA


Stichirà

Tono pl. 4.

1) Digiunando corporalmente, o fratelli, * digiuniamo anche spiritualmente: * sciogliamo ogni catena iniqua, * spezziamo i vincoli dei contratti duri; * laceriamo ogni obbligazione ingiusta; * diamo pane agli affamati * e facciamo entrare in casa i poveri senza tetto, * per ricevere dal Cristo Dio * la grande misericordia.


2) Se vi è qualche virtù, * se vi è qualche lode, * conviene ai santi: * essi hanno infatti piegato il collo alla spada * per te che hai piegato i cieli e sei disceso; * hanno versato il loro sangue * per te che hai annientato te stesso * e hai assunto forma di servo, * e si sono umiliati sino alla morte * per imitare la tua povertà. * Per le loro preghiere, * secondo la moltitudine delle tue compassioni, * o Dio, * abbi pietà di noi. 

 Tono 2. 

3) Gesù, vero sole spirituale, * vi ha mandati per tutto il mondo * come folgori dardeggianti luce, * e con gli splendori del vostro divino annuncio, * ha diradato la tenebra dell’errore, * o apostoli che avete veduto Dio, * e ha illuminato quanti erano crudelmente prigionieri * nella caligine dell’ignoranza: * imploratelo dunque di far scendere anche su di noi l’illuminazione * e la grande misericordia.

4) Salito Elia sul divino carro delle virtù, * reso rifulgente dal digiuno, * ascendeva nell’alto dei cieli. * Emula costui, mia povera anima, * e digiuna da ogni vizio, * dall’invidia e dalla contesa, * dalle mollezze caduche e voluttuose: * perché tu possa scampare * all’eterno tremendo dolore della geenna, * acclamando a Cristo: * Signore, gloria a te.

Tono pl. 1. 

5) Apostoli divini, * fervidissimi intercessori per il mondo, * e difensori degli ortodossi, * poiché avete la forza della famigliarità * col Cristo Dio nostro, * vi preghiamo di chiedere, o venerabilissimi, * che noi possiamo vivere agevolmente il buon tempo dei digiuni, * e riceviamo la grazia della Trinità consustanziale. * O grandi e gloriosi araldi, * pregate per le anime nostre.


Gloria… ora e sempre… Tono IV

Tu che hai accolto nel tuo grembo * il Dio che nulla può contenere, * divenuto uomo nel suo amore per gli uomi­ni, * assumendo da te la nostra argilla * e realmen­te deifi­candola, * non trascurarmi, o tutta pura, * ora che sono tribolato, * ma affréttati ad usarmi com­passione * e liberami da ogni sorta * di ostilità e offesa del maligno.


Letture

Prokimeno (Sal. 11, 8;2) 

Tu, o Signore, ci custodirai, ci guarderai da questa gente per sempre. 

Salvami, Signore! Non c’è più un uomo fedele; è scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo. 

Lettura dal libro della Genesi (Cap. 1, 24 e ss; 2, 1-3)

Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona Poi Iddio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sopra i pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra e sopra tutti i rettili che strisciano sopra la sua superficie». Iddio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; tali creò l'uomo e la donna. E Dio li benedì e disse loro: «Prolificate, moltiplicatevi e riempite il mondo. Assoggettatelo e dominate sopra i pesci del mare e su tutti gli uccelli del cielo e sopra tutti gli animali che si muovono sopra la terra». Iddio disse ancora: «Ecco, io vi do ogni pianta che fa seme su tutta la superficie della terra e ogni albero fruttifero, che fa seme, questi vi serviranno per cibo. E a tutti gli animali della terra e a tutti gli uccelli del cielo e a tutto ciò che sulla terra si muove e che ha in sé anima vivente, io do l'erba verde per cibo». E così fu. E Iddio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. Di nuovo fu sera, poi fu mattina: sesto giorno. Furono cosi compiuti il cielo e la terra e l'organizzazione di tutti gli altri esseri. Avendo Iddio ritenuta finita, al settimo giorno, l'opera che aveva compiuto, il giorno settimo cessò da ogni opera da lui fatta, e benedì questo giorno e lo santificò, perché in esso aveva cessato da ogni opera da lui compiuta, creando. 

Prokimeno (Sal. 20, 14;2) 

Alzati, Signore, in tutta la tua forza; canteremo inni alla tua potenza. 

Signore, il re gioisce della tua potenza, quando esulta per la tua salvezza! 

Lettura dal libro dei Proverbi (Cap 2, 1-22)

Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole E custodirai interi i miei precetti, tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore alla prudenza, se appunto invocherai l’intelligenza e chiamerai la saggezza, se la ricercherai come l’argento e per essa scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la scienza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca esce scienza e prudenza. Egli riserva ai giusti la sua protezione, è scudo a coloro che agiscono con gratitudine, vegliando sui sentieri della giustizia e custodendo le vie dei suoi amici Allora comprenderai l’equità e la giustizia, e la rettitudine con tutta la via del bene, perché la sapienza entrerà nel tuo cuore e la scienza delizierà il tuo animo. La riflessione ti custodirà E l’intelligenza veglierà su di te, per salvarti dalla via del male, dall’uomo che parla di propositi perversi, da coloro che abbandonano i retti sentieri per camminare nelle vie delle tenebre, che godono nel fare il male, gioiscono dei loro propositi perversi; e le cui strade sono oblique, per salvarti dalla donna straniera, dalla forestiera che ha parole seducenti, che abbandona il compagno della sua giovinezza e dimentica l’alleanza con il suo Dio. La sua casa conduce verso la morte E verso il regno delle ombre i suoi sentieri. Quanti vanno da lei non fanno ritorno, non raggiungono i sentieri della vita. Per questo tu camminerai sulla strada dei buoni ti atterrai ai sentieri dei giusti, perché gli uomini retti abiteranno nel paese e gli integri vi resteranno, ma i malvagi saranno sterminati dalla terra, gli infedeli ne saranno strappati.

Continua la Divina Liturgia dei Presantificati

domenica 23 febbraio 2020

La Domenica dei Latticino o del Perdono

TRIODION – PREPARAZIONE ALLA QUARESIMA

IL PERDONO



Domenica dei latticini



  Ed ora abbiamo raggiunto gli ultimi giorni prima della Quaresima. Già durante la settimana di Carnevale, che precede la “Domenica del perdono”, due giorni, mercoledì e venerdì, sono stati considerati come pienamente quaresimali. La divina liturgia non è stata celebrata in essi e tutto l’ordine e tipo di ufficiatura hanno le caratteristiche proprie della Quaresima. Il mercoledì ai vespri salutiamo la grande Quaresima con questo splendido inno: “La primavera della Quaresima è venuta! La luce della penitenza; fratelli, purifichiamoci da ogni male gridando a Colui che dà la luce: Gloria a te, che hai amore per gli uomini”.

  Inoltre il sabato dei latticini la Chiesa commemora tutti gli uomini e donne che “furono illuminati dal digiuno”: Dobbiamo seguire i Santi che sono gli esempi, guide nella difficile arte di digiunare e di pentirsi. Nello sforzo, di cui siamo agli inizi, non siamo soli: “Lodiamo le assemblee dei Santi Padri: Antonio il Grande, Eutimio il Grande e tutti i loro compagni, che sono passati per la vita come attraverso un paradiso di dolcezza...”.

      Abbiamo chi ci aiuta e chi ci è d’esempio: “Vi onoriamo come esempi, Santi Padri! Voi che ci avete insegnato fedelmente a camminare sul retto sentiero; Siete benedetti perché avete operato per Cristo...”.

   Infine giunge l’ultimo giorno, chiamato “Domenica del perdono”, ma di cui dobbiamo ricordare anche l’altro appellativo: “Cacciata di Adamo dal Paradiso della felicità”. Questo nome riassume in realtà l’intera preparazione alla Quaresima. Ora noi sappiamo che l’uomo era creato per il paradiso, per la conoscenza di Dio e per la comunione con Lui. Il peccato l’ha privato di questa vita benedetta e la sua vita sulla terra è esilio. Cristo, il Salvatore del mondo, apre la porta del paradiso ad ognuno che lo segue, e la Chiesa, rivelandoci la bellezza del Regno, fa che la nostra vita sia un pellegrinaggio verso la nostra patria celeste. Così all’inizio della Quaresima siamo simili ad Adamo: “Adamo fu cacciato dal Paradiso per il cibo; perciò, seduto di fronte ad esso, gemeva: Ahimè, ho trasgredito il comandamento di Dio, privando me stesso di tutto ciò che è buono. Paradiso Santo! Piantato per me ed ora a causa di Eva per me chiuso. Prega il tuo Creatore ed il mio che io possa di nuovo riempirmi dei tuoi fiori. Allora rispose a lui il Salvatore: Non desidero che la mia creatura perisca, ma che sia salva e che conosca la verità, poiché non voglio cacciare chi viene a me...”.

   La Quaresima è la nostra liberazione dalla schiavitù del peccato, dalla prigione di “questo mondo”. E l’Evangelo di quest’ultima domenica (Matteo 6, 14-21) pone le condizioni per questa liberazione. La prima è il digiuno, il rifiuto di accettare come normali i desideri e gli istinti della nostra caduta, lo sforzo di liberarci dal dominio della carne e della materia. Tuttavia, per essere efficace, il nostro digiuno non deve essere ipocrita, uno “spettacolo”. Dobbiamo “apparire che digiuniamo non tra gli uomini, ma al nostro Padre che è nascosto”. La seconda condizione è il perdono. “Se perdonate agli uomini le loro colpe, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi”. Il trionfo del peccato, l’indizio maggiore del suo governo sul mondo, è la divisione, l’opposizione, la separazione, l’odio. Perciò il primo squarcio attraverso la fortezza del peccato è il perdono: il ritorno all’unità, alla solidarietà, all’amore. Perdonare significa porre tra me ed il mio “nemico” lo splendente perdono di Dio stesso. Perdonare è respingere la “mortificazione” senza speranza dei rapporti umani e di riferirli a Cristo che li risolva. Il perdono è veramente una “penetrazione” del Regno in questo mondo pieno di peccati e caduto.

         La Quaresima comincia veramente al Vespro di questa domenica. Questo particolare ufficio, così profondo e bello, è così poco frequentato nelle nostre chiese. Tuttavia nulla rivela meglio la “tonalità” della Grande Quaresima nella Chiesa ortodossa; in nessun luogo si manifesta meglio il suo profondo appello all’uomo. Quest’ufficio comincia come i Vespri solenni con il clero in abiti luminosi. Gli Stichirà che seguono al Salmo “Signore, ho gridato a te...”, annunciano l’arrivo della Quaresima e l’approssimarsi della Pasqua!

“Cominciamo il tempo del digiuno nella luce, preparandoci agli sforzi spirituali. Purifichiamo le nostre anime, purifichiamo il nostro corpo. Come dal cibo, asteniamoci dalle passioni e godiamo delle virtù dello Spirito. Così, resi perfetti nel tempo dall’amore, possiamo tutti essere resi degni di vedere la Passione di Cristo e la Santa Pasqua con gioia spirituale!”.

         Viene poi, come al solito, l’Ingresso con l’inno serale: “O lieto splendore della santa gloria...”, il celebrante procede verso il “luogo superiore” dietro l’altare per intonare il Prokìmenon della sera, che sempre annuncia la fine di una giornata e l’inizio di un’altra. In questo giorno il Grande Prokìmenon annuncia l’inizio della Quaresima, “Non nascondere il tuo volto al tuo servo, poiché io sono afflitto. Ascoltami in fretta, presta attenzione alla mia anima e liberala!”.

      Ascoltate la straordinaria melodia di questo verso, di questo grido che improvvisamente riempie la Chiesa: “…poiché io sono afflitto”, e comprenderete questo momento in cui comincia la grande Quaresima: il misterioso miscuglio di disperazione e di speranza, di oscurità e di luce. Tutta la preparazione è giunta ora alla fine. Io sto davanti a Dio, di fronte alla sua gloria ed alla bellezza del suo Regno. Comprendo di appartenere ad esso, poiché non ho un’altra casa, un’altra gioia, un altro fine; comprendo anche di essere esiliato da essa nella tenebra e nella tristezza del peccato, “poiché io sono afflitto!”. Ed alla fine comprendo che solo Dio mi può aiutare in quest’afflizione, che egli solo può prestare attenzione alla mia anima. La penitenza è, soprattutto, un grido disperato per ottenere l’aiuto divino.

     Cinque volte ripetiamo il Prokìmenon. E poi, la Quaresima è qui! Il Celebrante si toglie la veste luminosa, le luci vengono spente. Quando il celebrante intona le domande delle litanie serali, il coro risponde in “chiave” quaresimale. Infatti viene letta per la prima volta la preghiera di san Efrem Siro accompagnata dalle prostrazioni. Alla fine dell’ufficio tutti i fedeli si avvicinano al sacerdote e chiedono reciprocamente il perdono. Ma mentre essi compiono questo rito di riconciliazione, quando la Quaresima è inaugurata da questo movimento d’amore, di riunione e di fratellanza, il coro canta gli inni pasquali. Noi abbiamo da errare quaranta giorni attraverso il deserto della Quaresima, ma, tuttavia, alla fine risplende già di luce di Pasqua, la Luce del Regno.


 da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974;
trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma 1986 n. 2-3, 18-21.



 
SABATO SERA AI VESPRI

Al Kyrie ekèkraxa (gospodi vozzah)



Il mio Creatore, il Signore, prendendo del fango della terra mi ha formato, mi ha donato un’anima con il suo soffio vivificante, mi ha messo a capo di tutte le cose visibili e mi ha fatto concittadino degli Angeli; ma satana, con l’intervento del serpente, mi ha preso all’amo e mi ha separato dalla gloria di Dio, abbandonandomi alla morte sulla terra; ma tu, Signore della tenerezza, richiamami a te.

Ahimè, io mi sono spogliato dell’abito divino, Signore, trasgredendo al tuo comandamento per il consiglio del Nemico; mi sono coperto con le foglie del fico e con le tuniche di pelle; ho mangiato il mio pane con il sudore della mia fronte, e per colpa mia la terra fu condannata a portare cardi e spine; ma tu, Signore, nato dalla Vergine in questi ultimi tempi, richiamami per farmi rientrare nel paradiso.

Amabile paradiso, primaverile bellezza, dimora divinamente creata, gioia e delizia senza fine, gloria dei giusti, incanto dei profeti e residenza dei Santi, supplica con il mormorio delle tue foglie il Creatore dell’universo di schiudermi le porte che io stesso ho chiuso con la mia colpa e di lasciarmi cogliere all’albero della Vita la gioia che una volta trovavo in te.


Adamo per la sua disobbedienza fu cacciato dal paradiso e privato delle sue delizie, ingannato dalle parole della donna; e nudo se ne stava davanti al giardino piangendo. Perciò accogliamo tutti con zelo questo tempo, digiuniamo ed obbediamo agli insegnamenti evangelici, al fine di essere graditi a Cristo e di abitare di nuovo nel paradiso. 


Gloria al Padre, tono 6

Adamo sedette davanti al giardino gemendo per la sua nudità:

Ahimè, con un inganno io fui sedotto e spogliato

e mi sono allontanato dalla gloria;

ahimè, io che prima me ne stavo nudo in tutta semplicità,

ora non so più che fare.

O Paradiso, io non gusterò mai più la tua gloria,

mai più vedrò il Signore, mio Dio, mio Creatore,

poiché devo tornare alla terra da cui fui creato.

Dio d’amore, a te io grido: Dopo la mia colpa, abbi pietà di me.



ALLA LITI

Gloria al Padre, tono 6

Il sole nascose i suoi raggi, la luna e le stelle furono cambiate in sangue, le montagne fremettero le colline tremarono quando fu chiuso il paradiso. Adamo uscì, la testa fra le mani, dicendo: Dio d’amore, dopo la mia colpa abbi pietà di me.



E ora e sempre

Misticamente noi ti cantiamo, Madre di Dio, perché tu sei divenuta il trono del grande Re, il santo tabernacolo più vasto dei cieli, il carro dei Cherubini, più in alto dei Serafini, la camera nuziale della gloria di Dio; da te è uscito, incarnato il Dio dell’universo: intercedi presso di Lui per la salvezza delle nostre anime.



AGLI APOSTICHIA

Gloria al Padre, tono 6

Adamo fu cacciato dal paradiso a causa del frutto proibito; seduto davanti alla porta, gemeva e gridava con voce di pianto dicendo: Ahimè, che cosa mi è accaduto? Me infelice ho trasgredito il solo comandamento del Signore, ed eccomi privato di ogni sorte di beni. Paradiso così delizioso, che per me fosti piantato e che Eva fece chiudere, supplica il tuo Creatore che è anche il mio di colmarmi dei tuoi fiori. Ed il Salvatore gli rispose: Io non voglio distruggere la mia creazione, ma voglio che sia salvata e cammini verso la conoscenza della verità, poiché io non respingo colui che viene a me.


Ed ora e sempre, tono 6

Il mio Creatore e liberatore, il Signore Gesù Cristo, uscendo dal tuo seno, o Vergine pura, si è rivestito di tutto il mio essere per liberare Adamo dalla maledizione antica; per questo, Vergine Madre di Dio, noi non cessiamo di rivolgerti l’angelico saluto: Rallegrati, o Sovrana, che ci proteggi e difendi, affinché le nostre anime siano salve.

(da Alexander Schmemann, in “Messaggero Ortodosso”, Roma 1981 n. 2-3, 3-5;
trad. J. K.)

 
Tropario

Maestro di sapienza e guida d’intelletto, che ti compiaci istruire gli ignoranti e proteggere i poveri, Tu o Signore, fortifica e ammaestra il mio cuore. Tu che sei il Logos del Padre, infondi anche a me la tua parola ed io non frenerò le mie labbra da ripeterti: O Misericordioso, abbi pietà di me, miseramente caduto.



ALLA LITURGIA
Romani 13, 11-14 – 14, 1-4; Matteo 6, 14-21.