giovedì 27 febbraio 2020

Proprio della Projasmena del Venerdì della Prima Settimana di Quaresima

VENERDÍ DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA



5 versetti 

Tono V

1) Venite, fedeli, * facciamo nella luce le opere della luce, * come in pieno giorno comportiamoci con decoro; * cancelliamo ogni debito del prossimo, * non siamo per lui di inciampo o di scandalo; * rinunciamo al benessere della carne; * facciamo crescere i carismi dell’anima; * diamo pane agli indigenti * e accostiamoci a Cristo gridando pentiti: * O Dio nostro, abbi pietà di noi.

Tono 2.

2) Venite, amici tutti dei màrtiri, * facciamo spiritualmente festa e assemblea solenne: * oggi infatti il martire Teodoro * ci apparecchia una mistica mensa, * che allieta noi amici della festa, * affinché a lui gridiamo: * Gioisci invincibile vittorioso * che hai buttato a terra le minacce dei tiranni; * gioisci, tu che per il Cristo Dio * hai consegnato ai tormenti il tuo corpo di argilla; * gioisci, tu che tra multiformi pericoli * sei divenuto provato guerriero del celeste esercito. * Noi dunque ti supplichiamo, * ornamento dei màrtiri, * intercedi per le anime nostre.

3) Tu effondi, o martire Teodoro, * la grazia dei prodigi da Dio a te donata, * su tutti quanti a te accorrono con fede. * Per essa noi ti lodiamo dicendo: * Tu riscatti i prigionieri, * risani i malati, * arricchisci i bisognosi, * salvi i naviganti, * trattieni i servi da una fuga sconsiderata, * avverti del danno * quanti sono stati depredati, o atleta; * ammonisci i soldati perché si astengano dalla rapina; * compassionevole, doni ai bambini ciò che chiedono; * sei fervido protettore * di quanti celebrano la tua sacra memoria: * insieme a loro, o sacratissimo atleta, * chiedi al Cristo anche per noi, * che cantiamo il tuo martirio, * la grande misericordia.

4) Sei divenuto sommo dono di Dio, * o martire Teodoro, * perché anche dopo la morte, come da vivo, * elargisci ciò che chiedono * a quanti accorrono a te; * per questo un giorno, giunta nel tuo tempio, * una vedova lo bagnava di lacrime * per il figlio della poverella * rapito e fatto prigioniero da un esercito di infedeli; * e tu, nella tua compassione, * salito su di un cavallo bianco, * invisibilmente le ponesti a fianco il ragazzo; * e dopo questo e insieme a questo * non smettesti di operare prodigi. * Chiedi dunque al Cristo Dio * la salvezza delle anime nostre. 

5) Ti onoro come uomo che trae il nome * dai doni divini, * o Teodoro tre volte beato: * ti sei infatti rivelato astro senza tramonto * della luce divina * e hai illuminato l’universo con le tue lotte. * Mostrandoti più vigoroso del fuoco, * hai estinto la fiamma, * e hai spezzato la testa * del drago ingannatore: * per questo nelle tue lotte, * Cristo, piegandosi su di te, * ha incoronato la tua testa divina, * o megalomartire lottatore. * Poiché dunque con Dio hai franchezza, * prega assiduamente * per la salvezza delle anime nostre.

Gloria. Tono VI.

Il nemico, servendosi quale strumento del tiranno, * che come lui aveva apostatato, * con orribile disegno tentava di contaminare * il pio popolo purificato dal digiuno * con cibi presi da turpi sacrifici; * ma tu con più sapiente disegno * sventasti la sua macchinazione, * apparendo in sogno al pontefice di allora * per svelare il piano segreto * e manifestare la perfidia della trama; * offrendo così a te sacrifici di ringraziamento, * ti dichiariamo salvatore, * celebrando l’annuale memoria dell’evento, * e chiedendo anche, per la tua intercessione presso Dio, * o martire Teodoro, * di essere preservati indenni dalle insidie del nemico.

Ora e sempre. tono IV.
Avendo te, o Madre di Dio, come speranza e protezione, non ci lasciamo atterrire dalle insidie dei nemici, perché tu salvi le anime nostre.

Letture

Prokimeno (Sal. 19, 1-2) 
Ti ascolti il Signore nel giorno della prova, 
ti protegga il nome del dio di Giacobbe. 


Lettura dal libro della Genesi (Cap 2, 20-25; 3, 1-20)

Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne nel suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne, è osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna. Il serpente era la più astuta delle bestie selvatiche fatte dal Signore Iddio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangereste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito che era con lei e anche egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta acanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?» Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu ne insidierai il calcagno» Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!» L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. 


Alzati, Signore, in tutta la tua forza; canteremo inni alla tua potenza. 

Signore, il re gioisce della tua potenza, quando esulta per la tua salvezza! 

Lettura dal libro dei Proverbi (Cap. 3, 19-34)

Il Signore ha fondato la terra con la sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza; dalla sua scienza sono stati aperti gli abissi e le nubi stillano rugiada: Figlio mio, conserva il consiglio e la riflessione, né si allontanino mai dai tuoi occhi: saranno vita per te e grazia per il tuo collo. Allora camminerai sicuro per la tua strada e il tuo piede non inciamperà. Se ti coricherai non avrai da temere; se ti coricherai, il tuo sonno sarà dolce. Non temerai per uno spavento improvviso, né per la rovina degli empi quando verrà, perché il Signore sarà la tua sicurezza, preserverà il tuo piede dal laccio. Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno, se è in tuo potere il farlo. Non dire al tuo prossimo: “Va, ripassa, te lo darò domani”, se tu hai ciò che ti chiede. Non tramare il male contro il tuo prossimo mentre egli dimora fiducioso presso di te. Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male. Non invidiare l’uomo violento E non imitare affatto la sua condotta, perché il Signore ha in abominio il malvagio, mentre la sua amicizia è per i giusti. La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio, mentre egli benedice la dimora dei giusti. Dei beffardi egli si fa beffe E agli umili concede la grazia.

Segue il Canto del Kateftinthìto e la Divina Liturgia dei Presantificati

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