martedì 13 agosto 2019

Sinassario della Dormizione della Madre di Dio

Sinassario della Dormizione della Madre di Dio


15 AGOSTO
MEMORIA DELLA DORMIZIONE O DEL PASSAGGIO AL
CIELO DELLA GLORIOSISSIMA REGINA LA MADRE DI DIO
E SEMPRE VERGINE MARIA.

Allorché parve opportuno a Cristo nostro Dio di richiamare a sé sua Madre, mandò un angelo, tre giorni prima, per annunziarle questo messaggio. Avvicinandosi, l’angelo dice alla piena di Grazia: «Ecco, ciò che dice tuo figlio: È giunto il tempo di richiamare presso di Me mia Madre. Non ti turbare per quest’annunzio, ma gioisci piuttosto perché tu partirai verso la vita eterna». Accogliendo questo messaggio con grande gioia, la Madre di Dio, piena del desiderio ardente di innalzarsi verso suo Figlio, si recò al Monte degli Ulivi per pregarvi nella quiete, come faceva spesso. Accadde allora un miracolo straordinario: nel momento in cui la Tutta Santa raggiunse la sommità della collina, gli alberi che vi si trovavano piantati inchinarono i loro rami, prosternandosi e rendendo gloria alla Regina del mondo, come dei servitori dotati di ragione.

Dopo aver pregato, la Tutta Santa ritornò a casa sua sul monte Sion. Appena entrò nella sua casa, tutto si mise subito a tremare. Ringraziando Dio, fece illuminare la casa e chiamò i suoi parenti e i
suoi vicini. Lei stessa mise tutto in ordine, dispose il suo letto funebre e ordinò di preparare ciò che era necessario per i suoi funerali. Alle donne che erano venute al suo richiamo, rivelò la notizia del suo passaggio in cielo, e come prova consegnò loro un ramo di palma simbolo di vittoria e d’incorruttibilità che l’angelo le aveva dato.

Ancora legati dai lacci di questo mondo, le sue compagne ricevettero questa notizia con grandi lacrime e lamenti, supplicando la Madre di Dio di non lasciarle orfane. Lei le rassicurò: certamente Ella sarebbe partita per il cielo, ma avrebbe non dimeno continuato a proteggere, loro e il mondo intero con la sua preghiera. A queste parole le donne cessarono i loro pianti e si affrettarono a fare i preparativi. La Tutta Santa ordinò inoltre di dare le due sue sole vesti che possedeva a due povere vedove che erano sue compagne abituali e sue amiche.
Aveva appena pronunciato queste parole che la casa fu nuovamente scossa da un rumore come quello di un tuono e si trovò piena di nuvole che portavano gli Apostoli radunati da tutte le estremità della terra. Era dunque tutta la Chiesa che, nelle loro persone, era misticamente presente
per celebrare i funerali della sua Regina. Al coro degli Apostoli si era unito quello dei santi gerarchi, come San Ieroteo, San Dionigi l’areopagita e San Timoteo. Con gli occhi pieni di lacrime dissero alla Madre di Dio: «Se tu rimanessi nel mondo e vivessi tra noi, ne avremmo
certamente una grande consolazione, o Regina: sarebbe come se noi vedessimo tuo Figlio e il nostro Maestro. Ma poiché adesso è secondo la Sua volontà che tu stai per essere trasportata in Cielo, ci lamentiamo e piangiamo, come tu vedi, ma ci rallegriamo tuttavia di tutto ciò che è stato disposto per te». Rispose loro: «O discepoli e amici di mio Figlio e del mio Dio, non trasformate la mia gioia in tristezza, ma seppellite il mio corpo e conservatelo nella posizione che prenderò sul mio letto di morte».

A queste parole, arrivò a sua volta sul posto il Vaso di Elezione, San Paolo. Egli si gettò ai piedi della Tutta Santa per venerarla e le indirizzò questo elogio: «Rallegrati, Madre della Vita e oggetto della mia predicazione. Perché, benché io non abbia visto affatto il Cristo corporalmente, nel vederti è Lui stesso che credo di contemplare». Dopo aver salutato tutti gli astanti, la Tutta Immacolata si distese sul suo letto di morte, disponendo il suo corpo come lo voleva e offrì fervorose preghiere al suo Figlio per la conservazione e la pace del mondo intero. Poi avendo dato la sua benedizione agli Apostoli e ai
gerarchi, sorridendo consegnò tranquillamente la sua anima, pura e più risplendente di ogni luce, tra le mani di suo Figlio e suo Dio, che era apparso in compagnia dell’Arcangelo Michele e di una schiera angelica. La sua morte avvenne, infatti, senza sofferenza né angoscia, come il suo parto aveva avuto luogo senza dolore.

Pietro, il Corifeo degli Apostoli, intonò allora l’inno funebre e i suoi compagni sollevarono la lettiga, preceduti da altri assistenti che portavano fiaccole e accompagnavano il corteo con i loro canti, con in testa San Giovanni il Teologo che teneva in mano la palma della vittoria, e seguiti in silenzio dalla folla dei discepoli. Si potevano anche sentire gli Angeli, che univano la loro voce a quella degli uomini, di modo che il cielo e la terra erano pieni da questi canti in onore della Regina del mondo. L’aria venne purificata dall’ascensione del suo corpo, la terra venne Santificata dalla deposizione del suo corpo, e molti malati ricevettero allora la salute. Non potendo sopportare questo spettacolo i capi dei Giudei incitarono la gente del popolo e la inviarono a capovolgere la lettiga dove riposava il corpo vivificante. Ma la giustizia divina superò il loro fosco disegno ed essi furono colpiti da cecità. Uno di loro, il sacerdote Gefonia, il più audace, che era giunto ad afferrare il santo giaciglio, ebbe le mani tagliate all’altezza del gomito dalla spada della collera divina, e le sue braccia mutilate rimasero attaccate alla lettiga, offrendo uno spettacolo pietoso. Portato al pentimento da questa punizione, Gefonia aderì con tutto il cuore alla fede; e dalla parola di Pietro, si trovò guarito e divenne per i suoi compagni uno strumento di salvezza e di guarigione. Infatti, siccome gli era stato dato un ramo della palma della Madre di Dio, egli lo pose sugli occhi dei suoi compagni e li guarì a sua volta tutti dalla cecità corporale e dalla loro cecità spirituale.

Giunti al giardino di Getsémani, gli apostoli seppellirono il corpo santissimo della Madre di Dio e rimasero lì tre giorni e le loro preghiere erano senza sosta accompagnate da inni angelici.
Conformemente a una divina disposizione della Provvidenza, uno degli Apostoli (Tommaso secondo alcuni) non si trovava ai funerali.

Arrivò al Getsémani al terzo giorno e si rammaricava di non aver potuto contemplare per l’ultima volta il corpo deificato della Tutta Santa. Così, di comune accordo, gli altri apostoli decisero di aprire la tomba, affinché egli potesse venerare il santo corpo. Una volta che tolsero la pietra che ne chiudeva l’entrata, rimasero tutti presi da stupore costatando che il corpo era scomparso e che solo il sudario che l’avvolgeva rimaneva là vuoto, ma conservando la forma del corpo.
Era una prova inconfutabile dell’ascensione al Cielo della Madre di Dio, cioè della sua resurrezione e dell’ascensione del suo corpo, di nuovo riunito alla sua anima, al di là del cielo, nell’intimità di Suo Figlio, per essere nostra rappresentante e nostra avvocata presso Dio. Maria, figlia di Adamo, ma divenuta effettivamente Madre di Dio e Madre della Vita partorendo colui che è la Vita, è dunque passata dalla morte. Ma la sua morte non è per niente disonorante perché, vinta dal Cristo che vi si è sottomesso volontariamente per la nostra Salvezza, la condanna di Adamo è divenuta morte vivificante e principio di una nuova esistenza. E la tomba del Getsémani, come il Santo Sepolcro, è apparsa come una camera nuziale, dove si sono compiute le nozze dell’incorruttibilità.
Era opportuno, infatti, che, conforme in tutto al Cristo Salvatore, la Santissima Vergine passasse per tutte le vie che il Cristo ha percorso per effondere la Santificazione della nostra natura. Dopo averlo seguito nella sua passione e vendo visto la sua Resurrezione, ha fatto l’esperienza della morte. Allorché si separò dal suo corpo, la sua anima purissima si trovò unita alla Luce divina, e il suo corpo, dopo essere rimasto un pò di tempo in terra, risuscitò ben presto per la grazia di Cristo risuscitato. Questo corpo spirituale fu ricevuto nel cielo come il tabernacolo del Dio-Uomo, come trono di Dio. Esso è la parte più eminente del Corpo di Cristo, e spesso è stato paragonato dai Santi Padri alla Chiesa stessa, la dimora di Dio fra gli uomini, primizia del nostro stato futuro e fonte della nostra divinizzazione. 

Dalle viscere castissime di Maria, Madre di Dio, il Regno dei Cieli è stato aperto a noi, questo perché la sua assunzione al Cielo è causa di gioia per tutti i credenti che hanno così acquistato la garanzia, che nella sua persona è tutta la natura umana, divenuta portatrice di Cristo, che è chiamata ad abitare in Dio.

Le Synaxaire – Vies des Saints de l’Eglise Orthodoxe – Éditions «To Perivoli tis Panaghias»
Thessalonique 1996

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