giovedì 21 marzo 2019

PROPRIO DELLA PROJASMENA - Venerdì 22 Marzo

Venerdì 22 Marzo 2019
Venerdì della IIIa Settimana dei Digiuni
A Mezzojuso III Venerdì di Marzo al Crocifisso

6 VERSETTI VESPRO

Come il figliol prodigo, mi sono allontanato, Signore, dalla tua grazia, e, dopo aver dissipata la ricchezza della bontà, sono accorso a te, o pietoso, a te gridando: O Dio, ho peccato, abbi pietà di me.

I martiri vittoriosi, che non hanno ambíto godimento terreno, sono stati resi degni dei beni celesti e sono divenuti concittadini degli angeli. Per la loro intercessione, Signore, abbi pietà di noi e salvaci.
Quando i santi martiri intercedono per noi e inneggiano a Cristo, ogni errore scompare e la stirpe umana viene custodita nella fede.

Hai messo la museruola, o beato, con la grazia della continenza, ai piaceri del corpo e alla carne indocile, vincendo da trionfatore gli armamenti del nemico con la potenza dello Spirito. Sei perciò divenuto guida di monaci, che seguono sempre, o Nicone, la tua sapientissima e divina predicazione. 

Risplendendo come sole dall’oriente, o felicissimo, hai illuminato tutta la terra con lo splendore dei prodigi, conducendo con te, quasi fulgide stelle, un coro di compagni: insieme a loro hai lottato con fortezza e, fatti a pezzi dalle spade, avete consegnato il vostro spirito nelle mani del Sovrano dell’universo.

Né fame, né pericoli, né nudità né flagelli, e neppure la stessa morte violentissima, vi ha separati dall’amore di Cristo, o degni di ammirazione: ma come agnelli condotti al macello sulle orme del pastore, dall’occidente, o vittoriosi, avete raggiunto coronati l’eredità senza tramonto del regno dei cieli.

Gloria al Padre…

Oh, quale lotta ha l’anima nel separarsi dal corpo! Oh, come lacrima allora, e non c’è chi ne abbia pietà.  Volgendo lo sguardo agli angeli, supplica invano; tendendo agli uomini le mani, non ha chi l’aiuti. Perciò, miei amati fratelli, pensando al breve tempo della nostra vita, chiediamo a Cristo per i defunti il riposo, e per le anime nostre * la grande misericordia.

Ora e sempre...

Si è dileguata l’ombra delle Legge all'avvento della grazia: sì, come il roveto pur ardendo non si consumava, così vergine hai partorito e vergine sei rimasta; invece della colonna di fuoco è sorto il sole di giustizia; invece di Mosè, il Cristo, salvezza delle anime nostre.

Letture

Prokimeno (Sal. 60, 3;13) 

Nell'oppressione vieni in nostro aiuto perché vana è la salvezza dell’uomo. 
Dio, tu ci hai respinti, ci hai dispersi; ti sei sdegnato; ritorna a noi. 

Lettura dal libro della Genesi (Cap. 8, 4-21)

Nel settimo mese, il 17 del mese, l’arca si posò sui monti dell’Ararat. Le acque andavano via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti. Trascorsi quaranta giorni, Noé aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscite un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra. Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede tornò a lui nell'arca, perché c’era ancora l’acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui. L’anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell’arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta. Nel secondo mese, il ventisette del mese tutta la terra fu asciutta. Dio ordinò a Noè: “Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. Tutti gli animali di ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino sudi essa”. Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca. Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: “Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché l’istinto del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto”. 

Prokimeno (Sal. 60, 2;9) 

Ascolta, o Dio, il mio grido, sta attento alla mia preghiera. 
Allora canterò inni al tuo nome, sempre, sciogliendo i miei voti giorno per giorno. Comanda o Signore!

Lettura dal libro dei Proverbi (Capp 10, 31-32; 11, 1-12)

La bocca del giusto esprime la sapienza, la lingua perversa sarà tagliata. Le labbra del giusto stillano benevolenza, la bocca degli empi perversità. La bilancia falsa è in abominio al Signore, ma del peso esatto egli si compiace. Viene la superbia, verrà anche l’obbrobrio, mentre la saggezza è presso gli umili. L’integrità degli uomini retti li guida, la perversità dei perfidi li rovina. Non serve la ricchezza nel giorno della collera, ma la giustizia libera dalla morte. La giustizia dell’uomo onesto gli spiana la via; per la sua empietà cade l’empio. La giustizia degli uomini retti li salva, nella cupidigia restano presi i perfidi. Con la morte dell’empio svanisce ogni sua speranza, la fiducia dei malvagi scompare. Il giusto sfugge all'angoscia, al suo posto subentra l’empio. Con la bocca l’empio rovina il suo prossimo, ma i giusti si salvano con la scienza. Della prosperità dei giusti la città si rallegra, per la scomparsa degli empi si fa festa Con la benedizione degli uomini retti si innalza una città, la bocca degli empi la demolisce Chi disprezza il suo prossimo è privo di senno, l’uomo prudente invece tace.




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