mercoledì 20 marzo 2019

Proprio della Projasmena di Mercoledì 20 Marzo 2019

Projasmena del Mercoledì della 3a Settimana di Quaresima


Stichirà del Vespro

Dissolutamente ho disperso la paterna ricchezza; sono rimasto abbandonato,  dopo aver preso dimora nel paese di malvagi cittadini; nella mia stoltezza mi sono reso simile alle bestie senza ragione e sono rimasto spogliato di ogni divina grazia; per questo sono tornato  e griderò al Padre compassionevole e pietoso: Ho peccato, accoglimi pentito, o Dio, e abbi pietà di me. 

Sacrifici viventi, olocausti razionali, màrtiri del Signore, perfette vittime di Dio, pecore che conoscono Dio  e sono da Dio conosciute, il cui ovile è inaccessibile ai lupi: intercedete per noi, affinché insieme con voi possiamo venir condotti al pascolo presso l’acqua del riposo.

Divenuti bagliori del sole spirituale, o apostoli che avete visto Dio, chiedete luce per le anime nostre e liberateci dalla tenebra cupa delle passioni; intercedete perché possiamo vedere il giorno della salvezza, dopo aver purificato con digiuni e preghiere il cuore che il maligno ha ferito: cosí, trovando salvezza, sempre vi onoreremo con fede, voi che col sapientissimo annuncio * avete salvato il mondo.

Andandomene nel paese del vizio, io, il dissoluto, ho malamente consumato quella ricchezza che tu, Padre pietoso, mi avevi dato; mi consumo ora per la fame di azioni buone, ed eccomi rivestito della vergogna della trasgressione, spogliato della divina grazia. A te grido: Ho peccato. Conosco infatti la tua bontà:  accoglimi, o pietoso, come uno dei tuoi mercenari, o Cristo,  per le preghiere degli apostoli che ti hanno amato.

Apostoli del Salvatore,  luminari di tutta la terra, benefattori e salvatori,  voi che narrate la gloria di Dio come cieli tutti adorni degli astri dei prodigi, dei portenti e delle guarigioni: offrite continuamente per noi suppliche al Signore, perché le nostre preghiere siano accolte come puro profumo, e noi otteniamo di vedere e abbracciare la croce vivificante, con timore a lui inneggiando adoranti:  Manda su di noi le tue misericordie,  o Salvatore, nel tuo amore per l’uomo.

Fuggendo le agitazioni del mondo,  o beatissimo, hai custodito l’intelletto nell’imperturbabilità, non sviato né vagante tra la confusione e i marosi dell’esistenza, ma proteso verso il superno Sovrano, il benefattore di tutti, e con lo sguardo a lui amorosamente rivolto,  o Giacomo degno di esser detto beato.

Passando la vita fuori del tumulto del mondo, o padre, libero dalle passioni, sei divenuto tutto custodito dalla grazia. Dopo aver abbattuto le falangi dei demoni con ascesi vigorosa e con le folgori divine,  ora, gioioso, fai coro intorno al Re universale e Signore insieme con gli angeli, fra i quali hai ottenuto cittadinanza.

Vivevi fuori del mondo e della carne, al di sopra di ogni realtà visibile perché desideravi la gloria invisibile, e pensavi alla bellezza della celeste dimora e al suo ineffabile splendore: ma ora che di esso ti sazi, o padre, implora Cristo perché salvi quanti con fede ti onorano, o Giacomo.

Gloria. Ora e sempre. 
Tu sei la gioia di tutti gli oppressi, avvocata di chi subisce ingiustizia, cibo degli affamati,  conforto degli stranieri,  porto di chi è sbattuto dalla burrasca, visitatrice degli ammalati, rifugio e soccorso degli affaticati  e bastone dei ciechi, o Madre del Dio altissimo.  O pura affréttati, ti preghiamo, a salvare i tuoi servi.

Letture

Prokimeno (Sal. 51, 2;10) 

Mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre. 
Perché ti vanti del male, o prepotente nella tua iniquità? 

Lettura dal libro della Genesi (Cap. 7, 6-9)

Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. Noè entrò nell’arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. Degli animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo entrarono a due a due con Noè nell’arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè. 

Prokimeno (Sal.52,7;2) 

Quando Dio farà tornare i deportati del suo popolo, esulterà Giacobbe, gioirà Israele. Lo stolto pensa: “Dio non esiste”. Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene. Comanda Signore! 

Lettura dal libro dei Proverbi (Capp. 9,12-18; 10,1-9) 

Figlio mio, se sei sapiente lo sei a tuo vantaggio. Se sei beffardo, tu solo ne porterai la pena, Donna irrequieta è follia, una sciocca che non sa nulla. Sta seduta: alla porta di casa, su un trono, in un luogo alto della città, per invitare i passanti che vanno diritti per la loro strada: “chi è inesperto venga qua!” e a chi è privo di senno essa dice: “le acque furtive sono dolci, il pane preso di nascosto è gustoso”. Egli non s’accorge che là ci sono le ombre che i suoi invitati se ne vanno nel profondo degli inferi. Il figlio saggio rende lieto il padre; il figlio stolto contrista la madre. Non giovano i tesori male acquistati, mentre la giustizia libera dalla morte. Il Signore non lascia patire la fame al giusto, ma delude la cupidigia degli empi. La mano pigra fa impoverire, la mano operosa arricchisce. Chi raccoglie d’estate è previdente; chi dorme al tempo della mietitura si disonora. La benedizione del Signore sul capo del giusto, la bocca degli empi nasconde il sopruso. La memoria del giusto è in benedizione, il nome degli empi svanisce. L’assennato accetta i comandi, il linguacciuto va in rovina. Chi cammina nell’integrità va sicuro, chi rende tortuose le sue vie sarà scoperto.



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