sabato 16 marzo 2019

Spigolature liturgiche sulla 2a Domenica di Quaresima

Domenica 2a DEI DIGIUNI DI S. GREGORIO PALAMAS
ARCIVESCOVO DI TESSALONICA


"Sul Paralitico"

   L'Icona perfetta del Padre è il Figlio dell'uomo, adorato nella Gloria dello Spirito Santo degli Angeli del cielo e dal corteo regale dei Santi giusti e beati, in unione a questi adorato anche dalla Chiesa terrena, che mantiene immacolata la Dottrina ortodossa ricevuta dagli Apostoli. Lungo le Settimane dei Digiuni, in modo specifico nelle Domeniche, secondo la "linea degli Evangeli" come fu presentata, si manifesta l'efficacia dell'Icona, negli aspetti propriamente battesimali: nella progressiva assimilazione a Lui, operata dallo Spirito Santo divino Iconografo, nei suoi due aspetti. Il recupero della sanità spirituale della vecchia icona deturpata dal peccato e necessitosa della somiglianza con Dio (nei catecumeni), e la perfezione misterica di questa icona nella sua somiglianza con Dio (i fedeli battezzati).
    Insieme, la Chiesa fa memoria oggi anche di S. Gregorio Palamas, Arcivescovo di Tessalonica.
    Nel 1368 il Patriarca ecumenico Filoteo canonizzò Gregorio Palamas, morto solo 9 anni prima, ne stabilì la festa al 14 Novembre (a questa data, dopo l'Apostolo Filippo, ne parla solo il Synaxaristés; il Typikón la omette), e ne compose anche l'ufficiatura liturgica. Egli decretò inoltre che se ne facesse la memoria alla Domenica 2a dei Digiuni, in concorso con l'ufficiatura esistente fin'allora.
    Gregorio Palamas (Costantinopoli 1296   Tessalonica 1359), di nobile famiglia, allevato negli ambienti di corte, si fece monaco insieme con i suoi fratelli nel 1316. Per circa 20 anni dimorò sul Monte Athos, la Santa Montagna, con varie frequentazioni, ma in specie nella Grande Laura, dove come monaco ebbe illustri padri spirituali, diretti e indiretti, e praticò una vita severa di preghiera, di contemplazione e di perfezione, in un ambiente dove secondo la tradizione spirituale ormai affermata si praticava la "preghiera esicasta". Per le sue doti lo ieromonaco Gregorio ebbe incarichi direttivi e di guida spirituale, conseguendo grande successo ed irradiazione. Nel 1326 ricevette la cheirotonia presbiterale.
   Intanto si stavano propagando violente critiche alla spiritualità monastica esicasta. Esse partivano da sostenitori di idee filosofiche neoplatoniche, largamente permeate di nominalismo e di razionalismo, dietro influsso della scolastica occidentale decadente e di quelle prime correnti che stavano portando al rinascimento italiano. Il Santo ebbe così una vita agitata, e dovette sostenere una continua lotta, con interventi personali e con scritti, partecipando a dibattiti e sinodi monastiche ed episcopali. Nella consapevolezza della posta in palio, la pienezza della vita stessa della Chiesa che è la sua ortodossia dottrinale, il Santo con lucidità e genio speculativo, con pietà di fede, difese in modo intransigente l'intera ed intatta Tradizione. Bensì dimostrò anche rispetto per gli avversari incalzanti e non sempre leali, lasciando sempre aperta la possibilità di eventuali riconciliazioni sul terreno della fede cosá difesa.
   I monasteri dell'Athos sanzionarono la difesa intrepida che Gregorio aveva svolto per la spiritualità esicasta, e nel 1340 emanarono il Tómos hagiorétikós, con cui gli si riconosceva la ferma ortodossia. Fu un tempo agitato, perché intervennero le autorità politiche e religiose, non sempre in modo giusto ed opportuno, così che per un tempo Gregorio fu anche pubblicamente sconfessato, e perfino imprigionato. Ma nel 1347 fu finalmente riconosciuto come campione della fede ortodossa della Chiesa. Consacrato Vescovo, fu assegnato all'Arcidiocesi di Tessalonica, dove poté svolgere una santa e fruttuosa pastorale, senza peraltro abbandonare gli interventi e gli scritti per sostenere la causa dell'Ortodossia. Con tre successive Sinodi (1341; 1347; 1351), da parte sua la Chiesa Ortodossa aveva riconosciuto in modo ufficiale che la dottrina "palamita" nelle sue varie dimensioni era quella propria della Chiesa, e pertanto era intangibile. Nonostante questo, vari gruppi di intellettuali bizantini, anche per influsso delle nuove correnti culturali dell'Occidente che preludevano già al rinascimento italiano, avevano proseguito nella lotta vana contro il palamismo, contribuendo così per la non serena polemica, alla sua mancata comprensione in Occidente, che dura tuttora.


T. Federici: “Resuscitò Cristo” Commento alle letture della Divina Liturgia Bizantina
Eparchia di Piana degli Albanesi - Palermo 1996

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