COMMEMORAZIONE DI TUTTI I DEFUNTI
Il giovane: Quando si commemorano i defunti nell'anno liturgico bizantino?
Il sacerdote: Nella chiesa bizantina, i defunti non sono commemorati in un giorno fisso dell'anno, ma si ricordano in due specifiche ricorrenze: il sabato precedente la domenica di carnevale, e la vigilia di pentecoste. Questi due giorni sono denominati “sabato delle anime “(Psychosàvvaton).
La chiesa ci invita così, ad una commemorazione universale “di tutti quelli che si sono addormentati nella speranza della resurrezione e della vita eterna”.
Il giovane: Perché i defunti vengono ricordati in prossimità della Pentecoste della Quaresima?
Il sacerdote: Con la sua resurrezione, il signore ha sconfitto la morte, salvando l'umanità riscattata dal peccato e dalle tenebre eterne. Di questo dobbiamo rendere grazie al Padre che ci dona il Figlio risorto nello Spirito Santo, vivificando anche i nostri corpi mortali. Così, il Padre, per grazia e per amore, riserva la stessa sorte del Figlio glorioso a tutti gli altri suoi figli, tramite la potenza dello Spirito Santo, che ci permette di restare in comunione di fede, speranza e carità con tutti coloro che ci hanno preceduto nel Regno dei cieli. E la pericope evangelica del giorno (GV 5, 24-30) ci richiama all'ascolto della Parola e alla fede, per non essere sottoposti al giudizio e passare dalla morte alla vita.
In prossimità della Quaresima, e quindi del digiuno e della penitenza, la Chiesa ci esorta alla compunzione, alla consapevolezza del nostro limite ed alla contemplazione della morte, che ci spinge a volgere lo sguardo a quel “Dio degli spiriti e di ogni carne”, il quale ci dona la vita eterna. Anche il brano evangelico odierno (Lc 21, 8-9; 25-27; 33-36), mentre ci invita ad una costante vigilanza, per fuggire dal sonno dello spirito, ci ricorda che il giorno del Giudizio, grande e tremendo, quando il Figlio dell'uomo, verrà “su una nube con potenza e gloria”, all'improvviso, di fronte al quale tutti dovremmo comparire ed esserne degni.
Il giovane: Qual è il fondamento della preghiera per i defunti?
Il sacerdote: “Amatevi gli uni gli altri da questo conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35). L'amore, che Cristo raccomanda ai suoi discepoli, è la vita stessa della chiesa, è il comandamento nuovo, su cui si fonda l'esistenza di ogni credente.
Gesù più volte afferma che la Legge i Profeti si riassumono nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Al termine della vita, ciascuno di noi sarà giudicato proprio sull'amore.
La preghiera per i defunti è una espressione essenziale della Chiesa, in quanto amore. Noi chiediamo al Signore, ricco di misericordia ed amico degli uomini, di essere clemente nel giorno del giudizio, e di concedere ai defunti, che si trovano già nel tempo eterno, il riposo nel seno di Abramo, nelle tende dei giusti, là dove non esiste nè dolore, né affanno, né gemito, ma vita senza fine nell’attesa della Parusia. Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà, questo recitiamo nel Credo. Esiste, così, tra noi diventi e quanti si sono addormentati nel Signore, una misteriosa reciproca comunione di amore, che ci riconduce a Cristo, amore per eccellenza e Dio della vita e della morte.
Il giovane: Perché la Chiesa raccomanda di pregare per i defunti?
Il sacerdote: La Chiesa, fin dai primi tempi, ha coltivato, con una grande pietà, la memoria dei defunti e, poichè “santo è salutare e il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati”(2Mac 12,45), ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico: “Ricordati anche di tutti quelli che si sono addormentati nella speranza della resurrezione per la vita eterna. E fa che riposino ove risplende la luce del tuo volto” (Divina liturgia di San Giovanni Crisostomo). Lo stesso San Giovanni Crisostomo ribatte: non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire loro le nostre preghiere.
Oltre alla preghiera, la Chiesa raccomanda anche le elemosine e le opere di penitenza.
Nelle nostre comunità, per tutta la settimana che precede la grande Quaresima, si era soliti praticare l'elemosina ai mendicanti che venivano a bussare alla porta, mentre nel sabato che conclude questa particolare settimana ancora oggi si si reca in processione al cimitero per pregare sulle tombe dei defunti.
Il giovane: qual è la preghiera specifica per i defunti nella nostra chiesa?
Il sacerdote: La preghiera più comune e quella del Trisaghion, in cui si supplica il Signore che conceda ai defunti il riposo tra gli spiriti dei giusti , nel luogo della luce e della letizia, e condoni loro ogni peccato commesso in parole virgola in opera il pensiero, quale Dio Clemente ed amante degli uomini. Questa preghiera viene recitata di fronte all’iconostasi, dove, su un tavolino, è posto un piatto di Collivi, grano cotto condito con vari ingredienti e, che viene poi distribuito ai fratelli presenti, in ricordo appunto di chi ci ha preceduto nella morte, nella speranza della resurrezione. Eterna la tua memoria, fratello nostro indimenticabile e degno della beatitudine, questo è l'estremo saluto che la liturgia proclama per quanti si sono addormentati nel Signore, in attesa della sua seconda venuta.
Il giovane: Qual è il significato hanno i Collivi?
Il sacerdote: I Collivi hanno un profondo significato mistico: come il chicco di grano, per germogliare, ha bisogno di essere sotterrato, così coloro che devono essere partecipi della beatitudine eterna occorre che subiscano la morte. Questo simbolismo è ispirato al ben noto passo evangelico: se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo se invece muore produce molto frutto (Gv 12,24) e San Paolo sottolinea questa fecondità spirituale, usando il medesimo paragone di Gesù: ciò che tu semini non prende vita se prima non muore (1Cor 15, 36).
Questa legge della morte, via verso la resurrezione la vera vita , vale in primo luogo per Gesù: egli con la sua morte salverà tutto il genere umano; ma vale anche per noi cristiani: se non moriamo come il chicco di grano posto sotto terra non potremo entrare nella dimensione di una vita infinitamente più intensa e feconda.
Il giovane: Possiamo credere che ogni morte sia feconda?
Il sacerdote: Dopo aver esposto la parabola del chicco di grano, Gesù la completa applicandolo a noi: Chi ama la propria vita la perderà. Amare la propria vita qui significa vivere nell’egoismo, nel rifiuto di servire Dio e i propri fratelli; ed allora ci chiediamo: come può essere positiva e feconda la morte, se viene solo a porre fine ad un' esistenza di egoismo? Al contrario, perdere la propria vita al servizio di Dio e del prossimo, nell'amore nella pienezza, vuol dire conservarla per l'eternità.
Il giovane: La vita eterna! Ma come immaginarla e desiderarla?
Il sacerdote: Gesù ne dà la definizione più semplice: se uno mi vuole servire mi segua, sia mio discepolo e imitatore. E dove sono io là sarà anche il mio servo. La vita eterna, il cielo è essere con Cristo, come lui stesso ha promesso al buon ladrone, suo compagno di crocifissione sul Calvario: in verità ti dico oggi sarai con me nel paradiso (Lc 23,43).
(Fonte: Eparchia di Lungro, Mistagogia della Vita Cristiana- L'anno Liturgico Bizantino, Lungro 2019, 119-123)
Nessun commento:
Posta un commento