sabato 4 maggio 2019

Descrizione dell'icona delle Mirofore

DESCRIZIONE DELL’ICONA


Le donne

Il vangelo di Marco ci racconta che il giorno dopo il sabato Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome, si recarono al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio. L’icona delle mirofore rappresenta il momento in cui le tre donne arrivano al sepolcro e lo trovano spalancato e vuoto. Tra le mani hanno i vasetti di unguento profumato, la mirra, per ungere il corpo del loro Signore che, al tramonto del venerdì, subito dopo la morte, era stato portato in tutta fretta al sepolcro senza alcun rito di purificazione, essendo imminente la festa di Pasqua.

Le tre donne ricordano i magi che vennero dal lontano oriente per adorare il Salvatore. Uno di essi portava proprio la mirra, segno profetico della resurrezione di Cristo. Le tre donne sono le prime testimoni della tomba vuota, cioè della vittoria di Cristo sulla morte. Sono le prime a portare agli apostoli il lieto annuncio della resurrezione che avevano ricevuto direttamente dall’angelo.

L’angelo

Al sepolcro, seduto sulla pietra che chiudeva la tomba e che era stata rotolata via, le donne trovano un giovane, vestito di bianche vesti. È l’angelo della resurrezione, che annuncia che Gesù è vivo: “Non cerate tra i morti colui che è vivo”. L’angelo della resurrezione si presenta maestoso e sereno. Comunica gioia e pace. L’annuncio che tutta la storia attendeva viene finalmente dato per bocca sua: la morte è stata sconfitta. Con la mano destra indica la tomba vuota, mentre con la sinistra annuncia che Gesù non è più tra i morti, è vivo. Ma non si tratta di una rianimazione di cadavere come nel caso della resurrezione di Lazzaro. Gesù è vivo, e non muore più. Il suo corpo è di carne trasfigurata, redenta. Appartiene al cielo, come indica la mano sinistra dell’angelo.

La tomba

La tomba vuota è raffigurata come una bocca spaventosa. Sono le fauci della morte, mai sazia. La morte ha ingoiato l’autore della vita, ma non ha potuto trattenerlo, è stato come “vomitato”. Il sarcofago che conteneva il corpo di Cristo è, infatti, fuori dalle “fauci della morte”. La morte è stata vinta, sconfitta. All’interno del sarcofago sono visibili le bende che avvolgevano il corpo del Signore. Somigliano al bozzolo di una farfalla appena nata. Le bende sono raffigurate ancora piegate ma senza il corpo di Gesù all’interno; le bende del capo, invece, come racconta Giovanni nella sua testimonianza oculare, piegate a parte. Appare subito evidente il miracolo della resurrezione. Il corpo non è stato rubato ma si è come volatilizzato, lasciando le bende così com’erano. Il sarcofago di pietra, a forma rettangolare, ricorda quello della natività. Nell’icona della natività Gesù non è adagiato nella mangiatoia come nella nostra tradizione occidentale, ma è avvolto come una mummia e messo in un sarcofago di pietra a forma rettangolare. Il significato è prettamente legato al mistero della Pasqua. Colui che noi adoriamo nella grotta di Betlemme, è colui che è sceso dal cielo per strapparci dal potere della morte. Anche il sepolcro aperto, come le fauci spalancate di una belva assetata di sangue, lo ritroviamo nell’icona della natività. Gesù ha assunto la nostra carne per liberarci dal potere dell’Ade. La solennità del Natale è strettamente legata e dipendente da quella di Pasqua e questo l’icona delle mirofore lo mostra molto chiaramente.

Il paesaggio

Sul fondo in oro si delinea il paesaggio dell’icona. Sullo sfondo due montagne, entrambe caratterizzate da una caverna nera: una sembra quasi fagocitare la città di Gerusalemme, chiusa nelle sue mura. Gerusalemme è la città santa che uccide i profeti dopo averli accolti. Quelle fauci aperte che si vedono alla base del monte di sinistra vogliono indicare questo ruolo funesto della città santa. Gesù fu crocifisso e sepolto fuori le mura di Gerusalemme. La montagna di destra è l’ingresso all’Ade, il regno dei morti. La morte è stata sconfitta

Maria e le Donne, apostole degli Apostoli

Secondo la Liturgia bizantina, Maria è tra le Donne Mirofore che si recano al sepolcro del Signore; portano olio profumato (myron) per ungere il corpo morto del Signore. Ma già nel Cantico il termine myron è anche un nome dello Sposo (Ct 1, 3). Cristo è il Figlio di Dio "Unto" nello Spirito quale Re Sacerdote e Sposo della Chiesa. Myron è uno dei titoli dati dalla Chiesa greca a Cristo. E Maria è Mirofora, portatrice del Figlio di Dio, Unto di Dio, Salvatore degli uomini e Sposo dei redenti. Le stesse Donne sono dette "apostole degli Apostoli", o anche "le eguali agli Apostoli" (isapóstolai), come le chiama ancora la Tradizione greca. Le Mirofore, testimoni della morte e della sepoltura di Cristo, sono coloro che cercano lo Sposo assente (Ct 3, 1-2; 5, 6; 6, 1). Dopo tre giorni esse sono rese partecipi della meravigliosa storia dell'incontro con il Risorto. Il mattino di Pasqua 1'Emmanuele si mostra loro come il Vivente eterno perennemente giovane, costituitosi egli stesso primo predicatore della sua Resurrezione. Le Donne sono le prime a vedere Cristo Uomo Nuovo, ad ascoltare dalle sue stesse labbra l'annuncio della Resurrezione. Esse sono quindi valide testimoni della tomba vuota e dell'annuncio della Resurrezione; sono esse a riferire tale annuncio agli Apostoli e da questi ultimi parte tutta la predicazione del Kérygma del Maestro nel mondo. Se la Donna aveva portato all'uomo l'invito alla morte, era necessario che a lei per prima fosse annunciata dal Signore Risorto la Vita nuova e che da lei l'annuncio della Resurrezione fosse recato all'uomo, cioè agli Apostoli. Del resto l'annuncio della redenzione nell'Antico Testamento era stato dato alla Donna (Gn 3, 15); in lei era stato posto l'inizio della Promessa divina (Mic 5, 2; Is 7, 14). Anche adesso, al culmine della Alleanza Ultima, sarà la Donna la prima a ricevere e a trasmettere l'annuncio di Cristo Risorto. Le Donne inviate da Cristo Risorto erano probabilmente unite al Signore dalla comune origine in Galilea; esse lo avevano seguito per ascoltarlo e si erano abbandonate alla sua azione di salvezza (cfr Mt 27, 55-56; Lc 8, 2-3; Mc 15, 40-41). Forse più che gli Apostoli esse erano convinte che l'Emmanuele è l'Inviato da Dio, la sua Parola Vivente; non lo avevano tradito né abbandonato, ma anzi avevano proceduto con lui in paziente fedeltà dalla Galilea a Gerusalemme ed erano divenute sue familiari. Ora il Risorto si manifesta e parla loro; ed esse che nella struttura gerarchica e sacramentale non hanno un vero posto, assumono un ruolo di primissimo piano. E non va inteso come un fatto occasionale e momentaneo, ma come una comunione di vita sia tra il Signore e le Donne, sia tra esse e gli Apostoli; è in virtù della loro fede che esse appartengono alla nuova Famiglia di Dio sulla terra, nata dalla Resurrezione. Se tale è il ruolo della Donna nella Resurrezione, tanto più Maria, la Madre, occuperà un ruolo di importanza unica. La Chiesa bizantina ha addirittura istituito una festa che riguarda soltanto le Donne Mirofore. Lo stretto rapporto tra la Resurrezione, la Domenica mattina, e la loro presenza al sepolcro, è all'origine della data celebrativa per la II Domenica dopo Pasqua. La memoria delle Mirofore si protrae per un'intera settimana, detta appunto "la Settimana delle Mirofore". Esse vengono chiamate anche "evangeliste", e la Liturgia così le saluta: "Le donne di divina sapienza correvano con aromi, e ti cercarono con lacrime quasi tu fossi un mortale. Ma esultanti di gioia, ti adorarono Dio vivo, e te annunciarono ai discepoli tuoi, o Cristo".

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