lunedì 9 marzo 2020

Proprio della Projasmena di Lunedì 9 Marzo 2020: Memoria dei 40 Martiri di Sebaste

Projasmena Lunedì 09 Marzo 2020

Santi 40 Martiri di Sebaste


Dopo aver cantato il Kirie Ekekraksa, cantiamo i seguenti inni

Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola.

(TONO I) Amiamo il digiuno dell’anima che, con la sinergia dello Spirito, fa appassire le passioni sfrenate e dà la forza di compiere azioni divine, volge l’intelletto al cielo e ci procura il perdono dei peccati, dono del Dio pietoso.

L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora. Israele attenda il Signore.

(TONO I) Dopo che nella mia miseria, o Signore, ho turpemente sperperato tutto il mio patrimonio con le meretrici, come il figliol prodigo, ora compunto grido: Padre celeste, ho peccato, perdonami, accoglimi, e non respingere colui che si è allontanato da te e che è ora povero di opere divine.

Perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

(TONO II) Sopportando generosamente le cose presenti, gioiosi per quelle che speravano, i santi martiri si dicevano l’un l’altro: Non è di un abito che ci spogliamo, ma è il vecchio uomo che deponiamo. Rigido è l’inverno, ma dolce è il paradiso; È doloroso morire congelati, ma soave il futuro godimento. Non pieghiamoci dunque, o compagni di lotta, sopportiamo un poco per essere cinti delle corone della vittoria da parte del Cristo Dio, Salvatore delle anime nostre.

Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria;

(TONO II) Gettando tutti i vestiti e scendendo senza tre-mare nello stagno, i santi martiri si dicevano l’un l’altro: Per amore del paradiso che abbiamo perduto, non tratteniamo oggi una veste corruttibile: dopo esserci allora vestiti per colpa del serpente corruttore, spogliamoci adesso in vista della risurrezione di tutti. Disprezziamo un ghiaccio che si scioglie e odiamo la carne, per essere cinti delle corone della vittoria da parte del Cristo Dio, Salvatore delle anime nostre.

Perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno.

(TONO II) Guardando ai tormenti come a delizie, correndo allo stagno ghiacciato come a confortante tepore, i santi martiri dicevano: Non rannicchiamoci tremanti per la stagione glaciale, e sfuggiremo al fuoco della tremenda geenna: si distrugga il piede per danzare in eterno, si stacchi la mano per levarsi verso il Signore, non risparmiamo la natura mortale, scegliamo la morte per essere cinti delle corone della vittoria da parte del Cristo Dio, Salvatore delle anime nostre.

Gloria al Padre… (TONO VI) Con inni canori celebriamo, o fedeli, i quaranta martiri vittoriosi, e ad essi melodiosamente acclamiamo: Gioite, vittoriosi di Cristo, Isichio, Melitone, Eraclio, Smaragdo e Domno, Eunoico, Valente, Vibiano, Claudio e Prisco; gioite, Teodulo, Eutichio e Giovanni, Xantio, Eliano, Sisinnio, Ci-rione, Aezio, Aggia e Flavio; gioite, Acacio, Ecdicio, Lisimaco, Alessandro, Elia e Gorgonio; Teofilo, Domiziano e il divino Gaio e Gorgonio. Gioite, Eutiche e Atanasio, Cirillo e Sacerdone, Nicola e Valerio, Filottemone, Severiano, Cudione e Aglaio. Voi che avete famigliarità col Cristo Dio nostro, o martiri celebratissimi, intercedete presso di lui con fervore per la salvezza di quanti celebrano con fede la vostra augustissima memoria.

Ed ora e sempre… (TONO VI) O Madre di Dio, tu sei la vera vite che ha prodotto il frutto della vita. Noi ti imploriamo: intercedi, o Sovrana, insieme con i martiri e tutti i santi, perché sia fatta misericordia alle anime nostre.

INGRESSO

Fos ilaròn aghìas dhòksis athanàtu Patròs, uranìu, aghìu, màkaros, Iisù Christè, elthòndes epì tin ilìu dhìsin, idhòndes fòs esperinòn, imnùmen Patèra Iiòn, kiè àghion Pnèvma Theòn. Axiòn se en pàsi kierìs imnìsthe fonès esìes, Iiè Theù, zoìn o dhidhùs,dhiò o kòsmos se dhoxàzi.

Luce gioiosa della santa gloria del Padre immortale, celeste, santo, beato, o Cristo Gesú! Giunti al tramonto del sole, e vista la luce vespertina, cantiamo il Padre, il Figlio e il santo Spirito, Dio. È cosa degna cantarti in ogni tempo con voci armoniose, o Figlio di Dio, tu che dai la vita: perciò a te dà gloria il mondo.

Prokimeno della Sera

In Dio ci glorieremo tutto il giorno. 
O Dio, con le nostre orecchie abbiamo udito.

Lettura del libro della Genesi

Noè era uomo giusto e perfetto nella sua generazione: Noè piacque a Dio. Noè generò tre figli, Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio, la terra era piena di ingiustizia. Il Signore Dio vide la terra: ed essa era corrotta perché ogni carne corrompeva la sua via sulla terra. E il Signore Dio disse a Noè: È giunto il tempo di ogni uomo davanti a me, perché da loro la terra è stata riempita di ingiustizia, ed ecco io distruggerò loro e la terra. Fatti dunque un’arca di legni quadrati. Farai celle lungo l’arca e la spalmerai di pece dentro e fuori. Cosí farai l’arca: la lunghezza dell’arca sarà di trecento cubiti, la larghezza di cinquanta cubiti e la sua altezza sarà di trenta cubiti. L’arca andrà restringendosi verso l’alto e in alto la terminerai con un cubito. La porta dell’arca la farai di lato; farai l’arca con un piano in basso, un secondo e un terzo piano. Ecco che io mando sulla terra il diluvio, acqua sulla terra per distruggere ogni carne in cui è spirito di vita sotto il cielo: e tutto ciò che è sulla terra perirà. Stabilirò la mia alleanza con te: entrerai nell’arca tu, i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te. E di tutte le bestie, di tutti i rettili, di tutte le fiere e di ogni carne, di ciascuno farai entrare nell’arca una coppia, per nutrirle con te: saranno maschio e femmina. Di tutti gli uccelli alati secondo la loro razza, e di tutte le bestie secondo la loro razza, e di tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro razza, di tutti una coppia entrerà da te per essere nutrita con te, maschio e femmina. E tu prenderai con te di tutti i cibi che mangiate, li raccoglierai presso di te e serviranno di cibo a te e a loro. E Noè fece tutto ciò che gli aveva ordinato il Signore Dio: cosí egli fece.

Ricorderò il tuo nome di generazione in generazione. 
Ha proferito il mio cuore la parola buona. Comanda, Signore.

Lettura del libro dei Proverbi

Figlio, tu proclamerai la sapienza, perché la prudenza ti ubbidisca: essa è infatti sulle vette eccelse, e sta in mezzo ai sentieri; sta seduta presso le porte dei potenti, canta agli ingressi. Voi, o uomini, io esorto, a voi figli degli uomini faccio sentire la mia voce. O semplici, imparate dunque la finezza, e voi indotti, rendete assennato il cuore. Ascoltatemi e dirò cose sante, svelerò con le mie labbra cose rette. La mia gola mediterà la verità: sono abominevoli davanti a me le labbra mendaci. Sono dette con giustizia tutte le parole della mia bocca, nulla vi è in esse di tortuoso o di perverso. Tutto è retto per chi comprende, e diritto per quelli che trovano la conoscenza. Afferrate l’istruzione e non il denaro, la conoscenza piú dell’oro provato: perché la sapienza è migliore di pietre di gran valore: nessun oggetto pregiato può starle a fronte. Io, la sapienza, ho preso dimora col consiglio e con la conoscenza, e ho fatto venire la riflessione. Il timore del Signore odia l’ingiustizia, l’arroganza, la superbia e le vie dei malvagi: io odio le vie tortuose dei cattivi. Mio è il consiglio, mia la sicurezza, mia la prudenza, mia la forza. Per me regnano i re e i potenti scrivono leggi giuste; per me sono magnificati i grandi e per me i dominatori possiedono la terra. Io amo coloro che mi amano: quelli che mi cercano mi troveranno. Ricchezza e gloria sono mie, miei il possesso di molte cose e la giustizia: è meglio raccogliere i miei frutti che oro e pietre preziose, e i miei prodotti sono migliori dell’argento scelto. Io cammino nelle vie della giustizia, e mi muovo tra sentieri di diritto per far parte di ciò che possiedo con quelli che mi amano e riempire di beni i loro forzieri.

Segue il Canto del Katevthynthito 

Apostolo dei Santi: Eb. 12,1-10.

Lettura dalla lettera agli Ebrei 12,1-10
 
Fratelli, Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,  tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio.  Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo.  Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato  e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio. È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?  Se siete senza correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli!  Del resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita?  Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità.

Vangelo dei Santi: Mt. 20,1-16

Lettura del Santo Vangelo secondo Matteo 

Disse il Signore:  «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.  Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.  Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».

il resto della Liturgia dei Presantificati.

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