sabato 14 marzo 2020

Pensieri sulla Domenica della Croce

DOMENICA 3a DEI DIGIUNI - DELL' ADORAZIONE DELLA CROCE


Domenica della adorazione della Croce




Nel cuore della Quaresima, nella sua domenica centrale, la Chiesa offre alla adorazione dei fedeli la santa e vivificante Croce ornata a festa di fiori. Alla vigilia di questo giorno, dopo la grande dossologia, la croce viene portata in solenne processione al centro della chiesa e lì resta per l’intera settimana, durante la quale essa è venerata con un rito particolare, dopo ogni servizio liturgico. È da notare che il tema della croce, che predomina nell’innologia di questa domenica, è sviluppato in termini non di sofferenza, bensì di vittoria e di gioia. Inoltre i temi musicali (hirmoi) del Canone della domenica sono tratti dall’ufficio pasquale – “Giorno della Resurrezione” – e il Canone è una parafrasi di quello di Pasqua.

Il significato di tutto questo è chiaro: siamo a metà Quaresima. Da un lato, lo sforzo fisico e spirituale, se è stato serio e sostenuto, comincia a farsi sentire, il suo peso si fa più gravoso, la nostra fatica più evidente. Abbiamo bisogno di aiuto e d’incoraggiamento. E d’altro lato, dopo aver sostenuto questa fatica e scalato la montana fino a questo punto, cominciamo a intravedere la fine del nostro pellegrinaggio, e i bagliori della Pasqua si fanno più intensi. La Quaresima è la nostra auto-crocifissione, la nostra esperienza per quanto limitata, del comandamento di Cristo che abbiamo ascoltato nella lettura evangelica di questa domenica: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Marco 8, 34).

Ma non possiamo prendere la nostra croce e seguire Cristo se non abbiamo la sua croce, quella di cui egli si è caricato per salvarci. È la sua croce, e non la nostra, che ci salva. È la sua croce che, non soltanto dà un senso alle altre croci, ma dà loro anche forza. Questo ci è spiegato nel Synaxarion della Domenica della Croce: “In questa Domenica, la terza di Quaresima, celebriamo la venerazione della croce preziosa e vivificante, e per questa ragione: poiché durante i quaranta giorni di digiuno noi in qualche modo crocifiggiamo noi stessi... e diventiamo tristi e abbattuti e scoraggiati, ecco che ci viene presentata la croce che dà vita, per ristorarci e rassicurarci, per ricordarci la passione di nostro Signore e per confortarci... noi siamo come quelli che percorrono un sentiero lungo e aspro e sono affaticati; vedendo un bell’albero con molte foglie, si siedono alla sua ombra per un momento e poi, come ringiovaniti, continuano il loro viaggio. Così, oggi, in questo tempo di digiuno, di cammino difficile e di sforzo, la croce che dà vita fu piantata in mezzo a noi dai santi Padri per procurarci riposo e ristoro, per renderci leggeri e coraggiosi in vista del compito che resta da fare... O, per dare un altro esempio: quando sta per venire un re, dapprima appaiono il suo stendardo e i suoi emblemi, poi viene lui in persona, pieno di allegrezza e di giubilo per la vittoria, riempiendo di gioia tutti i suoi sudditi; allo stesso modo, nostro Signore Gesù Cristo, che sta per mostrarci la sua vittoria sulla morte e apparire a noi nella gloria del giorno della resurrezione, ci invia prima il suo scettro, l’emblema regale, la croce che dà la vita, che ci riempie di gioia e ci rende pronti a incontrare, per quanto ci è possibile, il Re stesso e a render gloria alla sua vittoria... Tutto questo nel bel mezzo della Quaresima, che è come una sorgente amara, a motivo delle lacrime, a motivo anche degli sforzi e dello scoraggiamento che comporta... Ma Cristo conforta noi che siamo come in un deserto, finché ci condurrà alla Gerusalemme spirituale attraverso la sua resurrezione... poiché la croce è detta l’Albero della Vita, è l’albero che fu piantato nel paradiso; per questo motivo i nostri Padri l’hanno piantata nel mezzo della santa Quaresima, ricordandoci ad un tempo la beatitudine di Adamo e come egli ne fu privato, ricordandoci anche che, comunicando a quest’albero, noi non moriamo più, ma siamo tenuti in vita...”.

Così ristorati e rassicurati, diamo inizio alla seconda parte della Quaresima.


 da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974


Tropario

Salva, Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità;
concedi ai governanti vittorie sui barbari e custodisci con la tua Croce la tua città.
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Il tema e l'icona della Santa Croce sono permanenti nella celebrazione della Chiesa, nella sua spiritualità, nel vissuto quotidiano d'ogni fedele consapevole di seguire il Signore fino alla fine, con la propria croce, ma in vista della gloria.

La Festa dell'Esaltazione della Croce è molto antica, di origine gerosolimitana, fissata al 14 Settembre, e diffusa in tutte le Chiese dell'ecumene cristiana. Questa Stauroproskýnêsis è invece tardiva, di origine costantinopolitana, e fissata alla Domenica 3a di Quaresima. Le connessioni tra le due celebrazioni sono molte, per cui occorre tenere presenti le due ufficiature, anche per i loro riflessi evidenti lungo tutto l'anno. In modo particolare la Chiesa fa memoria della Croce ogni mercoledì e ogni venerdì, e qui insieme alla memoria della Theotókos, per l'intero Anno liturgico.

T. Federici: “Resuscitò Cristo” Commento alle letture della Divina Liturgia Bizantina, Eparchia di Piana degli Albanesi - Palermo 1996


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