MERCOLEDÍ DELLA QUINTA SETTIMANA
Stichirà
Stichirón idiómelon. Tono pl. 4.
1) Incappato nei predoni, che sono i miei pensieri, * il mio intelletto ne è stato depredato, * me infelice, * e aspramente colpito, * tutta la mia anima è piagata; * per questo giaccio nudo di virtú, * sulla strada della vita. * Un sacerdote mi ha visto soffrire per le ferite * e sfuggendo i miei mali incurabili, * non mi ha badato. * E di nuovo un levita, * non tollerando il dolore che distrugge l’anima, * mi ha guardato ed è passato oltre: * ma tu che ti sei compiaciuto incarnarti, * non dalla Samaria, * ma da Maria, o Cristo Dio, * nel tuo amore per l’uomo mi hai concesso la guarigione, * riversando su di me la tua grande misericordia.
2) Se vi è qualche virtú, * se vi è qualche lode, * conviene ai santi: * essi hanno infatti piegato il collo alla spada * per te che hai piegato i cieli e sei disceso; * hanno versato il loro sangue * per te che hai annientato te stesso * e hai assunto forma di servo, * e si sono umiliati sino alla morte * per imitare la tua povertà. * Per le loro preghiere, * secondo la moltitudine delle tue compassioni, * o Dio, * abbi pietà di noi.
Stichirá prosómia di Giuseppe. Tono pl. 4
3) Signore, tu hai reso i tuoi sacri discepoli * cieli razionali: * per la loro sacra mediazione, * liberami dai mali della terra, * innalzando sempre il mio pensiero, mediante la continenza, * al di sopra dell’inclinazione alle passioni, * perché sei pietoso e amico degli uomini.
4) Giacché per tutti il tempo del digiuno * coopera con la divina grazia, * piangiamo di tutto cuore e gridiamo al Salvatore: * Per i tuoi discepoli, o misericordiosissimo Signore, * salva quanti con timore ti celebrano: * tu che sei pietoso e amico degli uomini.
Di Teodoro. Stesso tono.
5) Apostoli degni di ogni lode che intercedete per il mondo, * medici per i malati e custodi della salute, * assisteteci da una parte come dall’altra, * mentre attraversiamo il tempo del digiuno, * perché in pace divina gli uni con gli altri, * con l’intelletto indisturbato dalle passioni, * giungiamo a cantare tutti l’inno a Cristo, * che risorge vincitore.
6) Il principe del male per invidia scacciò dal paradiso il primo uomo; il ladrone, invece, dicendo dalla croce “ricordati di me” ricevette il paradiso. Anch’io, con fede e timore grido a Te: ricordati di me, salvami prima che alla fine mi perda.
7) Stendimi la tua mano, come a Pietro, e traimi dall’abisso, o Dio; dammi grazia e misericordia. Per intercessione della tua immacolata: Madre, che ti ha generato ineffabilmente, e di tutti i tuoi santi Signore, salvami, prima che alla fine mi perda.
8) O Agnello, che togli i miei peccati, accogli me che ogni giorno ti canto. Nelle tue mani rimetto interamente la mia anima e il mio corpo, e di notte e di giorno come debitore ti grido: Signore, salvami, prima che alla fine mi perda.
9) O Signore paziente, immensamente buono, quanto è ineffabile la tua misericordia! Tu che sei senza peccato e pietoso, non mi rigettare: dal tuo cospetto, affinché anch’io con riconoscenza, in gioia e canto, possa gridarti: Signore, salvami, prima che alla fine mi perda.
Gloria al Padre…ora e sempre…
O ineffabile condiscendenza! O meraviglia del tuo straordinario parto! Come mai una Vergine porta come bambino tra le sue braccia Te, creatore e Dio, che ti sei degnato, benefattore, di incarnarti da essa? Signore, salvami prima che alla fine mi perda.
Letture
Prokimeno. (Sal. 93, 1;2)
Dio che fai giustizia, o Signore, Dio che fai giustizia: mostrati!
Alzati, giudice della terra, rendi la ricompensa ai superbi,
Lettura dal libro del Genesi (Cap,17, 1-9)
Quando Abramo ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: “Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto” Subito Abramo si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: “Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abramo, ma ti chiamerai Abraham, perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazione e da te nasceranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il dio tuo e della tua discendenza dopo di te. Darò a te ed alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio” Disse Dio ad Abramo: “Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione.”
Prokimeno (Sal. 95, 1;2)
Cantate al Signore un Canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
Lettura dal libro dei Proverbi (Cap. 15, 20-33; 16, 3-7)
Il figlio saggio allieta il padre, l’uomo stolto disprezza la madre. La stoltezza è una gioia per chi è privo di senno; l’uomo prudente cammina diritto. Falliscono le decisioni prese senza consultazione, riescono quelle prese da molti consiglieri. È una gioia per l’uomo saper dare una risposta; quanto è gradita una parola detta a suo tempo! Per l’uomo assennato la strada della vita è verso l’alto, per salvarlo dagli inferni che sono, in basso. Il Signore abbatte la casa dei superbi e rende saldi i confini della vedova. Sono in abominio al Signore i pensieri malvagi, ma gli sono gradite le parole benevole. Sconvolge la sua casa chi è avido di guadagni disonesti; ma chi detesta i regali vivrà. La mente del giusto medita prima di rispondere, la bocca degli empi esprime malvagità. Il Signore è lontano dagli empi, ma egli ascolta la preghiera dei giusti. Uno sguardo luminoso allieta il cuore, una notizia lieta rianima le ossa. L’orecchio che ascolta un rimprovero salutare avrà la dimora in mezzo ai saggi. Chi rifiuta la correzione disprezza se stesso, chi ascolta il rimprovero acquista senno. Il timore di Dio è una scuola di sapienza, prima della gloria c’è l’umiltà. Affida al Signore la tua attività e i tuoi progetti riusciranno. Il Signore ha fatto tutto per un fine, anche l’empio per il giorno della sventura. E un abominio per il Signore ogni cuore superbo, certamente non resterà impunito. Con la bontà e la fedeltà si espia la colpa, con il timore del Signore si evita il male. Quando il Signore si compiace della condotta di un uomo, riconcilia con lui anche i nemici.

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